53 . Eclissi

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Scomparve con la magia, seguendo la scia di casa, ma il Seidr non la trasferì davanti alla porta d'ingresso, bensì in mezzo al giardino. Rimase perplessa. La sua intenzione non era stata abbastanza forte, i suoi poteri stavano ancora facendo i capricci o non si sentiva al sicuro al complesso?
Steve la fissò risalire la collina indeciso se rimproverarla subito o attendere che si facesse avanti per prima. Astrid gli passò accanto, gli lanciò un'occhiata fugace prima di entrare. Aprì le borse sul tavolo e riempì il frigo. Jay-Jay spuntò in cucina con una scivolata e una mossa da supereroe. Il temperino appena comprato diventò subito una macchinina che correva sui mobili. Poi, posò un gomito sul tavolo e allargò un sorriso furbesco.

-Hai preso... la roba? - chiese, enfatizzando l'ultima parte, un sopracciglio alzato, come per dire "sai di cosa sto parlando" ad uno spacciatore.

Un pacco di marshmellow uscì per ultimo dal sacchetto del supermercato. Le manine si protrassero per agguantarlo e Astrid lo fece sparire in una nuvola brillante. Quanti ne aveva mangiati? Jay-Jay mostrò due dita, che diventarono tre e infine quattro. O cinque? Il pacchetto vecchio era finito. Un paio di quaderni e due libri, di grammatica e di matematica, piombarono sul tavolo. Astrid aveva deciso che prima che venisse iscritto a scuola, doveva imparare almeno a leggere e a fare due conti e non avrebbe visto un dolce finché non avrebbe iniziato. Jay-Jay non voleva fare i compiti. Voleva solo un marshmellow. Si lamentò e insistette per qualche minuto. Ne voleva solo uno, uno soltanto, uno e poi basta. E va bene. Uno, Astrid, poteva darglielo, ma dopo avrebbero dovuto fare i compiti insieme e assolutamente non doveva dire nulla al Capitano.

-Sarò muto come un Piranha!

-Cosa non devo sapere?

La spalla dell'evocato si poggiò contro l'intercapedine della porta. Astrid e Jay-Jay si riempirono entrambi la bocca di fretta, sorridendo colpevolmente. Jay-Jay filò in camera con i libri sottobraccio, pronunciando un "ci vediamo" ventriloquo, la guancia gonfia come quella di un roditore.

-Gli fanno male tutti quegli zuccheri.

Astrid alzò gli occhi al cielo, mentre era voltata. Aveva i nervi a fior di pelle. "Calma. Calma. Non rispondere male".

-Dove sei stata?

-Ho fatto la spesa.

-Avevi un appuntamento con l'avvocato stamattina.

Astrid si portò una mano alla fronte, rimase appesa al ripiano con una parolaccia tra i denti, mentre depositava della verdura. Si era completamente dimenticata, non se lo era nemmeno segnato sul calendario. Il processo era vicino e il bisogno di allontanarsi dall'ansia aveva giocato un brutto scherzo. Chiuse il frigo con un gesto esplicito per mandare tutto a quel paese.

-Sono riuscito a rimandarlo a domani. - riferì il Capitano, con tono asciutto. Colpì l'intercapedine con un palmo come uno sperone prima di sparire nel corridoio. - Vieni su.

Astrid si prese un attimo, sospirò, strinse lo schienale di una sedia. Il carico che gravava sulla sua schiena era faticoso da trascinare. Seguì le scale verso gli uffici. C'era da aspettarselo dal Capitano. Un problema interno andava risolto il più presto possibile.
Scansionò la stanza. Erano in tre. Sul volto di Natasha non trovò rabbia, sebbene non fosse assolutamente disteso. Era seduta al tavolo e attese che prendesse postazione insieme a loro.
Astrid mal sopportava il modo di fare da genitori che avevano con lei. A tratti si sentiva lei stessa il problema da risolvere, non solo i suoi scatti esagerati. Erano insofferenti alla sua mancanza di disciplina. Complice il fatto che dall'ultima volta che si erano riuniti per parlare di un guaio che aveva combinato, era passato tanto tempo, esattamente da quando aveva rubato la moto di Natasha per affrontare Loki da sola.

Nebbia E Tenebre | MARVEL ❷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora