Kimberly

4. Scappi da Me?

Kim's P.O.V

«Allora?» gli occhioni della mia compagna erano fermi su di me, concentrati e attenti sulla mia figura mentre attraversavamo il parco del campus per tornarcene nel nostro edificio «cosa ne pensi?»

«Di cosa?» chiesi noncurante guardandomi attorno mantenendo la mia camminata e lei sembrò spazientirsi «dei ragazzi Kim, avrai già puntato gli occhi su qualcuno» sottolineò ammiccando e mi sentii rabbrividire.

Per un attimo il pensiero di Tyler mi solleticò la mente facendomi quasi accelerare il cuore ma lo scacciai prontamente. Non capivo cosa mi stesse prendendo, ma dovevo smetterla al più presto.

«A mala pena ricordo i loro nomi Ashley» borbottai fingendo indifferenza e la vidi alzare gli occhi al cielo «non vuoi dirmelo» mi canzonò facendo una giravolta su se stessa mentre camminava e scrollai la testa.

«Sei tu che crei castelli dal nulla, ci siamo solo presentati» le feci notare osservando come i raggi caldi del sole mano a mano scivolassero via, togliendo pittura dalle sfumature gialle, rosse e arancioni che fino a poco prima inondavano la stradina. Il cinguettio degli uccellini si confondeva al fruscio del vento contro le foglie sui rami, riempiendo la pace respirata in questo lato del campus. Non si udivano le urla dei ragazzi sul campo da football o i rintocchi del pallone a terra su quello da basket, solo il verde di quel prato curato ci circondava attualmente.

«Piuttosto, posso chiederti una semplice curiosità?» domandai senza pensarci troppo e la vidi annuire, così senza smettere di camminare la guardai negli occhi «come mai Tyler è nel gruppo senza far parte della squadra?» purtroppo la voglia di scoprire il perché mi logorava. Conoscendomi se non glielo avessi chiesto, ci avrei riflettuto fra me e me per tutta la notte.

«Oh» esalò guardando a terra «lui ne faceva parte fino alla scorsa primavera, anzi, Tyler era il quarterback e il più bravo fra tutti» mi sorpresi.

«Lui ha sempre e solo praticato questo sport, sognava di renderlo una professione da grande e aveva tutte le carte in regola per renderlo tale» aggrottai la fronte dinanzi tali parole «e perché ne parli al passato?» chiesi al dunque.

«Durante il campionato della scorsa stagione si è infortunato gravemente, tutti i ragazzi del college erano presenti sugli spalti quando negli ultimi minuti del match che stava portando alla vittoria è finito a terra...» fece una pausa «un ragazzo della squadra avversaria l'ha travolto violentemente; gli ha compromesso la rotula de ginocchio e dopo quaranta giorni di prognosi, i medici gli vietarono irrevocabilmente di tornare sul campo».

Al solo raccontarmelo lei ne pareva dispiaciuta; ora che ci pensavo, non sapevo neppure che tipo di amicizia li legasse, ma dalla malinconia che potevo percepire dalla sua voce non era difficile intuire che lo ritenesse importante.

«Non so che dire...» mormorai sentendomi improvvisamente a disagio «è stata l'ennesima batosta per lui ricevere quella notizia, per questo prima sono rimasta sorpresa nel trovarlo sugli spalti...non era mai successo che tornasse ad assistere agli allenamenti prima d'ora» e in quel momento iniziai a capire quanto avessi sbagliato a giudicare un libro dalla copertina.

Quell'aria da ragazzo impenetrabile, che sembrava nulla lo turbasse o lo preoccupasse, nascondeva già questo triste passato e per qualche istante la mia mente si domandò quanto altro ancora potesse celare dentro di se.

«Tu e lui vi conoscete da tanto?»

Non stava a me chiederlo, probabilmente stavo apparendo come la ficcanaso di turno, ma lei non sembrò turbata dalle mie parole; come un libro aperto disse «proveniamo dalla stessa città, siamo amici dal liceo...diciamo che Tyler mi ha dimostrato in più occasioni di tenerci a me, per questo lo ritengo una delle persone più importanti della mia vita» deglutii.