80 . Gli ultimi

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Gli scarponi dei soldati, dell'uomo e della donna, trovati svenuti nel condotto e sul tetto, squittivano strisciando sul pavimento. Due ampie mani forti erano serrate attorno ai giubbotti antiproiettile e trasportavano i pesi inermi come borse della spesa, finché non si aprirono e i corpi piombarono al terreno.

-Qualcuno sta scorrazzando nei tubi come un ratto.

Catarina dava le spalle alla porta. Conosceva bene il portatore della voce cavernosa che la distolse dal suo meditare. Era l'unico che poteva permettersi di rimproverarla.

La città sopiva, statica, uno scrigno di lampadine oltre la vetrata. Le piaceva lavorare di notte, le dava maggior senso di controllo e la luce soffusa le rilassava gli occhi. Appoggiava il mento sotto un pugno, il telefono ancora tra le dita. La benda che si arrotolava attorno al capo stringeva tanto da provocarle un'emicrania perseverante come un fischio acuto. Stette in silenzio, mentre la srotolava e si sfregava i capelli sudati. La nuca era ancora un bozzo gonfio e dolorante.

-C'è puzza di segreti qui o ho bevuto troppo Pàlinka? Perché siete tutti silenziosi, eh? - esclamò l'altro con il suo accento straniero - Ah, ho capito. Lo sapevi già, ma hai paura di lei.

-È ostinata. - disse Catarina, le pupille ferme sul proprio riflesso, come disinteressata all'argomento. - Le faremo una doccia di gas nervino.

-Quella roba non funziona su di lei. Hai visto anche tu.

-Non la fermerà, ma di sicuro la farà rallentare. E poi c'è sempre il Pozzo.

-Il Pozzo? Non è pronto. Potrebbe non reggere la capacità massima.

Catarina non sembrava ascoltare. Pinzò la sigaretta tra le dita e fece cadere la cenere in una piccola ciotola di vetro. Guardò l'omone sulla porta senza pronunciarsi, con un'impercettibile sfumatura di sdegnosa superiorità. Soffiò il fumo, appoggiata alla scrivania rotonda al centro della stanza. Attorno ad essa, erano seduti dodici tecnici impegnati a controllare schermi e digitare sulle tastiere.

-Signora? - fece uno di quelli - L'abbiamo trovata. È nel quadrante ovest, reparto celle.

Come a seguito di un comando, Catarina smontò la pistola e contò le munizioni.

-Radunate la squadra Alpha e avvisate gli altri di stare pronti. - ordinò e spinse il caricatore con un colpo secco.

L'uomo sulla porta grugnì, pregustando il sapore della battaglia. La Volpe gli riservò un'occhiata severa.

-Mi serve qualcuno che coordini la squadra dall'alto. - Schiacciò la cicca nel posacenere, afferrò il cappotto e attraversò la sala, i tacchi che martellavano il pavimento come rintocchi di un orologio - Non posso permettermi di farti ammazzare di nuovo per colpa del tuo inoperoso riguardo e i tuoi vergognosi sentimentalismi!

L'omone si fece da parte e la fece passare. Impotente e ferito nell'orgoglio, abbassò lo sguardo. La vistosa cicatrice che portava sullo stomaco pulsò in una fitta leggera.

***

Il condotto finiva con una ventola. Astrid la afferrò e tirò con forza. Si abbandonò alla gravità e avanzò raso muro con un coltello davanti al viso. Se non fosse stato per l'inquietante sottofondo delle cisterne che bollivano, dei distillatori che ronzavano e per i soldati con i silenziatori sui fucili, sembrava di stare in un ospedale.

Venti porte speculari tra loro si susseguivano da un lato e dall'altro del corridoio. In una di quelle sperava di trovarci Jay-Jay. Una donna in camice si spostò da una camera all'altra. Astrid premette la schiena per farsi più sottile possibile.
Nella stanza c'era un letto e nel letto era sdraiata una bambina visibilmente sottopeso, con una cannula nasale e lo sguardo assente.
La donna, che in realtà era molto giovane, diede un'occhiata alla sacca che pendeva sopra la testa della bambina e le sfiorò la fronte prima di uscire, mormorando una preghiera.
Astrid entrò dopo di lei. La bambina la guardò come a voler urlare priva di voce. Si ritrasse nel letto, mentre la sconosciuta incappucciata le staccava le flebo dal braccio.

Nebbia E Tenebre | MARVEL ❷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora