Giorno 27

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"Che stai pensando?"

"Che?"

"Hai la faccia tipica tua del sabato sera."

Edoardo e Alessio sono seduti da soli al tavolino del cortiletto, facendosi compagnia mentre fumano una sigaretta.

Questa domanda ad Alessio è sorta spontanea, quando ha visto Edoardo stranamente silenzioso. Considerato quanto parla, non è di certo da lui stare così tanto zitto.

"No, niente, so contento. Io e Micol abbiamo fatto un pisolino insieme oggi pomeriggio."

Alessio piega le labbra in un mezzo sorriso. "Dai? Sono contento pure io. Te lo meriti."

"Sì, insomma, non cantiamo vittoria. Lei è proprio bloccata, ma va be... mi so accorto pure che molto lentamente le cose stanno cambiando, quindi devo solo aspettare."

"Ci sta, Edo. Devi darle un po' di tempo."

"Lo so, è che stiamo da un mese qua dentro e mi pare de conoscerla da sempre..." sbuffa, scuotendo la testa come se servisse a scacciare tutti questi pensieri che ha per la testa. "Va be, lasciamo perde. Torniamo alla faccia mia tipica del sabato sera."

"Oh, ma allora non ci ho visto male."

"No, fra, te pare. Ce hai visto troppo bene" risponde Edoardo, guardandolo con attenzioni. "Senti n'po'. Come te senti dopo er coming out?"

"Uh, meglio, insomma ho avuto modo di riflettere e so che i miei genitori sanno chi sono e che mi amano. Questa cosa non cambierà niente."

"Me fa piacere che ce sei arrivato. Non conosco i tuoi ma so sicuro pure io che non ti rinneghino o qualcosa del genere, i tempi so cambiati."

"Mh, vero. Ma non per tutti. Storie brutte si sentono ancora oggi in televisione."

"So d'accordo su questo, ma so sicuro pure che i genitori che cacciano di casa i figli non so degni di definirsi genitori, e tu de tua madre e tuo padre hai sempre parlato bene."

Alessio sorride, quasi commosso. "Sono due persone splendide, loro due."

"Con un figlio così, non c'ho dubbi, fra."

"Sei davvero troppo gentile stasera, e questo mi fa pensare che non capisco come questa cosa come possa c'entrare con quello che stai tramando."

Edoardo si sente preso in contropiede. Non è abituato ad essere così trasparente per le persone, ma questa è una delle conseguenze di una convivenza forzata che dura oramai da un mese a questa parte.

"Dobbiamo fa uno scherzo a Christian, Alè."

"Dobbiamo?"

"Diciamo che devi più tu che io. Al massimo te do na mano, dopo lo dico pure a Luca ma so sicuro che c'ha pensato pure lui."

"Edo. Di che scherzo parli?"

"Mah, niente di che. Gli devi dì che te piace Mattia."

"Edoà!" sbotta Alessio, l'accento napoletano che si fa sentire più che mai mentre lo rimprovera. "Stai scherzando?"

"Io no, devi scherzà tu Alè."

"Non capisco che razza di scherzo sia?"

"Boh, na cosetta così. Ce annoiamo qua dentro" insiste Edoardo, guardandolo dritto negli occhi. E Alessio, il suo sguardo, lo percepisce bene. Sa bene cosa cercando di dirgli tra le righe. Tu stai dalla parte nostra perché sai. "Tu pensi che 'no scherzo così a Mattia faccia ridè?"

Alessio sa bene dove vuole arrivare. Cosa intende con "ridere". Per quanto tutti abbiano un bellissimo rapporto con Mattia qui dentro, in modo particolare Edoardo e Luca, è palese che lui sia l'unico ad essergli così vicino intimamente.

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