Iron Man volava a diciottomila pieni dal suolo. Sentiva un fastidio in fondo alla caviglia e non poteva grattarsi. Forse era il bordo dei pantaloni. Sì, doveva essere così. Si era distratto e non aveva sistemato gli indumenti prima di attivare l'armatura. Si era distratto mentre pensava a doversi portare dietro la sua eterna condanna con le gambe.
Per giunta, Friday non gli stava dando alternative plausibili. Fece un giro attorno ai motori che compattavano il masso chilometrico e lo fece analizzare. Se Sokovia fosse caduta o il motore fosse stato manomesso, ci sarebbero state migliaia di vittime, mentre all'altezza prefissata era prevista l'estinzione globale. C'era arrivato prima di tutti, precisamente collegando le parole di Radu al nucleo. Aveva avuto un primo sospetto nel notare l'ancoraggio del marchingegno alla roccia, ma non aveva immaginato che sarebbe stato per gli umani come il meteorite per i dinosauri. Lo aveva capito prima di tutti, come sempre, ma non era arrivato in tempo sul luogo per prevenire l'inizio. Ultron era stato escluso da Internet da Visione, così aveva girato la chiave e ora Sokovia librava oltre la Troposfera.
Ancora molta gente era bloccata sulla città volante. Friday identificò la presenza di persone in un edificio pericolante. Iron Man fece irruzione, salutò in tono ironico e ne uscì con una vasca contenente una famiglia. Il palazzo crollò sotto di loro divorato dalla gravità, esattamente come una schiera di altri condomini. Non potevano salvarli tutti, questo era il suo pensiero ricorrente. Doveva fermare il motore, doveva trovare un modo. Avrebbero potuto far esplodere la città per evitare che precipitasse, ma chiunque fosse ancora in vita non avrebbe avuto via di scampo, compresa la squadra. Il raggio d'impatto si allargava di secondo in secondo. Provò a spiegarlo al Capitano che voleva una soluzione e non un piano di fuga. Non se ne sarebbe andato finché tutti i civili fossero stati in salvo. Forse non ce l'avrebbero fatta. Dovevano prendere una decisione alla svelta.
Poco prima, il monitor aveva individuato Rogers nei pressi della Romanoff, mentre filosofeggiavano su una morte eroica e si passavano lo scudo a vicenda. A tre chilometri da loro, Legolas, la saetta e la strega stavano indirizzando una massa sotto il tetto di un supermercato sfondato. Shakespeare in estiva, il Verde e la Visione si davano da fare con una nuova ondata di mini-Ultron e raccoglievano i civili che rotolavano dal precipizio.
Non vedeva Testa Calda. Friday la localizzò sul confine dall'altra parte di una nuvola di detriti. Circumnavigò la meteora e la vide tirarsi dietro un furgone come una valigia. Appena i sokoviani salvati scapparono al riparo, si piegò sulle gambe e rimase in ginocchio. Era da sola. Non stava chiedendo aiuto. Era tipico di Astrid non chiedere aiuto, ma forse stava solo riprendendo il fiato, si disse Tony. Era strano, però. Non si muoveva. Che stava facendo? Un barlume gli attraversò il cervello: Astrid soffriva di vertigini. Planò in picchiata senza pensarci due volte.
La trovò effettivamente in difficoltà. L'ossigeno non era sufficiente per lei. Si teneva il petto e i suoi occhi non puntavano niente in particolare. Non ci fu bisogno di Friday per capire cosa le stesse accadendo. L'unico sintomo rilevato dalla diagnostica era il battito cardiaco eccessivamente accelerato. Tony ridusse il casco con un comando e la chiamò per nome, ma lei non riusciva a muoversi. Forse non lo sentiva nemmeno. Tremava. Fissava il bordo della città in mezzo alle nuvole. Il vento le faceva volare i capelli, insieme alla polvere e le toglieva il fiato.
-Siamo troppo in alto... - boccheggiò.
-Guarda me, non guardare giù. - fece lui, accovacciato e proteso verso di lei. Astrid sollevò le ciglia per un istante, perché il solo muovere il collo le faceva venire da vomitare. Forse stava impazzendo. Le esplodeva il cuore. La pelle era diventata sottile, pizzicava, ma non sentiva gli arti. Erano cavi, dei tubi pesanti e flosci. Stava morendo? Era un infarto? Tony le assicurò che non lo fosse. Per contro stava avento un attacco di panico. Lui li conosceva bene. Nessuno era mai morto per un attacco di panico, ma Astrid poteva scommettere che più di uno fosse morto in un ascensore guasto, in picchiata.
STAI LEGGENDO
Nebbia E Tenebre | MARVEL ❷
FanfictionPer ogni conquista c'è un prezzo da pagare. L'antidoto che doveva assicurare la vita ad Astrid l'ha fatta crollare in un coma da cui si è risvegliata senza memoria e con nuovi poteri da esplorare. Nel tentativo di ristabilire i legami con i suo...