22. Un mondo grigio

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Kim's P.O.V

Mancavano neppure una decina di giorni a Natale ormai, camminare per le vie del campus sembrava quasi essere tornato normale, perlomeno per quanto riguardava il continuo vociferare che fino a qualche giorno fa si estendeva al mio passaggio.

Dopo la querela fatta a Brianna Olsen, la sua famiglia era intervenuta tempestivamente, obbligandola in primis a cancellare tutte le foto ed eliminare quel gruppo; eppure ciò non bastava a farmi sentire ripulita da tutta quella brutta situazione. Le persone non mi guardavano più in modo tanto evidentemente giudicatorio e fra di loro ancora sparleranno...quasi certa come cosa, ma nessuno azzardava a venire più ad insultarmi o addirittura accerchiarmi come successo in quei giorni passati. Ora tutti sembravano aver paura di essere i primi a tirare la pietra, tutti avevano timore delle conseguenze... ma nessuno di loro aveva scelto di fermarsi prima. Non avevo idea di quanto tempo ci avrebbero impiegato gli altri per dimenticare tutta questa faccenda, ma di certo io nonostante la fine, continuerò a sentirla impressa sotto la carne e tutto continuerà a graffiare la mia anima facendomi sentire costantemente a disagio fra loro. Lei non aveva avuto neppure il buon senso di venire a chiedermi scusa, ne tantomeno a fingere scuse sincere, mi aveva dimostrato solamente quanto può essere cattiva una persona in questo mondo ingiusto.

Mancano così pochi giorni a Natale ed io vorrei solo scomparire, cambiare aria, vorrei scappare per un po' e dimenticare tutto e tutti , perché sento che ne ho assoluto bisogno.

Sapevo che ciò non era possibile, dove potrei mai andare...

Continuavo a rigirarmi il ciondolo fra le dita, come se questo fosse diventato per me una sorta di antistress, un piccolo spiraglio per distrarmi e fuggire dai miei problemi attuali. Io che ancora non avevo capito nulla del gioiello che portavo al collo, ma da quella sera in cui Tyler mi aveva parlato di tutto, non avevo smesso un solo secondo di domandarmi se qualcosa potesse essere reale.

Chi me lo aveva dato?
Da quanto lo portavo con me?
Perché non ricordavo niente della mia vita prima dell'orfanotrofio?
Cosa mi era successo nel passato...

La mia vita era un groviglio di sensazioni sconosciute, un accumulo di dubbi, di misteri, di cose celate e a volte mi guardavo allo specchio e mi domandavo: allora chi sono io?

Chi erano i miei genitori?
Qual'era la mia storia?

Mi portai le mani fra i capelli chinando la testa e scuotendola sommessamente, sentendomi totalmente fuori luogo. Più passava il tempo, più accadevano nuovi eventi, più non smettevo di voler capire davvero cosa mi fossi lasciata alle spalle. Avevo passato l'intera adolescenza fingendo che non mi importasse, che non ci fosse nulla nel mio passato da capire e che potessi vivere senza chiedermi chi fossero le persone che mi avevano messo al mondo, pensavo di poter crearmi una nuova vita nella mia nuova città con i miei nuovi genitori e con la mia nuova famiglia, senza che il mistero del mio passato si ripercuotesse inevitabilmente su di me.

Mi sbagliavo.

Non puoi andare avanti, lasciando metà delle pagine vuote, non avrebbe senso. Un libro non può effettivamente finire se non è mai iniziato. Chi erano le persone che a volte vedevo nei miei sogni, solo frutto della mia immaginazione? O qualcosa di più...

Tyler quella sera avevo insediato nella mia mente questo dubbio, aveva riaperto una ferita e una lacuna del mio passato per la quale ora non riuscivo più ad andare avanti.

Quel pomeriggio mi ritrovai nella caffetteria del campus da sola, Ashley era andata a passeggiare con un ragazzo dell'ultimo anno, con il quale si scriveva da pochi giorni, Tyler era sommerso da ricerche che negli ultimi tempi si era lasciato alle spalle senza mai fare ed io non mi ero preoccupata di chiamare nessun altro.

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