Capitolo 17

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Melvin

Melvin varcò la soglia dell'edificio scolastico senza la compagnia di Bailee al suo fianco. La sua migliore amica gli aveva scritto che avrebbe ritardato per colpa del pulman della scuola che andava a nemmeno cinquanta chilometri orari e doveva fare ancora due fermate prima di raggiungere il liceo. Era stata lei a dirgli di non aspettare, del resto alla prima ora avevano nuovamente quel parassita di Jones e non voleva che Melvin venisse sgridato, ancora una volta, da lui.

Non appena si piazzò davanti al suo armadietto per prendere i libri per la prima e seconda lezione, Melvin ricevette un messaggio da parte di Bailee che annunciava che ce l'avevano fatta, erano finalmente giunti a scuola.

«Mai vista Bai essere così felice di entrare a scuola», sussurrò a se stesso poi ridacchiò, ficcandosi nello zainetto il quaderno e il libro di inglese e letteratura inglese.

Il secondo messaggio che gli arrivò era invece da parte di Felix, che gli augurava una buona giornata e gli ripeteva che non vedeva l'ora di passare del tempo con lui.

Melvin sorrise dolcemente. Quel ragazzo gli faceva battere fin troppo velocemente il cuore con poche parole. Parole che però erano perfettamente in grado di colpire dritto nel segno.

Gli augurò a sua volta un buongiorno e quando fece per scrivergli come stesse, qualcuno alle sue spalle gli si lanciò addosso e se non fosse stato per la persona contro cui aveva sbattuto, sarebbe finito a terra. Per colpa di chi? Di Bailee, naturalmente. Ne poteva udire chiaramente la sua risata divertita alle sue spalle.

Melvin si staccò fulmineo dal petto duro contro cui si era schiantato col viso e quando alzò lo sguardo, incrociò gli occhi blu come il mare di Cameron che non mostravano alcun segno di fastidio, ma solo semplice divertimento, accompagnati dal sorriso simpatico che aveva sulle labbra carnose.

Le sue guance divennero immediatamente rosse per l'imbarazzo. A quel punto avrebbe preferito schiantarsi contro il pavimento lercio del corridoio che finire contro il petto muscoloso del capitano della squadra di basket.

«Ci stai provando con me, Mel, eh?», glielo domandò scherzosamente, pizzicandogli una guancia che al suo tatto divampò come una fiamma, ma alcune ragazze intorno a loro iniziano a parlottare tra loro, per nulla contente di quella cosa.

Melvin contrasse la mascella per la rabbia, in quanto detestava le persone che lo guardavano in faccia e poi sparlavano di lui, come se non fosse lì o direttamente cretino da non accorgersene. «Perché non alzate la voce quando parlate di me, ah? Anche io voglio sapere le stronzate che dite, così almeno posso ridere con tutte voi», sbraitò verso quelle sue compagne che spostarono lo sguardo che divenne ben presto stupito da lui a Cameron che si stava sbellicando dalle risate poi commentò, dicendo quanto fosse cazzuto.

«Cam, ma non ti da fastidio che questo,» la bionda del gruppetto, di quelle che sembravano essere del terzo anno, (forse dovevano abbassare un attimo la cresta, dato che stavano pur sempre parlando male di un loro senior) indicò Melvin che le mostrò il dito medio e mimò un vaffanculo in quanto sapeva già dove voleva andare a parare, «ci provi con te?», domandò infine con disgusto.

Cameron avvolse inaspettatamente un braccio intorno alle spalle di Melvin che strabuzzò i grandi occhioni e lo fissò scioccato, «Io stavo scherzando. Mel mi è semplicemente venuto contro e poi vi pregherei di lasciarlo in pace. Non mi ha fatto niente di male».

Melvin lo stava scrutando con attenzione e incredulità, sempre più stupito da quanto il capitano di basket lo avesse preso in simpatia.

«Ma...», provò a dire la bionda con mortificazione.

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