-Mi hai portato il pranzo?
-Tacos con salsa piccante. I tuoi preferiti.
La serratura scattò cigolando. Omar afferrò Astrid dalla maglia e la trasportò con una mano fino a gettarla di nuovo sul pavimento come un sacco di patate. La fonte di luce primaria erano alcune lanterne a gas sparpagliate principalmente per terra.
Era un corridoio dal soffitto molto basso, che si estendeva in lunghezza per qualche decina di metri. Astrid strizzò le palpebre nel tentativo di mettere a fuoco i volti spauriti di una ventina, forse una trentina, di persone che occupavano il perimetro della stanza. Erano tutti schiacciati a sinistra dell'entrata poiché l'ala destra era occupata da scatoloni, un'imponente stufa a gas e un tavolino di metallo arrugginito su cui erano abbandonati barattoli aperti di cibo. Alcuni visi erano corrugati, gli spigoli contornati da barbe e capelli brizzolati e ispidi, alcuni contratti e induriti dal turbamento più che dalla vecchiaia, altri avevano occhi grandi, sguardi inquieti e guance paffute. Molti di loro, soprattutto donne e anziani, portavano il peso di una coperta spessa sulla schiena, simile a quella che era stata affidata a lei.
Smisero tutti di fare ciò che stavano facendo. Chi parlava si dimenticò delle parole, chi era sdraiato drizzò la schiena. La radio venne messa a tacere, i più giovani smisero di giocare al centro della stanza. Sembravano buttatì come prigionieri e loro stavano accettando la loro condizione come animali destinati al macello.
Coms Astrid provò a rotolare di lato per alzarsi, Omar la spinse di nuovo giù premendole la suola 46 dei suoi scarponi carrarmato sul petto. Si appoggiò al ginocchio, ricaricò la pistola con un'altra boccettina, incastrò il grosso pungiglione e tolse la sicura.
-Le vedi tutte queste persone? - fece lui puntandole spavaldamente con l'arma.
Astrid che aveva appena iniziato a mettere a fuoco i contorni non sapeva cosa rispondere per paura di prendersi un'altra dose del prodotto che la stava paralizzando. Ispezionò velocemente tutti i bambini e tutti i nascondigli che rientravano nel suo campo visivo senza trovare Jay-Jay.
-Queste persone sono vive grazie a me. E tu per il tuo egoismo le stavi mettendo a rischio. Ho fatto un errore ad averti dato una possibilità. Avevi detto di aver perso la memoria, invece stanotte ti sei fatta aiutare dai tuoi amichetti per fuggire. Non contenta sei tornata a prenderti gioco di noi. Sei un essere vile e codardo.
-Quali amichetti? - farfugliò Astrid la cui lingua stava riprendendo gradualmente sensibilità.
-Ah, non ti ricordi più di nuovo? - fece lui con una vocetta finta. Le puntò l'ago della pistola sotto il mento. - Come hai fatto ad uscire dalla cella?
-Non lo so.
-Ah, non lo sai? Cos'hai detto a Jay-Jay? Perchè è corso via in lacrime dopo aver parlato con te?
Astrid strinse i denti. Se il bambino era corso via in lacrime non era per qualcosa che lei aveva detto, ma per qualcosa che lui voleva mantenere segreto.
-Dov'è? Cosa gli avete fatto? - chiese lei temeraria, spalleggiata dalle espressioni contrite che osservavano la scena senza intromettersi.
Erano contrariati, questo era piuttosto evidente, ma oltre al disagio c'era qualcosa nelle loro occhiate che si aggirava tra la paura e il disprezzo. Quelle persone non provavano alcun tipo di affetto o rispetto per Omar. Erano semplicemente ostaggi della sua mente deviata.
Lui lo aveva percepito e secondo il suo piano, recitando la parte del loro salvatore avrebbe riconquistato la loro stima. Astrid capì di avere ragione quando l'ago premette di più sulla sua gola.
-Qua le domande le faccio io. Che cosa gli hai detto? Lo hai minacciato? Siete tutti della stessa pasta voi "super", vi approfittate dei più deboli.
-Non so di chi stai parlando, ma io non ho mai voluto fare del male a nessuno.
-Lei è Astrid. È una Vendicatrice! - esclamò qualcuno nel mucchio.
Omar alzò il capo e iniziò una predica.
-Sì, lo è. Ben detto. Per molto tempo ho serbato rancore per loro. Solo ultimamente avevo iniziato a pensarla diversamente. Ho dato fiducia a questo essere immondo, le ho offerto ospitalità come qualcuno mi aveva suggerito e lei ci ha ripagato mettendoci in pericolo. Ve lo avevo detto io. Sono stato buono, ho ascoltato anche voi, ma... A loro non interessa di noi. Agli Avengers non interessano i civili. Come i ricchi non si interessano dei poveri. Ci ripudiano. A loro facciamo schifo. Perché ricordiamo loro quanto possono cadere in basso, che possono abbassarsi al nostro livello. Ma è arrivato il nostro momento per riemergere. Lena! Stacca il catenaccio dal portone!
Mentre Omar parlava, Astrid sentì un click e uno spasmo della pistola. Era scattata. Si sentì trascinata in una spirale buia che la risucchiò per svariati minuti, in cui le voci dei suoi aguzzini erano tanto lontane e disordinate che anche i toni della voce erano indecifrabili.
Quando l'effetto del siero iniziò a svanire, era seduta su una sedia. Il busto soffocato da un catena spessa quanto un suo polso. Faceva tre giri e la comprimeva come un boa attorno al pranzo.
I polsi erano legati assieme con del nastro adesivo dietro il poggiaschiena, le gambe lungo quelle della sedia. Davanti a lei, un grosso secchio d'acqua riempito fino all'orlo. La porta era chiusa. Un primo istinto la portò a cercare di slegarsi le braccia, ma sapeva di essere ancora troppo intorpidita e di non essere sola nella cella. Omar si alzò da terra e iniziò a camminare avanti e indietro, lentamente, alle sue spalle.
-Vedo che due dosaggi ravvicinati ti fanno più effetto. Mi sei sembrata morta per qualche minuto. Allora, bando alle ciance, ti illustro il gioco. È molto semplice: ti porrò tre domande. Una risposta giusta equivale ad un pasto. Due risposte giuste: un pasto e ti slego dalla sedia. Tre risposte giuste: ti apro la porta e sarai libera di andare dove ti pare. Tutto chiaro? Bene. Prima domanda. Come hai fatto ad uscire dalla cella? Era chiusa dall'esterno e le inferriate sono ancora intatte. Perciò come hai fatto e chi ti ha aiutato?
Astrid guardò la sua penitenza impressa nel riflesso del suo viso. Per la prima volta poteva ammirarlo per intero, danzante sul pelo dell'acqua bruna sotto il suo naso.
-Sono due domande. Non una.
-Potrei contarla come sbagliata, ma mi sento clemente. Come hai fatto ad uscire dalla cella?
-Non lo so.
-Non mi prendere in giro. Non puoi aver chiuso gli occhi ed esserti trovata fuori magicamente senza volerlo. Rispondi!
Astrid non parlò, determinata. In effetti era andata più o meno così. Di certo non era quello il caso, ma se anche avesse voluto spiegarglielo non sapeva da cosa partire.
-Non importa. Andiamo avanti. Seconda domanda. Con chi hai parlato?
-Con nessuno.
-Vuoi dirmi che sei uscita solo per farti una passeggiata al chiaro di luna da sola? Mi puzza tanto di seconda risposta sbagliata. Terza domanda. Cosa vi siete detti tu e Jay-Jay ieri sera?
-Niente che ti possa interessare.
La figura di Omar entrò nello sguardo di Astrid. Era serio e sembrava piuttosto calmo. Le poggiò gentilmente la mano buona tra spalla collo. Astrid potè udire il tessuto di pelle del guanto scricchiolare.
-Game over.
La sedia roteò in avanti. La testa di Astrid finì nel secchio schizzando ovunque. Omar la spinse giù quasi fino a toccare il fondo. Astrid agitò la testa, si contorse, tentò di controbattere la spinta, ma non era abbastanza forte. Poteva trattenere il fiato per qualche secondo, ma non era mai stata una grande sommozzatrice. Cercò di resistere fino all'ultimo, ma quando il diaframma pressò i polmoni reclamando ossigeno, l'acqua si fece spazio nella bocca e nel naso occludendo le vie respiratorie.
La sedia la tirò indietro di colpo. Astrid vomitò tutta l'acqua che aveva bevuto e inalato tossendo violentemente. Aspirò più aria che poteva godendosi il sollievo della tregua. Le faceva male la testa, il naso, il petto, le bruciavano gli occhi per lo sforzo, il battito cardiaco era talmente accelerato che lo sentiva pulsare nelle tempie e nelle orecchie, i muscoli del suo corpo dormivano, ma comunque li sentiva tremare.
Omar non aveva fatto una piega. Le girò attorno. Paziente.
-Ricominciamo.
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Nebbia E Tenebre | MARVEL ❷
FanfictionPer ogni conquista c'è un prezzo da pagare. L'antidoto che doveva assicurare la vita ad Astrid l'ha fatta crollare in un coma da cui si è risvegliata senza memoria e con nuovi poteri da esplorare. Nel tentativo di ristabilire i legami con i suo...