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Nel mentre Tommy è in ufficio a ricevere la signorina Eden, io mi occupo dei preparativi della cena di Natale.
Frances mi raggiunge in soggiorno, nel mentre decoro l'albero di Natale.
<<Signora Shelby? Il cuoco vuole sapere quante persone avremo a cena e cosa deve preparare>>.
<<Ehm...non lo so, forse una ventina. E per quanto riguarda la cena, digli di preparare l'oca. Anzi due oche. E che faccia anche il cervo tagliato a bistecca, Tommy ne va matto>> dissi.
<<Ah, e ti vorrei a tavola con noi>>.
<<Ma signora...non credo sia il caso. E poi sarò indaffarata>>.
<<Fai parte della famiglia Frances, ed è giusto che tu ti unisca a noi per cena>>.
Lei mi sorride e mi allunga delle lettere.
<<Sono arrivate queste>>.
<<Grazie, Frances. Darò un'occhiata>>.
Poso una pallina color oro e afferro le buste riposte sul tavolino da caffè.
Ne sfoglio una ad una.
Nulla di interessante, tranne una in particolare.

Sign. Thomas Shelby
Arrow House Warwick
Gran Bretagna

Afferro il tagliacarte e apro.
C'è una cartolina nera.
La apro.
Mi casca l'occhio sulla mano nera sulla pagina destra.
A sinistra c'è scritto, Buon Natale a te e alla tua famiglia da Luca Changretta e famiglia.
Mi cade la cartolina dalle mani.
Le ginocchia iniziano a tremare e sento le vertigini.
Frances, vedendomi in quello stato, mi soccorre.
Mi regge fino alla poltrona e mi passa un bicchiere d'acqua che accetto volentieri.
<<Chiama Thomas>> dissi.
<<Signora...?>>.
<<Frances, chiama Thomas adesso!>> urlo.

Durante la notte, Ada ci ha raggiunto nell'ufficio di Tommy.
È cambiata, sembra un'altra persona.
Non saprei dire se l'America le ha fatto bene o meno.
<<Changretta sa dove viviamo. Se usciamo allo scoperto, da soli, ci prenderà uno ad uno. Dobbiamo riunirci in un posto che persino loro eviterebbero>>.
<<Ah! Vuoi tornare a casa, Tommy?>>.
<<Nel raggio di sei chilometri dal Garrison, tutti gli uomini ci proteggeranno. Ci sarà una riunione di famiglia. Deposito di Charlie Strong, Santo Stefano. Finn è già lì. Tu lo dirai a Polly e Michael, io a John e Arthur>>.
<<Ed Esme e Linda?>>.
<<Chiunque voglia vedere un altro Natale deve mettersi al sicuro. Quei bastardi ammazzano anche i bambini. Quando questa storia sarà finita, possiamo...separarci. Vai da Polly e spiegale tutto. Avrà avuto il biglietto anche lei>>.
Ada si avvicina.
<<Credi che anch'io sia sulla lista?>>. chiede.
<<Siamo tutti sulla lista, Ada>> dissi.
<<Ma...ho dato la mia pistola ad Arthur>>.
Le allungo una delle mie.
Se la rigira fra le mani, studiandola.
<<Non ne hai una un po' più...piccola e carina?>> mi chiede.
<<Vuoi vivere o no?>> domando alzando gli occhi al cielo.
<<Bentornata a casa>> disse Tommy.

Io e Tommy ci siamo messi in camere separate per contattare John e Arthur.
John non risponde.
Spero che Tommy abbia avuto più fortuna di me.
Raggiungo Tommy nel suo ufficio.
È seduto dietro la scrivania che si tiene la testa fra le mani.
È stanco e stressato.
Lo raggiungo mettendomi dietro di lui per fargli un massaggio sulle spalle.
Lui sembra rilassarsi, almeno un po'.
Frances ci raggiunge.
<<Mi dispiace disturbare, ma lo chef insiste nel sapere a che ora arriveranno gli ospiti>>.
Tommy si toglie gli occhiali e sbuffa.
<<Frances, per l'ultima volta, è Johnny Dogs. Sono zingari. Sono accampati vicino al fiume. Quando saranno pronti, verranno. D'accordo?>>.
<<È per la preparazione, signore>>.
<<Cioè?>> chiedo.
<<Chiede specificamente se arriveranno prima o dopo il discorso del Re>>.
Cala il silenzio.
Io e Tommy ci guardiamo.
<<Hai detto che era nuovo, vero? Quando è arrivato da noi?>> domando.
<<A ottobre>>.
<<È straniero?>> chiede Tommy.
<<È italiano, signore. È il miglior chef che abbiamo mai avuto. Non urla, né impreca o dice blasfemie. L'unico problema è stato il suo assistente>>.
<<Assistente?>> chiedo.
<<Si. Dice che è il suo sous chef>>.
<<Stanno ancora lavorando?>> chiede Tommy.
<<Si, signore. Lavoreranno fino a mezzanotte>>
Questo conferma i sospetti miei e di mio marito.
<<Grazie Frances. Puoi andare a dormire>> dissi.
Frances esce augurandoci buone feste, lasciando me e Tommy da soli.
<<Pensi anche tu quello che penso io?>> mi chiede.
Annuisco.
<<Uomini di Changretta>> dissi.
<<Ci pensi tu o io?>>.
<<Perché non entrambi? Io prendo lo chef, e tu l'assistente>>.
Tommy annuisce.
Esco dal suo ufficio e scendo giù nelle cucine.
Tutti mi salutano.
Lo chef è impegnato a fare l'impasto.
Mi avvicino e gli poggio la mano sul suo braccio.
Lui guarda prima la mia mano e poi me.
<<Come ti chiami?>> chiedo.
<<Max, signora>>.
Ok. Non è lui lo chef.
Allungo una banconota e gliela passo sopra il braccio.
<<Se esci fuori dalla cucina, questi soldi saranno tuoi>> dissi bisbigliando.
Prima guarda la banconota e poi me.
Alla fine accetta.
<<Dove sta andando, Max?>> mi giro e vedo un giovane con dei baffoni.
Dall'accento si sente che è italiano.
Probabilmente è l'assistente.
<<Ha avuto un problema urgente. La moglie sta dando alla luce il loro bambino>> dissi.
<<Ah, capisco. Bhe, comunque poteva andare anche dopo. Ora la pasta si farà uno schifo>>.
Mi avvicino.
<<Non credo di conoscerti. Sei nuovo?>> chiedo.
<<Si, signora. Sono il sous chef>>.
<<Hai un accento molto...particolare>>.
<<Sono italiano>>.
<<Ma non mi dire! Io adoro l'Italia!>> dissi con tono fintamente euforico.
<<L'ha mai vista?>>.
<<Purtroppo no. Ma lo vorrei tanto, anche per conoscere le mie origini>>.
<<Siete italiana?>>.
<<Solo in parte. Hey? Perché non continui tu con l'impasto? So che gli italiani sono degli ottimi chef>>.
<<Ma non è il mio compito, signora>>.
Gli allungo dieci sterline.
<<Da adesso, si. Mi affido a te e alle tue magiche mani>>.
Lui le prende senza obiettare.
Questo la dice lunga.
Lui sorride e si mette a lavoro.
Mentre lui è distratto, entro nello scantinato.
Dentro trovo lo chef che taglia la testa all'oca.
Lui nota la mia presenza e mi saluta educatamente.
<<Volevi sapere se gli ospiti sarebbero arrivati prima o dopo il discorso del Re>>.
<<Si>> disse lui.
<<Arriveranno dopo>> dissi.
<<Bene>>.
Si mette a limare il coltello.
Gli giro intorno.
<<Come sta'?>> domando.
<<Sono...preoccupato per domani>>.
<<Già...e io sono preoccupata per il ragazzo al piano di sopra. Sei qui da due mesi e non ci siamo mai incontrati. Colpa mia e di mio marito. Siamo stati troppo occupati>>.
<<Non si preoccupi, signora Shelby>>.
Gli allungo la mano.
Lui la guarda.
<<Ho...il sangue alla mani>>.
<<Bhe...anche io>> dissi.
Lui mi guarda la mano.
<<Quanto paghi...?>> indico il piano di sopra.
<<Antonio>>.
<<Quanto paghi Antonio?>>.
<<Non me lo ricordo, signora>>.
<<Prima gli ho dato dieci sterline, e mi è sembrato disinteressato>>.
Lui inizia a sudare.
<<Non sei tu a pagarlo, vero?>>.
Lui si allontana e prende un'altra oca.
<<Ho letto il tuo curriculum. Hai lavorato al San Marcos sulla Fleet Street. Conosco il proprietario, si chiama Darby Sabini>>.
<<Mai incontrato>>.
<<No. Ma magari il tuo assistente...Antonio, magari lui sì>>.
Lui cerca di deviare il discorso allontanandosi, ma gli punto la pistola alla testa.
Lui indietreggia spaventato.
<<È così, vero? È stato mandato da New York?>>.
<<Non lo so, per favore>>.
<<Sabini ha agito da intermediario. Lo ha passato a te, ti ha detto di portarlo in casa nostra minacciando di ucciderti. Vuoi che ti riduca come quel cazzo di cervo?>> indico l'animale sventrato.
<<...non ne ha il coraggio>>.
<<Evidentemente non mi conoscete. Ma io conosco voi. Voleva sapere quando gli ospiti sarebbero arrivati perché così Antonio sarebbe rimasto solo con Tommy. È un assassino, il piano era quello di ucciderlo domani>>.
<<Non lo so. Mi hanno solo detto di portalo qui>>.
Tolgo la pistola dalla fronte.
<<Allora fallo venire qui. Chiamalo>>.
Lo chiama.
Antonio scende e mi trova da sola con lo chef.
<<Che cazzo succede?>> chiede in italiano.
<<Nulla, Antonio. Avvicinati>> dissi.
Non parlo l'italiano da anni.
Antonio si avvicina, mentre Tommy compare alle sue spalle.
Afferra un uncino alla sua sinistra e attacca Antonio alle spalle.
Lo trascina sul tavolo sporco di sangue.
<<Quanti siete venuti da New York? Quanti cazzo di voi sono venuti da New York?>>.
<<Vaffanculo!>>.
<<Cos'ha detto? Era un'imprecazione o un numero? Che cazzo ha detto?>> urla mio marito.
<<Ha detto "vaffanculo", amore>> dissi.
<<Ah, sì?>> Tommy gli spara alla testa.
Il suo viso, ora, è ricoperto di sangue.
Tommy si avvicina e punta la pistola allo chef.
Mi metto davanti, mi avvicino e gliela abbasso con lentezza.
Non credo di aver mai visto Tommy così...pazzo.
<<La mano nera significa "uccidi o sarai ucciso". Torna a Londra e di' a Darby Sabini che ha scelto la parte sbagliata del fronte. Una volta finito con gli americani, ci occuperemo di lui>>.
Lui si rialza, ma Tommy lo ferma.
<<Dillo a qualcuno e vengo a cercarti>>.
Annuisce ed esce correndo.
Tommy crolla a terra.
Cerca di pulirsi il viso ma con scarso successo, visto che anche i suoi vestiti sono macchiati di sangue.
Mi inginocchio davanti a lui e gli afferro delicatamente le mani.
<<Non così. Altrimenti potrebbe venirti qualche infezione>>.
Tommy annuisce e tira un lungo sospiro.
<<Che ne dici di un bel bagno caldo?>> chiedo.
Annuisce.
Lo tiro di peso.
<<Si, ti ci vuole proprio un bel bagno. Cristo quanto puzzi>> dissi.
Almeno le mie parole gli hanno rubato un piccolo sorriso.
In bagno gli tolgo tutti i vestiti e li metto nella cesta del bucato.
Riempio la vasca con acqua calda e aiuto Tommy ad entrare.
Mi siedo sul davanzale con una spugna in mano e lo aiuto a lavarsi.
Non fa altro che fissarmi.
Mi fermo e ricambio lo sguardo.
<<Fammi compagnia>>.
Osservo l'acqua ormai diventata rossa e poi lui.
<<È una pessima idea>> dissi.
<<Perché? Ti sei già fatta il bagno con il sangue>>.
Gli tiro uno scappellotto e lui se la ride.
<<Metaforicamente parlando, ovvio>>.
Mi afferra la mano e me la bacia.
Piano piano sale fino al braccio, poi sulla spalla ed infine sul collo.
<<Stai cercando di corrompermi?>> chiedo.
<<No>> dice prima di afferrarmi per i fianchi e buttarmi nella vasca insieme a lui.
<<Thomas Shelby!>> urlo.
Ride di gusto e, poco dopo, anche io.
Gli accarezzo il viso ormai pulito e pieno di schiuma.
<<Quando ci ricapiterà?>> chiedo.
<<Che cosa?>>.
<<Un momento del genere. Sai, noi due, in tranquillità, che ridiamo...>>.
Mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<<Non lo so. Ma spero presto>>.
Gli afferro il viso e lo bacio.
Lui ricambia, prima dolcemente e poi con un ardente passione.
Tiro il labbro inferiore con i denti e ci passo, successivamente, la lingua.
<<Ti amo>> dissi.
<<Cosa hai detto?>> mi chiede con un'espressione confusa.
<<Ho detto che ti amo>> ripeto.
Mi avvolge fra le sue braccia e afferra la zip del vestito per togliermelo.
<<Non c'è nessuna come te>>.



Ed eccoci qua ragazzi!
Lo so, sono stata assente a lungo.
Sapete com'è: università, esami.
Oggi ho dato il mio ultimo esame di quest'anno e, finalmente, posso riprendere da dove avevo lasciato!
La vostra pazienza è stata premiata ed ecco a voi il capitolo che tanto aspettavate!
Ancora mille scuse per l'attesa.
Detto questo vi mando un 😘.
A presto!

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 03 ⏰

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