18 . Dieci per cento

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-Pronto?

-Steve? È tutto il giorno che cerco di contattarti.

-Tranquilla. Ho visto tutto.

-Cos'hai visto?

-Il video. Astrid.

-Dove sei?

-So dove si trova. Ci sto andando ora.

-Come fai a sapere... - Natasha si spostò di qualche metro e abbassò la voce cercando di mantenere la calma per non insospettire gli altri. - Come lo sai?

-Intuito.

-Steve. Per favore. Non sai cosa ti aspetta. Hanno il siero. Mandami le coordinate che ti raggiungiamo.

-Ho presente i rischi. Proprio per questo non ho intenzione di farmi ostacolare da qualcuno che pensa solo a sé stesso.

-Non metto in mezzo nessun altro. Vengo solo io.

-Non posso rischiare. Mi dispiace, Natasha. Per piacere, non dire niente a nessuno.

-Sei un testone! Almeno dammi un indizio!

Steve ci pensò un attimo.

-Polvere.

-Polvere? Mi stai prendendo in giro?

-Scusa, devo andare.

-No, Steve! Non ti azzardare a riattaccare senza...!

Tuu.. tuu.. tuu...

***

Astrid sospirò col naso del muco denso. Percepì una colonna secca che colava dal naso fino al labbro superiore. La luce di un lampione che sfavillava all'esterno le ricordò i flash delle macchine fotografiche, i fari delle automobili, una lampada che l'accecava in una stanza buia come quella in cui era ancora bloccata.

Non era sicura di essere completamente sveglia e nemmeno che quelle visioni fossero ricordi o immaginazioni. Lentamente riprendeva controllo dei muscoli facciali e delle dita dei piedi e delle mani. Proprio in quei punti iniziò ad infiammarsi un dolore lontano, ma sempre più presente. La lingua gonfia le dava una sensazione di soffocamento assieme al sapore ferroso che invadeva tutto il suo setto nasale e di cui cercò di liberarsi sputandolo. Delle gocce nere e pesanti vennero assorbite dall'oscurità colpendo il tessuto dei pantaloni bagnati sulle sue cosce.

Abbandonò la testa all'indietro e all'improvviso si ricordò del piano, ma qualcosa era già andato diversamente dal previsto. C'era troppo silenzio e si sentiva più impacchettata dell'ultima volta che era stata sedata. Il nastro adesivo era stato rinforzato, ora risaliva fino al ginocchio e avvolgeva le sue mani in due pugni per evitare che potesse sfilarli via grazie all'acqua e al sudore.

Omar. Ora ricordava di aver fatto uno scatto su di lui mentre le tirava i tendini della mano e lui, da terra, aveva dato un calcio alla sedia facendola cadere per poi continuare il lavoro sulla sua faccia fino a farla svenire. Aveva sopravvalutato la propria forza e sottovalutato quella di Omar. L'assalì la paura di aver messo ancora più in pericolo i ragazzi. E se qualcuno si fosse fatto male? E se Lena avesse aperto il fuoco? E se Omar si fosse scagliato su qualcuno come aveva fatto su di lei? Aveva fatto un casino, aveva sbagliato tutto.

In quel momento, l'energia della disperazione alimentata dall'ignoto la fece agitare tanto da risvegliare gli arti. Mosse il busto in avanti come per allentare le catene, tirò i polsi verso l'esterno, i piedi verso l'alto e il basso energeticamente, ma tutto ciò che riusciva a provocare era il rumore del metallo. Era arrabbiata e frustrata e non capiva come uscire da quella prigione.

Nebbia E Tenebre | MARVEL ❷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora