Epilogo

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Kimberly's P.O.V

«Ma devo tenerla per tutto il viaggio?» sbuffai teatralmente toccando con le mani la benda con la quale Tyler mi aveva letteralmente censurato la vista prima di partire e lo sentii ridacchiare.

Potevo udire il motore della macchina quando accelerava o rallentava in base alla strada che stava percorrendo e mi posò il palmo sulla coscia, stringendomi la carne. Sobbalzai colta di sorpresa e gli coprii la mano con la mia, abbozzando un sorriso.

Non avevo idea di dove mi stesse portando. Isabel e Bonnie erano da Damon, era stato il mio ragazzo stesso a mettersi d'accordo con lui e Charlotte per portale a casa loro ed una volta rimasti soli mi aveva parlato di questa sorpresa.

Fremevo dalla voglia di sapere di cosa si trattasse e iniziai a tamburellare il piede a terra.

«Sei impaziente?» lo sentii domandare dal posto di guida e girai il viso inutilmente, visto che vedevo tutto nero in ogni direzione «sono sempre stata particolarmente curiosa» puntualizzai in una smorfia e tornò a ridere.

«Credimi, lo so bene»

Il viaggio proseguì in silenzio, ci abbandonammo a sentire la musica mentre Tyler guidava spedito e la sua mano non smetteva di accarezzarmi la gamba. La radio dava Iris dei Goo Goo Dolls in sottofondo e il tempo scorse in un modo differente sulle note di quella canzone.

Nel momento in cui sentii la macchina fermarsi e il motore spegnersi definitivamente con l'ultima nota, fu come se tutta l'impazienza che stavo cercando di trattenere fosse tornata a sfociare tutta d'un tratto. Avevo la pelle d'oca sotto i vestiti.

Mi girai verso la portiera attendendo che venisse ad aprirla e mi tirasse fuori dall'auto senza farmi sfracellare a terra e lo sentii scendere.

Cercai di contare i passi dalla macchina alla "destinazione" per capire se in qualche modo il luogo in cui mi stava conducendo mi paresse familiare. Drizzai le orecchie per udirne i suoni e associarli a qualcosa, ma sembravano essere i classici rumori di un luogo all'aperto.

«Sembri una bambina» rise poggiandomi una mano dietro la schiena per incitarmi ad avanzare ancora e un rumore fece di colpo impennare il mio subconscio.

Il rumore di una serratura che girava, poco dopo l'eco dei nostri stessi passi e un inconfondibile odore di vernice e imballaggi vari fece accendere la campanella nel mio cervello che gridò casa nuova. Il perché fossimo lì però non riuscivo ancora a spiegarmelo, forse avrei dovuto semplicemente aspettare...

«Posso guardare?»

«Un attimo» lo sentii dire allontanandosi da me. Mosse qualcosa, lo sentii fare dei rumori che non riuscivo ad associare a nulla e quando tornò da me il suo calore mi pervase da dietro la schiena.

Sentii il suo petto aderire alle mie spalle, potevo percepire quanto fosse fremente a sua volta per la sua stessa sorpresa e morivo dalla voglia di sapere.

Stavo per chiedere quanto mancasse, ma finalmente lo sentii scogliere lentamente e minuziosamente il nodo dietro la mia testa e mi morsi forte il labbro nell'attesa. Il cuore mi batteva già ad un ritmo più veloce del normale e ancora non avevo idea di nulla.

Un attimo dopo Tyler tolse la bandana e i miei occhi strabuzzarono davanti quel che trovai dinanzi a noi. Tremai forte, fortissimo.

L'emozione che mi bucò di colpo il petto nel leggere quel che lui stesso aveva scritto sulla parete della nostra futura casa, che ancora priva di vernici non aveva mobili ad occuparla, mi fece annebbiare la vista.

«Vuoi sposarmi Kimberly?» lesse le sue stesse parole incise sul muro ancora impolverato e in fase di costruzione e mi coprii la bocca con le mani, sentendo di star per scoppiare letteralmente in lacrime.

Notai solo ora le candele che aveva disposto sotto la parete a forma di cuore, per me, notai solo ora i petali rossi che si era preoccupato di spargere sul pavimento ai nostri piedi, notai con quanta cura aveva organizzato tutto questo per me e quando mi accorsi di non sentire più il calore del suo petto dietro la mia schiena mi girai cauta.

Tyler era lì, in ginocchio che mi guardava, le iridi così lucide, con fra le mani una scatolina blu che custodiva il più bello degli anelli, come fosse la scena più attesa di un film o quella pagina di un libro che non vorresti mai voltare.

Il sorriso sul suo volto emozionato, lievemente arrossato, gli occhi colmi di lacrime tanto quanto i miei, mentre mi guardava, come se per lui fossi tutto quel che avesse sempre desiderato per essere felice.

«Ti direi sì una e altre mille volte, Tyler» e prima ancora di finire la mia stessa frase ero in ginocchio di fronte a lui. Abbozzò un sorriso con le guance sempre più rosse e allungò una mano verso la mia.

Mi sentivo impacciata in un momento tanto speciale, ma gliela porsi con tutta la delicatezza che possedevo e lui con il labbro inferiore stretto fra i denti fece scivolare l'anello nel mio anulare e tornò a guardarmi negli occhi.

«Ti amo Kimberly Harrison Bailey» mormorò con la voce provata da cotanta emozione e mi tuffai letteralmente fra le sue braccia, finendo inevitabilmente a terra insieme a lui.

«Ti amo più della mia stessa vita Tyler Miller» sorrisi riempiendogli il viso di baci e lui mi strinse a se, lì sdraiati su un pavimento ancora completamente impolverato ma colmo di petali rossi e tanto amore.

Occhi negli occhi, cuore contro cuore,
come i bambini che eravamo stati un tempo avevano sempre desiderato. Lì dove ci saremmo amati incondizionatamente, lì dove Isabel sarebbe cresciuta, lì dove avremmo insegnato a Bonnie a dare la zampetta, lì dove un giorno si concentrerà tutta la nostra quotidianità, lì dove presto sarà casa.

Lì dove saremo per sempre noi.

«E ricorda... Ora è per sempre.»

Fine

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