33 . Tornerò

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Cantiere di recupero
Costa Africana


Quando si infiltrarono nella nave merci, ancorata tra le acque di un canale fangoso, Klaue era nel suo ufficio e discuteva con qualcuno alla cornetta del telefono. Dozzine di uomini caricavano e scaricavano grosse valigie dentro e fuori dalla nave. Il Capitano si era portato un dito sulla punta del naso e aveva fatto cenno a Thor e Astrid di essere seguito con cautela. Clint e Pietro erano stati indirizzati verso i corridoi a sinistra, mentre Natasha e Wanda controllavano i corridoi di destra. Trovarono il generatore di elettricità e lo spensero per crearsi un vantaggio. Seguì un gran fracasso, mentre gli operai sparirono per mettersi in salvo.

I corridoi gocciolavano ed emanavano un fetido odore di palude. La ruggine divorava le pareti della nave. Oltrepassarono una grata sospesa e Astrid faticò a percepirla stabile e sicura. Il suo occhio andò a fissarsi sul fondo della nave, tra i missili ordinatamente posizionati e distanziati tra loro e che sfoggiavano il marchio "Stark Industries" sulla facciata.

Due furono i pensieri che la distrassero dalla fobia dell'altezza. Il primo fu che il nome di Tony Stark e della sua famiglia era strettamente collegato alla guerra. La sua ricchezza proveniva da produzione, compravendita, contatti, congressi e tutto ciò che stava dietro alla distribuzione di armi e dispositivi d'assalto nel globo terrestre. Il secondo pensiero fu più pratico: se fosse caduta tra tutta quell'armeria circondata dalle fiamme, i suoi amici si sarebbero salvati dalla detonazione?

Thor batté una mano sulla sua spalla per riportarla nel momento e nel luogo presente.

Una discussione animata echeggiava tra gli androni e terminò con un graffiante grido di dolore. Trovarono Ultron in piedi di fronte a Klaue agonizzante, il suo braccio a terra che rotolava sanguinolento e impossessato dagli spasmi. Il Capitano uscì dal nascondiglio. Thor e Astrid lo seguirono.

Ultron aveva cambiato aspetto. Ora era alto due metri e i suoi circuiti erano ben protetti da una corazza lucida e striata. Dalle due telecamere sul capo pulsava una tenebrosa luminescenza color rubino.

Iron Man planò dall'alto, tastò il terreno e lo schernì come sapeva fare solo lui. Un'ombra si espose alle luci di emergenza. Portava i capelli lunghi e bagnaticci, una barba incolta, i suoi avambracci erano rinforzati da lamine argentate, i suoi occhi erano piccoli, cigliati e arrossati.

-Molto spiritoso, signor Stark, si sente a casa qui? - fece l'uomo con un accento dell'est. La sua voce era grave, il suo tono era calmo e sicuro.

-Non ero un trafficante...

Captain America colse l'occasione per far ragionare il sokoviano mostrando tutta la sua empatia.

-Tu devi essere Radu. So che hai sofferto. Hai preso parte alle proteste di Sokovia...

-Captain America! - lo tagliò immediatamente Ultron - L'uomo giusto del Signore, che finge di poter vivere senza Guerra. Purtroppo non posso fisicamente vomitare...

Lo sguardo cupo di Radu esaminò i volti e i costumi degli Avengers. Più di tutti sembrò interessato alla componente più minuta. Piegò la testa da un lato per scorgere la figura di Astrid. Il suo sguardo si chiuse in due fessure. Con due dita si arricciò un baffo. La guardò come si fa davanti ad una pietanza invitante. Astrid ebbe l'impressione che si fosse infomato su di lei e si sentì ancora più in svantaggio. Infilò le unghie nei palmi e pensò ad una prima difesa.

-Se credi nella pace, allora manteniamola. - si inserì Thor.

-Credo che tu stia confondendo "pace" con "calma".

-Ah-ah! A che serve il vibranio?

Solo in quel momento Astrid si accorse che Ultron impugnava un cilindro argentato.

Nebbia E Tenebre | MARVEL ❷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora