21 . Profondi stati emotivi

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Il viaggio, fortunatamente fu breve. Astrid scese dalla moto nell'istante esatto in cui Steve poggiò il piede sull'asfalto. A passo svelto si diresse all'entrata attraversando la piazza esterna, scelse i corridoi a naso finchè non si accorse che non aveva alcuna idea di come raggiungere Jay-Jay. Arrivò ad una sala che brulicava di medici e infermieri affrettati che parlavano tra loro o semplicemente attraversavano la sua visuale a passo serrato, alcuni con cartelle o fogli in mano, altri tirando o spingendo lettini vuoti o occupati. Sopra di lei si elevava un altro piano che condivideva con quello immediatamente sottostante la stessa altissima griglia di finestre affacciate ad una rima di alberi rattrappiti. Da un lato dell'ampia stanza, tre file di sedie offrivano posto all'attesa dei pazienti: alcuni di essi puntavano lo sguardo sul pavimento, altri seguivano il movimento delle figure sfuggenti, alcuni fissavano lei incuriositi. L'occhio di Astrid si fermò sulla zona di accettazione. Una delle impiegate era impegnata a dare informazioni ad un anziano, l'altra, due metri più in là, sfogliava un faldone. Astrid provò un senso di déjà-vu: una pulsazione la calciò fuori dal suo corpo e la rilanciò dentro provocandole smarrimento. Le era già successo di cercare qualcuno in modo disperato in ospedale.

-Devo fare visita ad un bambino. È stato ricoverato stanotte.

La donna alla scrivania abbozzò uno spavento vedendosela apparire davanti senza preavviso.

-È una parente?

-No.

-Ha un'autorizzazione da parte dei genitori?

-C'è stata un'esplosione in un magazzino. Lui era con me. Ci hanno divisi mentre ero incosciente. È orfano e viveva con un gruppo di senzatetto. La prego, mi dia la possibilità di sapere come sta.

La signora la guardò con sospetto, masticò la gomma, poi si lasciò convincere.

-Non siamo autorizzati se non ha una prova di parentela.

Astrid si toccò le tasche.

-Io non...

-Non ha i documenti?

-Si chiama Jay-Jay. Cerchi, la prego.

L'addetta fece una faccia di insofferenza e sospirò. Le dita paffute si mossero velocemente sulla tastiera.

-Non c'è nessun Jay-Jay nel registro. Deve darmi il nome intero.

-Provi con Joseph Martin tra i ricoverati di stanotte. - suggerì Steve.

-Trovato. Joseph Martin, undici anni, ricoverato in terapia intensiva. È lui?

-Sì.

-Dovete darmi dei documenti.

-Li ho per entrambi. - fece Steve, aprendo il portafoglio e mostrando un paio di tessere.

La signora, guardò i documenti, il viso di lui, poi il viso di lei, arrotondando la bocca in una "o" piccolissima e spalancando le ciglia. Si adoperò immediatamente a recuperato un paio di fogli da far firmare a entrambi, arrossendo solo un pochino al sorriso di Capitan America sotto copertura.

-La Dottoressa Ramirez è il medico di riferimento, potete chiedere a lei. Settimo piano, ala est, stanza quattordici. Seguite le frecce.

-Grazie, molto gentile. Vieni.

Steve diete una piccola pacca ad Astrid. Lei si staccò dalla scrivania trascinata dalla sua scia di sicurezza. Affrettò il passo per allinearsi a lui davanti ad una porta argentata. Steve premette il pulsante per chiamare l'ascensore.

-Come fai a sapere il suo nome?

-Ho fatto delle indagini.

-Hai cercato i parenti?

Nebbia E Tenebre | MARVEL ❷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora