60 . Zheltyy Tsvetok

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2001, Siberia

Una ventola girava, gracidando. Le tubature gocciolavano, consumate dalla ruggine. Rintocchi di gocce battevano sulle tubature cave. Un respiratore elettrico sospirava lento tra una schiera di vasche verticali. Il liquido di conservazione al loro interno gorgogliava e le bolle d'aria salivano in superficie sfiorando i corpi che dormivano al loro interno: ombre opache, rassegnate ad un sonno indotto e duraturo. Il vetro era appannato e i volti difficili da riconoscere. Sul pavimento lucido vagava una fitta nube di vapore che odorava di un odore chimico, pungente.

Astrid se ne stava accucciata dietro ad una vasca. Tra i cavi e le attrezzature, poteva vedere tre figure di spalle e una cerchia di soldati che divaricava le gambe attorno ad una pedana, al cui centro era stata installata una sedia di metallo. Sopra di essa spuntava un gomito lucido come il mercurio liquido. Una soldatessa dai capelli scuri tirati in una crocchia bassa, premeva i tasti meccanici ad una tastiera.

-Abbiamo trovato questo nella pettorina del soldato, signore. - informò servile un uomo basso e tarchiato, calvo e con un camice troppo stretto per lui. Scavò nella tasca e ne estrasse qualcosa.

-Hoffmann! Porta qui quella maledetta! - l'ordine del Generale fece intirizzire il calvo sul suo posto e squillò tra le mura come uno sparo. Seguirono parole borbottate indecifrabili.

-Vieni, Astrid. - la voce del dottor Hoffmann invece era gentile, pacata e paterna. Si aggiustò gli occhiali, chiuse il quaderno che stava leggendo durante l'attesa e diede una piccola spinta alla schiena della ragazzina per invitarla a camminare.
Il Generale abbassò le pupille su di lei, costringendole in un paio di fessure sottili, il mento rasato rimase impalcato sopra il collo taurino senza muoversi. La squadrò con ripugnanza, stagnando più sui fiocchi della veste che sui rammendi e infine sulle iridi terrificanti che bruciavano e scattavano da una parte all'altra, brillanti in modo disumano.

-Doch' d'yavola - borbottò deformando il labbro superiore e mostrando i denti come un rottweiler pronto a mordere.

HYDRA e Unione Sovietica stavano collaborando sotto accordi strettissimi e perciò era costretto a sopportare le ricerche profane di uno svitato. Non era permesso assistere agli interventi sul Soldato d'Inverno ai non addetti, ma quella sarebbe stata un'eccezione necessaria. Hoffmann non era stato in grado di tenerla al suo posto. Aveva assicurato che non avrebbe interferito, che sarebbe rimasta nella sua parte di laboratorio, ma le sgattaiolate sporadiche erano diventate un'abitudine inaccettabile. Non era la prima volta che qualcuno la beccava passeggiare in quella zona. La curiosità era un'infermità e un vizio da estirpare, come le erbacce infestanti in un orto. E dato che le maniere forti e la lobotomia non erano stati efficaci, magari assistere in prima fila l'avrebbe resa restia dall'uscire dalla propria cella senza autorizzazione per il resto della sua vita.

-Che lingua parla la figlia del diavolo? - il timbro profondo, fermo e algido del Generale vibrò nelle note più gravi del bunker. Aveva un radicato accento russo e se ne stava ritto, le braccia dietro la schiena, impettito nella divisa militare, un berretto rosso schiacciato sulla testa.

-Una lingua antica da cui deriva il norvegese. Ho provato ad insegnarle il tedesco, ma è di poche parole. - rispose Hoffmann prendendosi un polso.

-Tutti questi anni e non sei ancora riuscito ad insegnarle a parlare?

-Ha la testa dura, ma sono sicuro che comprenderà ogni parola.

Il volto del russo non mutò di espressione. Studiò il dottore con la stessa aria avversa con cui aveva esaminato la bambina. - Sembri ringiovanito. - osservò. Le pieghe del volto del dottore erano diminuite da una settimana all'altra o era una sua impressione? Dal canto suo, Hoffmann deglutì della saliva di troppo e non si permise di sostenere lo sguardo sospetto. - Usi una crema antirughe? Hai qualche consiglio da darmi? - lo schernì ancora, mentre si spalmava le mani secche sulle guance scavate e i soldati in cerchio ridacchiarono tra loro.

Nebbia E Tenebre | MARVEL ❷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora