𝗣𝗔𝗥𝗧𝗘 𝟮 ✹ 44 . Cambiamenti

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Un mese dopo

Il profumo delle lenzuola nuove era una garanzia per la sua sanità mentale. Era certa che se avesse pensato abbastanza forte alla fragranza usata nella lavanderia, la prossima volta che si trovava fuori casa, sarebbe apparsa esattamente nel suo letto, con la faccia sul cuscino.

Il Seidr di sua madre era stabile da giorni. Ogni tanto la sentiva rantolare nel sonno. Quello di Loki invece era agitato. Immaginò che il motivo per cui l'unica volta che aveva provato a spiarlo, l'aveva cacciata, fosse perchè Thor era tornato su Asgard. Tuttavia, ogni notte la veniva a cercare.

"Uccidi chi ti è più devoto e Crepuscolo sarà tua."

le bisbigliava ad un certo punto dell'incubo. Poteva percepire la sua presenza nel suo letto, la punta del pugnale che scivolava lungo il collo. Intravedeva la spada da lontano e sua madre iniziava a parlare più chiaramente:

"Non lasciarti sedurre dalla spada. Non diventare la sua Corona."

Ogni notte, appena chiudeva gli occhi, iniziava a precipitare nel vuoto finché Sokovia non esplodeva come fuochi d'artificio a Capodanno. Alla fine si schiantava sempre al suolo e il marmo le inglobava le gambe. Radu appariva di fronte a lei, con la sciabola nel ventre e i denti umidi di sangue.

"Verrà a prenderlo.
K. V. M."

Si svegliava sempre tra le tre e le cinque di mattina con la sensazione di aver urlato. Ne ebbe conferma una notte che si era trovato Steve, Natasha e Jay-Jay nella sua camera, in pigiama e con un'espressione allarmata. La loro assistenza avrebbe dovuto lusingarla e farla sentire protetta, invece le ricordava ogni volta quanto fosse difficile dormire nelle camere adiacenti alla sua e ciò si era trasformato in odio per sé stessa.

Steve, che col tempo aveva imparato a leggere il dolore oltre il suo orgoglio, era sempre stato pronto per lei, anche solo rimanendo sveglio, in attesa per intervenire e non era più tornato al suo appartamento per la notte. Natasha, che invece era una donna pratica, aveva comprato un cuscino in più, della melatonina e dei tappi per le orecchie. Quella notte, fortunatamente, Astrid non aveva urlato e nessuna fonte di calore era in piedi dietro la porta. Strinse i pugni fino a sentire le unghie per tornare in contatto con la realtà e infine si voltò dall'altra parte, sperando di non vedere l'alba.

La mattina dopo si trovava a correre attorno al complesso. Steve le stava al passo e Sam Wilson non perdeva un momento per lamentarsi di quanto fosse frustrante compararsi con loro. Si fermò per appoggiarsi ad un tronco e li guardò sorpassarlo alla sua sinistra, mentre cercava di non vomitare la milza. All'ultimo giro, Steve lo raggiunse. Puntò l'orologio. Erano le otto.

-Facciamo colazione?

-Voi andate, io vi raggiungo. - fece l'instancabile, si allacciò un peso da cantiere in vita e bruciò le ultime forze con le trazioni ad un'asta appesa al cemento del muro.

-Tsé... Canadesi! - esclamò Sam che si era sdraiato sul prato.

-È Asgardiana. - spiegò il supersoldato mentre recuperava il fiato, con la faccia schiantata al sole e i pugni in vita.

-Una cosa?

-Parente di Thor.

Samuel annuì. -Ah... Capisco. - fece una pausa - Le hai parlato?

-Non ancora.

-Cosa stai aspettando?

-Il momento giusto, suppongo.

Nebbia E Tenebre | MARVEL ❷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora