C'era qualcosa di strano nell'aria. Non soffiava vento e dominava un odore di betadina e di gomma, così distante dal profumo di giardino che aveva annusato camminando a piedi scalzi in quello che stava iniziando a capire fosse stato un sogno.
Inspirò a pieni polmoni, riempiendosi il petto di quell'aria statica e compressa, perché era da tanto che non respirava così bene senza che le costole si incrinassero, senza fitte improvvise, senza che un pezzo di piombo insistesse nell'infilarsi tra i suoi organi.
Ricordava del dolore etereo che non abitava più il suo corpo e per un momento si era aspettata di doverne provare ancora.
Nel buio del suo dormiveglia apparve anche l'odore metallico del sangue. Poteva annusarlo come se fosse spalmato sul suo corpo.
Il simbolo di un teschio tentacolato dondolava nel corridoio appeso ad un muro instabile, come un oscuro presagio. Il giardino si era tramutato in un labirinto di pietra grigia che la circondava, sopra, sotto, a destra, a sinistra.-Verrai con me... - bisbigliò l'uomo apparso alla sua destra. Le puntava una pistola in mezzo agli occhi. Era uno scienziato. Ed era pazzo. Non sapeva da dove arrivassero quelle intuizioni, ma doveva essere per forza così.
-Andrò dove voglio andare. E con te mai. - disse la sua stessa voce, ma invece di partire dal proprio petto, arrivava dalle sue spalle. Dietro di sé, si vide in piedi, le manette ai polsi, un labbro tagliato, un braccio in cancrena e nessuna speranza.
Girò attorno alle due figure e notò che non muovevano le pupille per inquadrarla. Fu solo quando un urlo soffocato spaccò l'aria che voltarono lo sguardo verso di lei.Indietreggiò e si mise a cercare un'uscita, ma quel labirinto di corridoi e celle vuote sembrava infinito. E mentre i lamenti continuavano e le straziavano il cuore, si lasciò incuriosire dall'unica cella abitata.
Una macchiolina bianca cantava una filastrocca. Una bambina che portava il suo volto, solo più paffuto, e i suoi capelli, solo più lunghi e intrecciati. La lunga canottiera stropicciata e le mani intente a impilare una serie di mattoncini di legno sbruciacchiati. Gli occhioni dorati che scattarono su di lei la fecero rabbrividire.-Trova un'uscita o rimarrai incastrata qua. Per sempre.
A cozzare con la vocina, ruggiti sofferti rimbombarono nel tunnel. Poteva sentire tutto lo strazio di quel verso tremare nella propria gola.
Tutto il resto pareva restare immobile mentre correva, tranne un fascio di luce che proveniva dall'apertura del muro alla sua destra: c'era quasi.
Strinse i denti e spinse le gambe, mentre l'aria era diventata troppo densa per spostarsi. Raggiunse l'apertura nuotando nella fatica, scoprendo che non era l'uscita, ma la parete trasparente che arginava un'altra stanza.
Al centro di essa era posizionata una poltrona e le estremità di un paio di arti meccanici erano adagiate sulla fronte imperlata di un uomo dal braccio d'argento, il Soldato d'Inverno, Soldat, James Barnes, Bucky. Le membra tremanti, le labbra stropicciate attorno all'apribocca, gli occhi fulminati dallo shock. L'assassino più letale dell'Hydra era sottomesso ad una macchina. Si accorse solo in quel momento che suono prolungato e straziante che aveva udito attimi prim provenisse da lui.
-Basta! Basta! - urlò sbattendo i pugni sul vetro, ma la sua voce era troppo debole per farsi sentire.
Dall'altra parte della stanza, entrò di corsa la bambina con la veste bianca. La versione giovane dell'uomo che aveva incontrato all'inizio del corridoio, la inseguì e la trattenne tra le braccia mentre scalpitava. Ed ecco che apparve un siero azzurro, compresso in una siringa che andò immediatamente a calmare la bambina.
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Nebbia E Tenebre | MARVEL ❷
FanfictionPer ogni conquista c'è un prezzo da pagare. L'antidoto che doveva assicurare la vita ad Astrid l'ha fatta crollare in un coma da cui si è risvegliata senza memoria e con nuovi poteri da esplorare. Nel tentativo di ristabilire i legami con i suo...