3. Sugli Spalti

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Kim's P.O.V

«Come hai detto che si chiama tuo fratello!?» urlò la mia compagna di stanza, cercando di sovrastare con la voce il volume della musica che lei stessa aveva alzato al massimo e mi sporsi dal letto alzando i toni «si chiama Cody!»

«Coby?» vidi come aggrottò la fronte dal riflesso dello specchio davanti al quale era intenta a ripassare il suo impeccabile eyeliner e sbuffai prendendo aria nei polmoni... "CODY"

«Ahhh» rise capendo finalmente il nome alla bellezza del quarto tentativo e scesi dal mio letto per raggiungere quel dannato stereo «non serviva che urlassi tanto» aggiunse poco prima che potessi abbassare la musica per poi voltarsi a guardarmi contrariata «perché!?».

«Perché stiamo perdendo la voce a forza di urlare per sentirci» risposi calma, quando la canzone risuonava molto più bassa del mio timbro e tornai a sedere sul materasso del mio letto ancora sfatto «contenta tu» borbottò dandomi nuovamente le spalle per terminare la punta «dimmi di tuo fratello, è carino?»

Feci spallucce guardandola attraverso il vetro «per i miei gusti sì» dissi tranquillamente dando un'occhiata al mio cellulare.

«Beh che aspetti» mi spronò «descrivimelo!»

«Che vuoi che ti dica...ha dei capelli castano chiari... è abbastanza più alto di me, qualche lentiggine sparsa sul viso e gli occhi chiari come l'ambra direi»lei sgranò lo sguardo «ma adoro Kim! Da come lo descrivi immagino uno strafigo!» sembrava esaltata... per poi aggiungere «devi farmelo conoscere» con aria seria.

Nel frattempo mi incamminai verso gli scatoloni ancora accatastati ai piedi del mio letto, quelli che i miei genitori mi avevano fatto arrivare ieri mattina per far sì che tutti i miei effetti personali fossero qui con me...nelle valigie che mi ero portata dietro tra libri, vestiti e scarpe non ci era entrato un granché. Sotto lo sguardo attento della mia compagna afferrai fra le mani il primo scatolone, non pesava al punto da non essere sollevato da una mingherlina come me e lo poggiai sul materasso per poi sedermi lì accanto. Il rumore dello scotch squartato dalla punta del coltello che avevo trascinato sopra al superficie risuonò nella stanza e una volta aperto lo rilasciai sulle coperte per poter sbirciare dentro. Era tutto perfettamente incastrato all'interno, proprio sull'orlo c'era un piccolo peluche a forma di orsetto...ricordo quanto fossi affezionata a lui da piccola, in casa famiglia riuscivo a dormire la notte solo stretta a esso, come fosse l'unica presenza che potessi sentire vicina. Non potrei immaginare come mi sentirei oggi se fossi rimasta lì da sola per tutto questo tempo, reclusa nella mia solitudine, circondata da bambini e bambine soli proprio quanto me. Prima che la mia famiglia mi adottasse non sapevo cosa potesse significare avere una famiglia al proprio fianco, che ti faccia sentire amata, che ti accudisca e ti sostenga nei momenti peggiori.

Prima di loro non avevo idea di cosa fosse tutto ciò.

Con "Eric" stretto fra le mani -così si chiamava il mio piccolo orsacchiotto beige e bianco- notai che sotto la copertina di un libro che avevo letto mesi fa si intravedeva un cofanetto in legno chiaro. Posai Eric sul letto e spostai da sopra quel cofanetto il libro che ancora lo copriva. Il legno liscio sotto ai miei polpastrelli era gelido come una lastra di ghiaccio, eppure faceva un caldo ancora non indifferente qui a Brooklyn. Passai una mano sulla parte superiore e sganciai la piccola serratura per poi sollevarne il coperchio. Dentro c'erano i biglietti della prima volta in cui i nostri genitori portarono me e Cody al Coney Island due mesi dopo il mio arrivo in casa loro, ricordo ancora la nausea del mio fratellastro dopo essere sceso dalle montagne russe più alte. Tutti i piccoli ricordi a cui più tenevo erano racchiusi in quel cofanetto, come la conchiglia a forma di cuore che Cody aveva trovato sulla spiaggia e mi aveva regalato due anni prima, la lettere che mi aveva scritto Mercedes prima che lasciassi la casa famiglia. Lei era una delle poche bambine con le quali avessi mai istaurato un rapporto così "fraterno"...eravamo piccole ai tempi e dopo essere state adottate ci eravamo sentite così poche volte; ma nonostante ciò,!so che su di lei potrei contare sempre.

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