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Si è fatta sera e Michael è tornato stremato.
<<Brutta giornata, eh?>>, chiedo con il libro sul grembo.
<<Già. Tommy era fuori di sé>>.
Giro la pagina, ignorando completamente le parole di Michael.
<<Ho detto, "Tommy era fuori di sé">>, cerca di attirare la mia attenzione. 
Ma è inutile.
<<Mi stai ascoltando?>>, mi chiede.
<<Si>>.
<<Ti importa qualcosa delle mie parole?>>.
<<No>>.
<<Neanche un po'?>>, si mette sulle ginocchia ai piedi del divano, a pochi centimetri dal mio viso.
Chiudo con violenza il libro.
<<Va bene, starò al gioco. Oddio Michael! Perché Thomas Pezzo di Merda Shelby era fuori di sé?>>.
<<Sai, sei scarsa come attrice>>.
Gli tiro uno schiaffetto, non troppo forte, sulla nuca.
<<Non mi interessa, Micky. Se mi importasse, allora vorrebbe dire che ha vinto. E io non voglio dargli tale soddisfazione>>.
Riprendo la lettura.
Michael non si è spostato di un centimetro.
<<Comunque, lui...>>, inizia i discorso.
<<Ma porca miseria! Mi fai leggere sto benedetto libro, o no?>>, chiedo con un tono di voce un po' alto.
<<No>>, ride. <<Comunque, era arrabbiato perché mia madre, Lizzie, Esme e Linda sono andate ad una manifestazione sui diritti delle donne o roba simile>>.
<<Lo so. C'ero anche io>>.
<<Che!? Perché diamine...?>>, si ferma appena vede il mio ghigno malefico.
<<Tu sei un piccolo demonio. Lo sai, si?>>.
<<E' una delle tante cose che amo di me. Ora vorrei tornare alla mia lettura, grazie>>.
Questa volta, Michael mi lascia in pace.
Appena mi rendo conto di essere sulla stessa pagina da ben trenta minuti, mi alzo e apro la vetrina degli alcolici. 
Prendo un bicchiere di whiskey irlandese.
Neanche il tempo di portare il bicchiere alle labbra che mi fermo come folgorate.
Un odore forte.
Il suo.
Mi giro, ma sono sola.
Abbasso lo sguardo verso il bicchiere e mi rendo conto che l'odore forte che ho sentito è il whiskey stesso.
Il whiskey è una bevanda per gli uomini.
Tommy è un uomo.
E lui ha sempre l'odore del whiskey.
Stringo con forza il bicchiere fino a romperlo.
La mano brucia per i tagli, ma non è nulla in confronto al dolore che mi provoca lui.
Raccolgo tutti i pezzi dal pavimento. 
Nonostante il bruciore, riesco nell'impresa.
Sento dei passi alle mie spalle.
Si inginocchia alla mia altezza.
Vedendo i pezzi di vetro nella mano, li afferra tutti e li getta fuori dalla finestra.
Mi afferra per il gomito e mi trascina in cucina, dove prende un panno bagnato per togliere tutto quel sangue.
<<Senti, forse è meglio se torni da lui>>.
Lo guardo male.
<<No>>, dico.
<<Bella, devi farlo. Sei a pezzi>>.
<<Michael...>>, gli afferro la mano e gli accarezzo delicatamente il dorso con il pollice. <<...se io ora torno da lui...>>, stringo forte la presa. <<...e lo giuro sul bene che voglio a te e a Polly...>>, le mani gli tremano. <<...che ci sarà un massacro>>.



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