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Stasera ci sarà la cena della Shelby Charity Foundation. Tommy è nel panico più totale.
Io, invece, non riesco a non pensare all'episodio della biblioteca.
Il ricordo mi fa completamente arrossire.
John mi ha detto che tra gli ospiti ci sarebbero stati dei russi, compresa una donna di nome Tatiana Petrovna.
Visto la ricerca in biblioteca, ho deciso di portare con me le mie adorate pistole.
Peccato che non riesca a trovarle.
Provo nell'ufficio di Tommy.
Apro i cassetti e mi ritrovo una scatola in velluto blu.
Spinta dalla curiosità, la apro.
Una collana con uno zaffiro.
"E che zaffiro!", mi dico.
È stupendo.
Il pensiero va a mio marito, e che lo abbia preso per farmelo indossare la sera della cena.
Rimetto la collana al suo posto e ritorno alla ricerca delle mie pistole.
Le trovo nel cassetto centrale dello schedario.
La porta si apre.
Tommy rimane paralizzato sul posto.
<<Tesoro, che ci fai qui?>> chiede.
Sventolo la pistola davanti ai suoi occhi.
<<Devi dirmi qualcosa, marito?>> sottolineo la parola "marito".
<<Rimettile a posto>>.
<<Tommy>>.
Thomas sospira pesantemente. Afferra un bicchiere di Whisky e ne beve un lungo sorso.
<<Sappi che lo sto facendo per il tuo bene. Siamo sposati e...credo che la cosa giusta da fare sia...>>.
<<Sequestrare le mie cose e rinunciare alla mia vita>> termino la frase per lui.
<<Non proprio la tua vita. Solo eliminare definitivamente le parti più pericolose. E quelle>> indica le pistole <<Non fanno eccezione. Ora, Rimettile al loro posto>>.
Osservo quelle due armi lucenti fra le mie mani, poi osservo Tommy.
Mi avvicino a passo lento verso la poltrona sotto lo sguardo attento di Tommy.
Anziché sedermi, metto il piede sulla poltrona.
Alzo lentamente la gonna.
Intorno alla coscia c'è il fodero della pistola.
La infilo.
Abbasso la gamba e alzo l'altra.
Facendo la stessa cosa che ho fatto pochi secondi fa.
Mi avvicino a passo felpato verso mio marito e gli sussurro vicino all'orecchio <<La vita è mia. Decido io cosa fare. Chiaro, signor Shelby?>>.
Tommy cerca di afferrarmi per i fianchi, ma non ci riesce perché esco dal suo ufficio a passo veloce.
Passano le ore.
Aspetto con impazienza che Tommy entri nella nostra camera con il gioiello fra le mani e un bel pacchetto di scuse.
Ma ciò non avvenne.
Ormai rassegnata, mi infilo il mio nuovo vestito color oro e scendo la lunga scalinata verso la porta d'ingresso, dove trovo mio marito ad aspettarmi con in mano il suo orologio da taschino.
<<Sei in ritardo>>.
Non gli rivolgo la parola per due motivi.
Uno: sono ancora arrabbiata con lui.
Due: per il mio orgoglio.
Cerca di afferrarmi la mano, ma la scanso come bruciata dal suo tocco.
Del gioiello potrebbe anche non importarmi, ma non mi va giù il fatto che cerchi di manovrarmi.
Sono sua moglie, non una bambola di cera che può plasmare a suo piacimento.
Continuo ad ignorarlo per tutta la serata.
Più lui cerca di avvicinarsi, più io mi allontano.
Ad un certo punto, poco distante da me, vicino ad una colonna, scorgo una chioma bionda fin troppo familiare.
Mi avvicini a lei.
<<Vedo che il discorsetto dell'altra volta non è servito>>.
Si gira sentendo la mia voce.
Mi casca l'occhio sul suo collo.
Lo zaffiro.
<<No. Non do retta alle cagne>>.
Resto in silenzio con lo sguardo ancora su quella gemma.
Grace si porta la mano destra su di esso.
<<Ti piace? Un regalo da parte di Tommy. Tuo "marito". Dici che mi sta bene?>>.
<<Si. Ti sta bene>>.
Gli si forma un sorriso vittorioso sul viso.
<<D'altronde, un oggetto così pacchiano poteva stare solo su una cosa di egual misura>>.
Il sorriso svanisce.
La supero dandole una forte spallata.
In lontananza intravedo la figura di Polly, che mi lancia un sorriso rassicurante.
Sorriso che ricambio con piacere.
Un cameriere mi passa accanto con un vassoio colmo di bicchieri di Champagne.
Ne prendo uno e bevo un lungo sorso.
Da lontano vedo Tommy avvicinarsi a Grace.
Le mette la mani sulle spalle.
Nel suo sguardo intravedo la paura.
E poi accadde tutto in un attimo.
Entra un uomo armato, gridando "Questo è per Angelo".
Sta per colpire Tommy, ma Grace si mette in mezzo, prendendo la pallottola al posto suo.
Gli invitati scappano, tranne noi Shelby.
Leggo lo stupore negli occhi dei presenti e la paura in quelli di mio marito.
Sono arrabbiata? Si.
Sono stupita? Ovvio.
Mi dispiace per lei? Mentirei se dicessi di sì.
Peccato che l'unica emozione che provo adesso è la soddisfazione.
So che è crudele e forse anche sadico, ma non riesco a non sorridere nel vedere la biondina con un buco nel petto.
Perché?
Perché a giudicare dal punto in cui è stata colpita, è chiaro che non le resta molto da vivere.
Guardo il cadavere dell'uomo, e mentalmente lo ringrazio.
Perché ha fatto una cosa che avrei dovuto fare io tempo fa.
Togliere dai piedi una scocciatura di troppo.

Come FuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora