25. Gelato al limone

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Kim's P.O.V

La mattina seguente mi svegliai solo quando la luce del giorno stava battendo da così tanto tempo sulle mie palpebre, da riuscire a scomodare il mio sonno profondo.

Non ricordavo neppure quando fosse stata l'ultima volta in cui avevo dormito tanto bene e rotolai su un fianco, aggomitolandomi nelle coperte calde. Non sapevo che ore fossero, l'unica cosa di cui ero a conoscenza in quel momento, era che ieri notte dopo tutto quel che era successo fra noi eravamo venuti a sdraiarci in questa camera quando ormai la lancetta delle ore aveva passato da un pezzo la mezzanotte.

Sorrisi con gli occhi ancora chiusi, nascosta fra le lenzuola mentre ricordavo tutto come se lo stessi rivivendo adesso, i suoi baci sulla pelle, ogni angolo della mia pelle, sulle labbra, le mani che mi ardevano addosso, i suoi occhi nei miei...

Lo stomaco si contorse dal piacere nel rivivere quel che poche ore fa era successo fra noi e mi forzai di aprire le palpebre. Le richiusi all'immediato, sentendomi annebbiata da tanta luce... la prossima volta ricorderò di chiudere per bene le tende. Mugolai infastidita, avendo l'istinto di tirare una scarpa nel cielo per spegnere il giorno e sbuffai. La mattina per me era sempre un disastro risvegliarmi, soprattutto quando incontravo motivo di fastidio come in quel caso.

Tornai a far abituare i miei occhi al giorno, aprendoli nuovamente pian piano e sbadigliai, stiracchiandomi come un gattino assonnato. Quando finalmente riuscii a guardarmi intorno girai lo sguardo, osservando la parte opposta del letto matrimoniale nel quale ci eravamo buttati ieri notte sfiniti e aggrottai le sopracciglia.

Tastai con la mano la superficie, per assicurarmi che non fossi mezza cieca e la mano toccò il materasso vuoto.

Tyler doveva essersi già alzato e chissà da quanto tempo, pensai.

Tornai a stiracchiarmi, girandomi a faccia in giù per annegare nel cuscino e dormire beatamente ma il rumore della serratura mi ronzò nelle orecchie. Udendo dei passi ovattati, camminare lenti sul parquet mi girai di scatto, facendo prevalere in me l'istinto di sopravvivenza che di prima mattina andava a scatti e sorrisi.

«Ottimo tempismo» commentò notando di essere entrato nella stanza proprio quando dopo ore di letargo ero riuscita a svegliarmi e lo guardai in silenzio, non avendo ancora la capacità di proferire parola.

Si avvicinò a me sorridendo, con in mano un vassoio non tanto grande che però faticava a tenere in equilibrio e cercai di mettermi su a sedere. Portai lo sguardo stupito nel suo e non riuscii proprio a trattenere il sorriso che mi aveva causato vederlo arrivare così.

«Non posso crederci...» ammisi meravigliata, quando si sedette al bordo del mio lato del letto, facendo attenzione a non far rovesciare nulla e mi guardò soddisfatto «persino i receptionist si sono meravigliati dell'abbinamento quando gli ho chiesto di preparamelo» premise poggiando il vassoio sulle mie gambe e abbassai gli occhi felice.

Due waffle perfetti erano sovrapposti nel piatto che mi aveva disposto sul vassoio, cosparsi di tanta nutella, smarties e una pallina di gelato rigorosamente al limone...proprio come gli avevo detto che mi piaceva ieri sera. Accanto c'era un cappuccino con su disegnato un piccolo cuoricino che lievitava sulla schiuma bianca e sentii l'acquolina in bocca.

Non avevo mai fatto colazione tanto golosa.

«È bellissimo...» sorrisi riferendomi alla squisitezza sotto al mio sguardo e lo costrinsi a sporgersi verso di me per stampargli un bacio sulla guancia. Mi aveva resa tanto felice con così poco.

«Oggi mi sento generosa» bofonchiai mangiando il primo pezzetto di waffle con la forchettina lasciata sul vassoio. Ne strappai un secondo pezzo, colmo di nutella con su degli smarties e ci associai un piccola quantità di gelato «assaggia» lui sgranò gli occhi nel guardare come avevo sollevato la forchettina verso il suo viso.

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