Agosto 2009,
MontréalIl Fast&Glorious si era svuotato lentamente. Le comande erano arrivate a manciate nelle ultime cinque ore. Ogni cliente che si era presentato al bancone doveva essere rimasto affamato dalla mattina perché la cordialità e la pazienza erano diventate concetti astrusi, come l'algebra o il significato di "iniquità".
Astrid aveva imparato due cose quella sera. La prima: fare chiusura significava stare al ristorante due ore in più, gratis, per pulire tutto. La seconda: chi arrivava nell'ultima mezz'ora era solitamente un tizio solitario, con una barba folta come un nido, comunicava a versi tediosi e prendeva sempre lo stesso menù: hamburger, patatine con tutte le salse, birra bionda e waffle per dessert. Lasciava gli scarti sul tavolo e se ne andava sbattendo la porta con un revolver infilato nel pantaloni. Ogni volta che lo vedeva, Astrid si chiedeva se avesse almeno l'accortezza di infilarla fuori dal bordo delle mutande o gli piacesse sentire il metallo che sfregava tra le natiche piatte.Una frustata la fece rinsavire di colpo. Si portò una mano sulla coscia e lanciò uno sguardo contrariato alla collega. Samantha ricambiò con un sorrisetto furbo.
-A che pensi? - chiese, arrotolando lo straccio attorno alla mano - Muoviti con quella cappa. Voglio buttarmi sul letto e svegliarmi domani pomeriggio.
Chiuse le serrande, Astrid si stiracchiò ed emise uno sbadiglio così profondo che la intorpidì ancora di più di stanchezza. Cercò gli auricolari e ne cavò un gomitolo di fili. Com'era possibile che si annodassero regolarmente nonostante fossero compressi in una tasca?
Samantha si accese una sigaretta, mentre la aspettava. Ne aspirò il fumo come fosse linfa vitale. Camminarono in silenzio, l'una di fianco all'altra, piluccando da una scatola degli avanzi. C'era un doppio hamburger, degli anelli di cipolla fritti, un'insalata che non sapeva di insalata, ma di qualcosa di dolce e piccante e una cola media che si passarono a vicenda fino all'ultima svolta. Quando arrivarono sotto l'appartamento della signora Jacquéline, un'anziana semisorda che teneva il volume della televisione altissimo fino a notte fonda, Astrid iniziò a cercare le chiavi, ma come spesso accadeva, non le trovò.
-Ancora? - sbuffò Samantha.
-Non lo faccio apposta. - si difese l'altra sbuffando a sua volte e tastando ansiosamente le tasche - E stavolta pensavo le avessi tu.
-Sì, va bè. Che palle, però! - mentre si lamentava, Samantha tese le mani, si arrampicò alle sbarre e saltò dall'altra parte.
Un'ora dopo si sarebbero trovate a dividersi una sigaretta, al tavolo della cucina, indovinando le battute del film che l'anziana Jacquéline stava guardando. Quando udirono quel preciso personaggio evocare il nome di "Marsellus Wallace" di lanciarono uno sguardo d'intesa e scoppiarono a ridere e iniziarono a ripetere le battute che sapevano a memoria.
Passata l'ilarità, c'era più sigaretta nel posacenere che tra le dita di Samantha, più blu sul viso di Samantha che nel cielo. Accaldata, si filò reggiseno e i pantaloni, esclamando che c'era un caldo mortale. Si abbassò davanti al frigo aperto per cercare altre due birre.
La cucina era stretta e Astrid si schiacciò con la sedia contro il muro. Respirò piano per paura di toccarla col fiato. Lanciò le pupille il più lontano possibile, verso il soffitto, verso la finestra, verso il lavello, grattò nervosamente l'etichetta della bottiglia che teneva in mano, ma le natiche sode di Samantha erano piazzate davanti a lei, divise da un sottile filo di tanga.
Samantha e Astrid si passavano dieci anni, ma inspiegabilmente allora, la gente ne dava loro al massimo cinque, di differenza. Tuttavia, ciò che rapì maggiormente l'attenzione di Astrid non fu la silhouette atletica, ma i lividi viola e gialli che macchiavano polpacci e cosce.
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Nebbia E Tenebre | MARVEL ❷
FanfictionPer ogni conquista c'è un prezzo da pagare. L'antidoto che doveva assicurare la vita ad Astrid l'ha fatta crollare in un coma da cui si è risvegliata senza memoria e con nuovi poteri da esplorare. Nel tentativo di ristabilire i legami con i suo...