Il sudore gli colava sulla fronte a gocce generose. La maglia gli si appiccicava sui muscoli mentre il vento freddo di dicembre pungeva senza pietà accomodandosi pigramente tra i rami spogli e gli edifici come un'assonnata donna di ghiaccio. L'anno precedente a Natale aveva nevicato a Washington e nelle città adiacenti, ma non era stata una nevicata abbondante. Il manto bianco formatosi pazientemente durante le ore notturne era stato vinto dalla pioggia. Le strade quell'anno erano ancora sgombre. Le ruote delle auto navigavano nella fanghiglia. Nell'aria vibravano le voci dei ragazzini che facevano le prove dei Gospel di Natale e l'aroma caramellato dei dolci.
Samuel Wilson dovette fermarsi per recuperare il fiato, odiando in segreto il puntino grigio che l'aveva superato molti metri addietro, prima di sparire dietro un muro di alberi. Si sedette su una panchina a bordo pista, si asciugò la faccia con la felpa estraendola da sotto la giacca antivento e attese che il suo battito da corsa si calmasse.
Erano le sei di pomeriggio e il cielo era terso e uniforme. Le nuvole erano tanto compatte e basse che sembrava minacciassero di precipitare da un momento all'altro per schiacciare la città. Era una giornata cupa e decisamente troppo fredda per fermarsi sudati per ammirare il parco. Sam, per un istante, pensò di abbandonare l'amico e tornare verso casa, ma prima che potesse decidersi davvero, i piedi rapidi di Capitan America annunciarono il suo arrivo. Poggiavano al suolo con un timbro caratteristico, iniziando a rallentare qualche metro prima. Sam non si voltò nemmeno per quanto era distrutto, ma non aveva bisogno degli occhi per sapere che era lui.
-Puoi fare a meno di fare lo sbruffone quando ci sono io.
-Sbruffone?
-Capisco che hai bisogno dei tuoi standard, ma non ti sembra eccessivo? Perché non ti allenti con i tuoi simili? Mi fai sentire una nullità. - solelvò un indice accusatorio - Non ridere. Almeno avvisami per l'ultimo scatto, così mi preparo psicologicamente.
Steve appuntò le mani alle anche e fece finta di non esserne divertito.
-Va bene. Proverò a frenarmi.
-Proverai a frenarti. - gli fece il verso l'altro - Ma certo. Insomma, guardati. Non sudi, non hai il fiatone. - fece un gesto di resa - Ah, ma che ci parlo a fare con te.
-Non esagerare. Sono stanco anch'io.
-Stanco, dici? - ribatté Sam con un'espressione teatralmente e comicamente stupefatta - Amico, hai fatto tredici miglia in mezz'ora, dopo una settimana di convalescenza, e sembri uscito dalla pubblicità di un profumo.
Steve rise di nuovo timidamente. Si sedette sulla panchina accanto a lui per non fargli pesare il fatto che fosse pronto per un'altra corsa.
-Allora? - fece Sam quando il suo fiato gli era tornato regolare. Gli diede due pacce sulla spalla spessa.
-Allora cosa?
-Non mi hai raccontato niente. Non l'avete trovata, suppongo.
-Abbiamo seguito delle piste, setacciato l'unico luogo che poteva portarci a dei risultati, ma abbiamo trovato solo un cinema abbandonato e un paio di personaggi ambigui. Nessuna traccia di lei che esce dalla città, nessun'altra immagine dalle telecamere, nessun altro avvistamento. È spaventata e si nasconde. Inoltre... - sospirò - Nella squadra non vige un clima molto unito.
-Mmh... - Sam si appoggiò con la schiena, sviluppando un fare da mamma o da psicologo. Ascoltare e dare consigli gli riusciva molto bene. - Me ne vuoi parlare?
-Stark e io abbiamo litigato. - una nuvola nervosa evaporò dal naso di Steve - Potrei aver perso le staffe... e potrei avergli rotto il naso, la scorsa notte. E lui potrebbe aver reagito.
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Nebbia E Tenebre | MARVEL ❷
FanfictionPer ogni conquista c'è un prezzo da pagare. L'antidoto che doveva assicurare la vita ad Astrid l'ha fatta crollare in un coma da cui si è risvegliata senza memoria e con nuovi poteri da esplorare. Nel tentativo di ristabilire i legami con i suo...