L'alba bussava oltre i monti. Diradate striscie di pennello rosa e arancione galleggiavano su uno sfondo ciano che si sdraiava su ogni cosa.
La foresta e le punte delle montagne erano ombre statiche e appuntite ricoperte dalla neve.
Più a sud, un piccolo porto circondava un'insenatura pacifica. Un peschereccio aveva appena salpato e la lampara lampeggiava sul bordo dell'acqua rimpicciolendosi al largo. I gabbiani sorvolavano le case del villaggio e il vento trasportava il loro gracidare fino alla collina che saliva in pendenza ancora per svariati metri.
Lassù in cima, nel fitto bosco di conifere, si sollevava una colonna di fumo.Quando Astrid aveva provato a trasmutarsi nel cottage, qualcosa l'aveva spinta via. Immaginò fosse stato l'incantesimo, che percependo la presenza di Crepuscolo sulle sue spalle, l'aveva rigettata.
Pesava. La Spada pesava come se un elefante le stesse ammarsupiato alla schiena. Per questo motivo non poteva inserirla nel fodero attaccato alla cinta. Si era inventata una fondina allacciata al dorso. Due lacci in pelle si incrociavano sul petto sopra la tunica fumosa. Ogni tanto la Spada faceva resistenza, la spingeva in basso e le ginocchia le cedevano, ma non si era lasciata abbattere dalla fatica, anzi, la difficoltà la motivava a salire ancora. Crepuscolo doveva obbedirle.
Quelli che prima aveva creduto sibili e sospiri e suoni indistinti ora vibravano come parole limpide. Era una cantilena ripetuta, una formula.
-Irradia, dirompi, brunisci, consuma. Irradia, dirompi, brunisci, consuma.
-Silenzio! Io ti ho ridestata, devi dare retta a me! - ordinò Astrid spingendosi sulle ginocchia, mentre il vento soffiava nella direzione opposta a quella in cui stava andando. Non era nemmeno sicura che quelle parole venissero dalla Spada e non dalla sua mente ormai infragilita e pugnalata da parte a parte, ma sapere che non fosse sola su quel cammino, in qualche modo la rincuorava.
-Dai retta a me... Dai retta a me... - sibilò Crepuscolo forse per gioco, forse per prenderla in giro, forse per apprendere il suo linguaggio, diverso da quello che aveva udito per millenni dal suo precedente possessore.
-Non ti è bastato il laboratorio? Eh? - brontolò Astrid strappando un piede dalla neve che le arrivava alla caviglia. Un'aquila governava il suo regname sotto le sue possenti ali. Le sbatté solo una volta e scivolò in picchiata. Astrid non ne aveva mai vista una e ne rimase rapita, ma Crepuscolo trovò il modo per attirare nuovamente l'attenzione su di sé.
-Midgard, un cuore polposo custodisce. La Padrona lo ignora e la Lama perisce.
-Se, se... - fece Astrid annoiata. Il suo alito faceva nuvole compatte di vapore bollente. La neve non la sfiorava neanche. - Parli in rima. Non ho mai sentito una spada parlare in rima. - disse, con una punta di ridicolo sulla lingua. Concentrata a non scivolare sui gradini di radici, pensò che non aveva mai sentito una spada parlare in generale. - Sai? Quasi quasi mi manca quando mi provocavi il prurito.
Giurò di sentirla ridere e le venne in mente una donna psicotica, tutta ingobbita, che girava in tondo in una stanza senza mobili.
-Irradia, dirompi, brandisci, consuma. Irradia, dirompi....
-Mi stai facendo impazzire. Siete tutti così fastidiosi sugli altri pianeti?!
-Pianeti... Pianeti...
Astrid sospirò e il sospiro si tramutò in un grugnito di frustrazione. - Ma che ci parlo a fare con te? Sei una spada. E sei pure pazza.
-Pazza! Pazza!
La Spada si agitò. Astrid scivolò su una radice ghiacciata e perse l'equilibrio. Si aggrappò ad un ramo basso di pino e lo sentì scricchiolare. Trainò il suo peso con calma, studiando l'elasticità del legno. Se si fosse spezzato, sarebbe rotolata fino a valle e considerando le rocce che spuntavano dal suolo, si sarebbe fatta molto male.
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Nebbia E Tenebre | MARVEL ❷
FanfictionPer ogni conquista c'è un prezzo da pagare. L'antidoto che doveva assicurare la vita ad Astrid l'ha fatta crollare in un coma da cui si è risvegliata senza memoria e con nuovi poteri da esplorare. Nel tentativo di ristabilire i legami con i suo...