38. Io, Te e La Luna

572 24 3
                                    

Kimberly's P.O.V

La candida e lattea luce della luna filtrava attraverso le tende scostate, inebriando il grande materasso del mio letto nel quale continuavo ad accarezzare i capelli della mia bambina.

La sera era calata da un pezzo e il suono delle cicale risuonava come un sottofondo lontano, mentre ritmico sembrava divenire sempre più forte. L'estate ci avvolgeva, con le finestre aperte godevamo del venticello serale che aggradiva nello sfiorar la pelle.

Isabel teneva le palpebre chiuse e i suoi respiri divenivano sempre più pesanti mentre al suon delle favole che amava farsi raccontare la sera, si lasciava rapire dal sonno.

Amavamo dormire insieme, anche se nella stanza accanto aveva a disposizione la sua bella cameretta colma di giochi...dopotutto una casa risultava essere sempre troppo grande per due.

La osservavo in silenzio dopo aver pronunciato quel "e vissero tutti felici e contenti" ed ero sempre più innamorata di lei. Amavo le sue guance paffute e morbide, morbide da sognare di mordicchiarle. Poi aveva un naso così piccolo e all'insù che ogni volta non resistevo a farci scivolare su il polpastrello, seguendone la dolce curvatura.

Continuai ad accarezzarle i morbidi capelli lisci, tanto scuri quanto lucenti che ora riposavano setosi sulla federa del cuscino, assicurandomi che si lasciasse cullare fra le braccia di Morfeo senza risvegliarsi. Dal suono del suo respiro capii che fosse finalmente crollata nel sonno e le sistemai il lenzuolo fino a metà busto così da non farle sentire troppo caldo ma allo stesso tempo coprirla il giusto e mi ritirai nella mia parte.

In genere dopo averla fatta addormentare perdevo sempre un paio d'ore a leggere prima di crollare anch'io al suo fianco...ma sta sera proprio non trovavo l'ispirazione per aprire un libro, i pensieri facevano troppo rumore.

La verità era che da quando avevo rivisto Tyler alla sua festa, era come se la mia mente non riuscisse più a sentirsi serena, come se il mare che risiedeva dentro di me fosse tornato mosso o pagine d'un libro si fossero riaperte con una soffiata di vento troppo forte.

Non potevo mentire né agli altri né a me stessa, Tyler purtroppo non mi era indifferente, nonostante il tempo non si fosse mai fermato. La mia vita era andata avanti come un treno diretto, ma era bastato rivederlo per fermare la corsa.

Osservai il cielo sereno dalla finestra aperta e mi sembrò di poter assaporare il passato, smarrendomi nei miei stessi ricordi...

"Tu potresti darmi una mano?" chiesi titubante abbassando lo sguardo sulla mia borsa per cercare frettolosamente l'orario delle mie lezioni buttato alla rinfusa all'interno e una volta preso il foglio cercai il nome del professore che avevo già dimenticato "dovrei arrivare nel corso di economia del professor Ramirez" e tornai a sollevare lo sguardo verso di lui che stranamente trovai già su di me.

Sbattei le palpebre un paio di volte non capendo cosa vedesse di strano in me e per un attimo mi venne il terrore di avere qualcosa di mostruoso sul viso, come del dentifricio incrostato oppure un insettaccio, ma scosse la testa tornando a guardare altrove e riprese a camminare "sei fortunata" lo sentii dire e capii di doverlo seguire.

Camminai dietro di lui sperando rallentasse il passo e poco dopo aggiunse "siamo nello stesso corso"

Fu come un cattivo scherzo del destino, ma la mia mente fece sovrapporre il ricordo vivido della prima volta in cui i miei occhi aveva incrociato i suoi...alla prima volta in cui c'eravamo completati e ricordarlo mi fece vibrare la pelle. Era surreale.

Potevo sentire le dita fondersi nella carne, imprimersi su di me rudemente e non chiedevo altro.

Quando lo vidi scivolare giù lungo il mio corpo guardai il soffitto supplichevole, sapendo già quanto stessi arrivando al limite sol sentendo di quanti baci avidi mi stava riempiendo il collo e il petto ed ansimai inevitabilmente.

Kimberly Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora