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Stranamente al pub c'è poca clientela. Tranne per gli Shelby, ovviamente.
Qualcuno bussa sul bancone.
È il signor Shelby affacciato alla finestra della saletta.
<<Una bottiglia di whisky e tre bicchieri>>.
<<Scozzese o irlandese?>> chiedo.
<<Irlandese>>.
Gli porgo la bottiglia e i bicchieri.
<<Fatti bello per le corse>> dice con la solita sigaretta fra le labbra.
Ma quanto fuma?
<<Ho deciso di non venire>> lo informo.
<<E come mai?>> chiede.
<<Ha importanza?>>.
<<Se è per quello che è successo l'altra volta, puoi starmi vicino>>.
Mi sta offrendo protezione?
<<Cos'è? Mi offre protezione?>> chiedo.
<<Se anche fosse?>>.
<<Non ne ho bisogno. Posso cavarmela benissimo anche sa solo>> dico.
<<Infatti te la stavi cavando alla grande, quando quell'uomo ti stava per violentare come se fossi una puttana>>.
Un punto per voi signor Shelby, ma questo non mi farà cambiare idea.
<<Non verrò comunque>> dico mentre me ne torno alla mia postazione.
<<Come vuoi. Tanto ci perdi tu>>.
Mi fermo di colpo.
<<Perché mi volete per forza con voi? >> domando.
<<Cosa voglio io, non ha importanza>> disse prendendo i bicchieri con una mano e la bottiglia con l'altra.
Chiude la finestra della saletta, chiudendo così il discorso
Cosa voleva dire con quello?
Sento, improvvisamente, delle fitte alla testa. Per poco non mi metto a urlare dal dolore.
Harry nota le mie condizioni.
<<Jasper, tutto ok? Mi sembri un po' pallido>>.
<<Non è niente, Harry>> dico.
<<Senti, perché non ti prendi un giorno libero? È chiaro che non stai bene. Torna a casa>>.
<<...grazie, Harry>>.
Mentre esco vedo Arthur che sta per entrare.
<<Dove vai?>> mi chiede.
<<A casa. Non mi sento molto bene>> dico.
A casa mi stendo sul letto con il braccio davanti agli occhi. Ora che ci faccio caso, mi fischiano le orecchie e mi bruciano gli occhi.
Mi tocco la fronte e mi sembra un po' calda.
Devo essermi addormentata, perché ad un certo punto sento una mano fredda sulla fronte. Cosa che mi fa saltare dallo spavento.
È Polly.
<<Tranquilla, tesoro. Sono io>> dice con voce dolce.
<<Che ci fai qui?>> le chiedo con voce strozzata.
<<Arthur mi ha detto che stavi male. Sono venuta per controllarti>>.
Mi appoggia la mano sulla fronte e poi sulla guancia.
È molto fredda.
<<Hai la febbre alta. Cerca di riposare un po'. E non muoverti>> mi dice puntandomi il dito contro.
Mi ha fatto quasi ridere.
Il suo gesto mi ha ricordato mio padre.
Mi diceva sempre "la miglior medicina contro la febbre è il sorriso".
Ed è vero.
Polly mi porta un bicchiere d'acqua ed una ciotola fumante.
L'acqua ha uno strano sapore, quasi amarognolo.
"Oddio, ho veramente la febbre!"
<<Sai, sono tutti preoccupati per te. Soprattutto Thomas>>.
Thomas Shelby, preoccupato per me?
<<Forse è preoccupato perché non potrò andare alle corse>> dissi.
Lei mi lancia uno sguardo interrogativo, ma io nego con la testa come per dirle che non è nulla.
<<Voleva venire. Gli ho detto di stare a casa>>.
<<Grazie>>.
Se fosse venuto avrebbe sicuramente scoperto il mio segreto.
Mangio il brodo che mi ha preparato Polly.
Devo ammettere che era davvero buono.
<<Ora riposati. Vedrai che dopo starai meglio>>.
Faccio ciò che mi dice ed in poco tempo, mi ritrovo nel mondo dei sogni.
Sogno la mia vecchia casa, il giardino, la fattoria. In lontananza intravedo la figura di un uomo che taglia la legna. Mio padre.
Provo a chiamarlo, ma non riesco ad aprire bocca.
Sento come se qualcosa mi stesse trascinando all'indietro. La visuale cambia. Sono davanti al Garrison, ma non vi è anima viva.
Poi una mano mi afferra il gomito con violenza. Mi giro e mi ritrovo il signor Shelby che mi guarda in modo strano.
<<Signor Shelby?>> ritrovo la voce.
La sua mano sinistra è ancora sul gomito, mentre la destra si avvicina al mio viso.
La paura mi assale, ma lo schiaffo che credevo stesse per mollarmi non arrivò mai. Invece, mi accarezza delicatamente.
Un tocco delicato. Sembra...reale.
<<Thomas>> per la prima volta lo chiamo per nome.
<<Thomas?>> sento una voce chiamarlo.
<<Thomas?>> ancora una volta lo chiama.
Ed è così per altre due volte.
Poi il sogno finisce e mi ritrovo immersa nell'oscurità.
<<Thomas! Che ci fai qui? Ti avevo detto di non venire!>> è la voce di Polly.
<<Volevo vedere se stesse bene>>.
La voce del signor Shelby?
Sono in uno stato di dormiveglia?
Cala il silenzio fra i due.
<<Tu tieni molto a questo ragazzo, vero?>> gli chiede.
Grazie Polly per non aver rivelato, ancora una volta, la mia vera identità.
<<Non so di che parli. Sono solo venuto qui per vedere in che condizioni fosse. Vedo che sta veramente male. Quindi non può venire alla corse>>.
Ammetto che, per un momento, ho sperato che ci tenesse un pochino a me.
Ma, come disse un vecchio saggio: non aspettarti niente dalle persone, altrimenti ci rimarrai deluso.

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