Il Mandarin Oriental era in fermento. Davanti all'ingresso sostavano limousine, auto d'epoca e di lusso da cui scendevano uomini e donne agghindati, ingioiellati e improfumati. Gli ospiti sostavano di fronte alle scale per immortalare l'outfit, scambiavano baci sulla guancia a conoscenti e amici e poi si proiettavano verso il buffet. Grandi lampadari di cristallo scendevano dal soffitto dell'ampia sala cerimoniale. Una piccola orchestra jazz riempiva il vuoto invitando i passanti a sbirciare all'interno del locale. Dietro ai tavoli imbanditi e decorati di fiori, il catering si adoperava per servire e illustrare nomi dei piatti e ingredienti.
Tony, in completo e papillon, stringeva mani, controllava l'orologio, si accostava a grandi figure per fare foto, lanciava occhiate all'entrata, scambiava pacche sulle spalle, faceva le sue solite battute sarcastiche e puntava bicchieri che non poteva raggiungere.
Nel frattempo, Happy guidava attraverso le strade di New York che sembravano più affollate del solito. Astrid avrebbe voluto togliersi i guanti, lanciare i tacchi dal finestrino, spalancare la portiera in corsa e scappare nel traffico. Invece il nervosismo la teneva seduta sul sedile passeggero. Perfettamente concentrata sul respiro e a non bruciare il vestito, anche perché con tutto il profumo che le aveva spruzzato Natasha sarebbe bastata una sola scintilla. Era intenso, seducente, un po' oscuro, un po' alla Vedova Nera, ma le piaceva e la aiutava a sentirsi più sicura di sé. Tra le mani, si rigirava i cartoncini che le aveva dato Natasha all'ultimo momento, perché non potesse cambiare idea. Avrebbe dovuto tenere un discorso. Glielo aveva detto sorridendo, mentre chiudeva lo sportello.
Happy, che avrebbe potuto parlarle attraverso l'auricolare e l'altoparlante, preferì abbassare il vetro oscurato che divideva l'abitacolo. L'occhio gli cadde inevitabilmente sulla coscia scoperta.
-Tutto bene, là dietro?
Astrid, che era sempre senza filtri, non pensò che la domanda potesse semplicemente essere di circostanza.
-Preferirei essere spinta giù da un grattacielo.
Si sentiva come una candela sotto una cappa di vetro. Continuava a sbuffare e a sospirare. I cartoncini erano ora sgualciti e gli angoli piegati.
-Se ha bisogno di una boccata d'aria, ci fermiamo subito.
-No, no, per carità! Prima finisce questa pagliacciata, meglio è.
-Non si preoccupi, siamo quasi arrivati. Il signor Stark la sta aspettando.
La limousine arrivò in perfetto orario. Happy scese dal suo posto e molto discretamente, aprì la portiera alla passeggera. Le tese una mano. Uno stacco di coscia si allungò fuori dall'abitacolo. Le Louboutin incontrarono il tappeto rosso che copriva la gradinata. Nello scendere dal mezzo, l'abito scivolò lungo la linea ondulata del fianco come la tenda presso una stanza proibita. Con uno scatto del collo, il ciuffo di capelli che le cadeva davanti al naso e le ostruiva la vista, si spostò di lato. Si aggiustò le pieghe e lo scollo sulla spalla, timbrò le labbra tra loro per imprimere il rossetto. Ringraziò Happy per la sua mano, il quale rispose con un cenno gentile e distante. Appena la riconobbero, tutti i fotografi all'entrata e i paparazzi sulla strada accerchiarono la limousine come attratti da una calamita.
-Chi è? - si sentì nella baraonda.
-E' Astrid Sullivan, quella degli Avengers!
-Me la ricordavo diversa. - commentò qualcun altro con tono incerto, forse deluso, forse piacevolmente sorpreso.
Mentre la rappresentante degli Avengers si barcamenava tra il vestito da sollevare, l'equilibrio, le scale, gli sguardi scandalizzati e quelli affamati, il chiacchiericcio, i flash e i giornalisti che non la lasciavano passare, uno di questi ultimi si accorse che un lembo del vestito le si era impigliato ad un cespuglio. Tra i bagliori delle macchine fotografiche, smise di scattare e spostò il lembo con garbo, dimenticandosi completamente del suo lavoro. Fece poi un inchino impacciato e si tirò indietro mentre Astrid saliva le scale come alla corte di una regina. Quando ricevette in cambio un sorriso semplice e genuino, incorniciato dalle labbra rosse come l'incendio che avrebbe potuto far esplodere con uno schiocco, il giornalista accettò il suo fato come il tappeto: calpestato e assolto da un destino più crudele.
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Nebbia E Tenebre | MARVEL ❷
FanfictionPer ogni conquista c'è un prezzo da pagare. L'antidoto che doveva assicurare la vita ad Astrid l'ha fatta crollare in un coma da cui si è risvegliata senza memoria e con nuovi poteri da esplorare. Nel tentativo di ristabilire i legami con i suo...