Capitolo 2

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Alexander mi accompagnò in accademia e quando entrai gli sguardi di tutti i presenti erano su di me, odiavo essere al centro dell'attenzione, entrai nell' aula di storia dell' arte e quando suonò la campana iniziò la lezione. Dopo aver preso appunti e aver scritto i compiti potei finalmente uscire, mi avvicinai alla macchina nera di Alexander, lui scese e mi aprì lo sportello, <Andata bene la giornata signorina?> Domandò accendendo la macchina <Si> dissi guardando fuori dal finestrino. Quando ci fermammo ad un semaforo notai che difianco a noi una nuova libreria aveva aperto, scorsi alcuni titoli ma subito dopo ripartimmo. Arrivati a casa andai subito a mangiare, mi sedetti e mi gustai la mia bistecca con patatine fritte, dopo essermi riempita lo stomaco salì in camera per iniziare i compiti. Verso le quattro di pomeriggio avevo finito, presi una felpa e un pantalone nero, mi scambiai e uscì pronta a camminare fino a quella nuova libreria. <Dove state andando?> la voce di Alexander mi fermò davanti la porta di casa <In una libreria qui vicino> risposi uscendo, lui mi seguì <Non c'è bisogno che tu mi segua> <È il mio lavoro, devo assicurarmi che lei stia bene> sbuffai ma continuai a camminare. Arrivati davanti alla libreria decisi di entrare, era molto grande, pareti ricoperte di libri e un soffitto con un dipinto che ritraeva la notte stellata di Van Gogh <È bellissima> mi lasciai sfuggire dalla bocca, <Avete ragione, è veramente bella> rispose Alexander. Girai tutti gli scaffali e finalmente trovai la sezione dei romanzi rosa, lessi alcune trame e poi decisi di prenderne tre. Dopo aver pagato uscì, un leggero venticello mi colpi spostandomi alcune ciocche dei miei capelli castani, <Sarà meglio tornare a casa, signorina> parlò Alexander dietro di me, <Prima vorrei prendermi un cappuccino> dissi incamminandomi verso la caffetteria, entrai e salutai Jake un ragazzo della mia età, gestisce questo posto con suo nonno ormai loro mi conoscono perché passo qui la maggior parte del mio tempo, mi sedetti sul tavolo vicino alla finestra <Allora come stai Ally?> mi chiese Jake versandomi la bevanda in una tazza <Molto bene, tu invece?> <Alla grande quel tipo è con te?> mi domandò indicando Alexander che si avvicinava a noi < Si è la mia guardia del corpo> <Ahia sento che c'è lo zampino di tuo padre qui o mi sbaglio?> <Non ti sbagli, lui pensa che così sarò più al sicuro> Jake se ne andò e poco dopo arrivò Alexander <Qualche problema?> chiese guardando poi Jake <No è solo un conoscente> bevvi il mio cappuccio leggendo uno dei libri che avevo appena preso. <Ora possiamo andare> dissi una volta pagato il conto, quando arrivammo a casa era quasi ora di cena, salì le scale e andai in camera per mettermi qualcosa di più comodo, quando scesi Alexander mi aspettava già in sala da pranzo, mi sedetti e lui rimase in piedi dietro la mia sedia, mangiai il pasticcio e mentre gustavo una pallina di gelato un bussare alla porta mi fece alzare <Resti qui vado io> disse la mia guardia aprendo poi la porta. Io mi sedetti e finì il gelato, <Chi era?> Chiesi una volta che Alexander era ritornato, <Uno che ha sbagliato indirizzo> io ovviamente non gli credetti <A ok> dissi non troppo convinta. Arrivata la sera mi rifugiai in veranda, mi sedetti sulla poltrona e ammirai il giardino pieno di fiori. Presi una coperta, perché iniziava a fare freddo e me la misi addosso. Mi addormentai e poco dopo sentì due braccia sollevarmi , aprì di poco gli occhi, la mia testa era poggiata al suo petto e le sue forti braccia mi sorreggevano il resto del corpo <Alexander> dissi con voce flebile per la troppa stanchezza, <Sshh> mi portò fino in camera, mi posò sul letto, mi avvolse con le coperte e prese il mio braccio per spostarlo sopra il lenzuolo d'istinto sollevai il braccio e con la mano presi le sue dita <Perfavore rimani> lui mi guardò, si avvicinò a me e senza staccare la sua mano dalla mia si sedette difianco. Inizò ad accarezzarmi la testa <Perchè mi volete qui se mi odiate?> alzai di poco la testa per rispondergli <Perchè sono sempre sola e ogni tanto vorrei che qualcuno mi facesse compagnia, vorrei ricevere un' po d'affetto anche io alle volte> lui non disse niente continuò a coccolarmi, io chiusi gli occhi e pian piano mi addormentai. Sentì sbattere di colpo la porta <Alexander> alzai la testa spaventata ma lui non c'era, scesi le scale molto furtivamente, l'unica luce era quella della luna piena che entrava dalle grandi finestre di casa, sentì delle voci in salotto così mi sedetti sulle scale facendo molta attenzione a non produrre alcun suono, le voci si spostarono verso di me, stavano venendo qui e io ero immobile, non riuscivo più a scappare il mio corpo era completamente paralizzato, una mano però mi prese il polso, mi girai di scatto <Sshh> disse solamente quella voce, mi fece salire fino in camera mia e una volta accesa la luce potei notare che era lui, <Alexander c'è qualcuno, di sotto...ho sentito delle voci-> venni interrotta da lui < Lo so ma prima dovevo portarti in salvo Allyson, ora resta qui non aprire a nessuno> disse avvicinandosi alla porta <Aspetta...non voglio che tu ti faccia male, chiamiamo la polizia> dissi avvicinandomi a lui <No è troppo pericoloso e poi ci metterebbero troppo tempo ad arrivare, tranquilla non mi succederà nulla, sono stato addestrato per questo> mi accarezzò la guancia e poi chiuse la porta. Mi sedetti sul letto ero in pensiero per Alexander, è stata la prima volta che mi ha chiamato con il mio nome e senza darmi del "lei", se non ci fosse stato lui ora io sarei spacciata. Sentì degli spari e subito strinsi a me le coperte, poi dei passi che stavano salendo le scale, avevo paura stavo tremando, sentì bussare tre volte ma io non mi mossi prorpio come mi aveva detto Alexander, <Allyson aprì sono io> quando sentì la sua voce mi tranquillizzai, andai ad aprire, era pieno di lividi e sangue <Cos' è successo?> Domandai preoccupata <Erano degli uomini scappati dal carcere, stavano cercando tuo padre, sai il perché?> <Oddio...io...no non so nulla..> stavo ancora realizzando il tutto quando Alexander entrò e si sedette sul mio letto, si tolse la giacca, andò in bagno e si risciacquo la faccia, <Lì hai uccisi?> Chiesi con molto timore una volta che lui fu uscito dal bagno, <Si> non riuscì a capire come una persona possa ucciderene un'altra <Ho dovuto farlo Allyson> disse avvicinandosi a me, <Ho promesso che ti avrei mantenuto al sicuro> mi sfiorò la guancia con le sue dita, <Anche se questo implica uccidere delle persone> mi spostò una ciocca dietro l'orecchio, <Ora è finito, ho chiamato la polizia, sarà qui tra poco> mi prese il viso con due mani < Non odiarmi per questo Allyson> disse guardandomi negli occhi <Io...io...non...> venni interrotta dal campanello, Alexander andò ad aprire e subito sentì le voci di mio padre, mia madre e il capo della polizia.

My personal bodyguardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora