7. Un cupcake e una rosa

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Kimberly's P.O.V

A differenza di tutte le scorse volte, oggi non tirava molto vento mentre me ne stavo qui seduta ai piedi dell'albero che dista più di tutti dal dormitorio nel quale alloggio, il sole risplende alto e ancora caldo pur non essendo più nel pieno della calda stagione.

Non amo particolarmente questo giorno, perché oggi come ogni venti di ottobre, è il giorno del mio compleanno. In casa famiglia odiavo il suo arrivo, perché mi ricordava quanto fossi sola in questa vita, mi ricordava che non c'erano radici alle mie spalle. Da sempre priva di un padre e una madre, non amavo festeggiare il giorno in cui ero nata a tal punto che anche dopo la mia adozione, nonostante l'amore della mia nuova famiglia ho sempre voluto vivere questo giorno come uno qualunque.

Sarà stata l'abitudine magari, ma non avendolo mai festeggiato non ho mai visto motivo per cui iniziare a farlo. Per carità, mi fa piacere che le persone che mi stanno accanto, come i miei genitori adottivi e Cody vengano a regalarmi un abbraccio, ma del resto non necessito grandi feste o addirittura regali.

Questa mattina presto ho ricevuto appena sveglia la chiamata di mia mamma e mio padre, come al solito mi hanno scaldato il cuore con i loro auguri sentiti ma una volta messa giù la telefonata, ho proseguito la giornata senza metterne al corrente nessuno.

Oggi non c'erano neppure lezioni, per questo sono venuta a prendermi un momento di pace qui al parco, anche se in lontananza odo le urla provenienti dal campo da football colmo di ragazzi vicini. Non ho detto neppure ad Ashley del mio compleanno, anche volendo non avrei potuto, visto che al mio risveglio era già uscita dalla stanza e del resto, non avevo ricevuto auguri da altri ignari.

Mi aspettavo che Cody sarebbe venuto a cercarmi, per tentare di festeggiare questo giorno con me come faceva ogni anno senza esito...ma sta volta non avevo visto traccia di lui. Sarà troppo impegnato a fantasticare su tutti i nuovi ragazzi che sta conoscendo in questi giorni, per ricordarsi di me.

Ma non ce l'ho con lui.

Come già detto per me questo è un giorno normale.

Accovacciai le gambe al petto e rimasi lì a guardare i fili d'erba davanti a me, una piccolissima coccinella sbucò dal busto di un fiore e sorrisi nel guardarla. Doveva essere di buon auspicio o una cosa del genere vederne una, ma non mi sporsi neppure per toccarla; era così vicina a me che mi limitai a guardarla. Così piccola e adorabile.

Pochi istanti dopo il piccolo esserino spiccò il volo accarezzando l'aria calma; trasportata da un lieve sorriso mi sporsi dal tronco dell'albero per poterla guardare andar via e solo allora notai in lontananza una figura più che familiare.

Ancora una volta mi ritrovai a guardare da lontano Tyler che poggiato al muretto che marginava il parco sembrava perso in chissà quali pensieri. A differenza delle altre volte non stava smanettando con il suo cellulare, ma sembrava giocherellare con un fiore che aveva raccolto probabilmente nel cespuglio di rose profumate poco distante da noi.

I capelli castani gli ricadevano su quei suoi occhi scuri mentre si passava lo stelo di quel fiore da una mano all'altra, che pareva proprio essere una rosellina da poco raccolta. Pareva quasi che qualcosa lo affliggesse e prima che potessi accorgermene il suo sguardo si mosse e mi colse in flagrante nel guardarlo da qui dietro.

Lo vidi aggrottare la fronte per capire se ci avesse visto bene e dopo qualche attimo -nel quale ero irrimediabilmente arrossita- si staccò da quel muretto per camminare verso di me ancora accovacciata a terra. Non ebbi neppure il coraggio di alzarmi dopo essermi fatta beccare a "spiarlo" e quando arrivò davanti a me sollevai lentamente gli occhi, percorrendo la sua figura tonica e snella.

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