Capitolo 20

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Melvin

Era sabato e tranne quando sua madre gli diceva di prendersi una pausa, Melvin aiutava in negozio. E anche quel giorno era lo stesso. Non gli dispiaceva dare una mano anche durante il fine settimana perché il più delle volte, Bailee, il sabato pomeriggio, doveva fare da "babysitter" a sua sorella di sei anni. La sua migliore amica amica quando era in compagnia di Annie, non aveva mai voglia di uscire di casa per il semplice fatto che sclerava abbastanza spesso per via della sua petulanza.

Melvin pensava che Annie fosse una bambina molto carina ma tanto stressante. Essendo lui stesso il figlio minore poteva dire con certezza di sapere quanto fossero noiosi e sempre in cerca di attenzioni perché anche lui da bambino aveva provato ad essere così, ma a parte stressare Wilmer, avere gli occhi di tutti puntati addosso non gli era mai piaciuto, quindi un po' capiva Bailee che aveva sempre poca voglia di stare con lei.

Wilmer era in negozio e stava provando ad aiutarlo, ma era veramente pessimo e il suo essere maldestro stava contribuendo ad aggiungergli altro lavoro extra perché doveva rimettere in ordine i suoi casini.

«Willy, perché hai spostato il cartello del prezzo delle banane e lo hai messo dove ci sono chiaramente le arance?», sbraitò Melvin con voce lamentosa mentre gettava all'aria le braccia per l'ennesima volta da quando suo fratello si era offerto di dargli una mano. Lo avrebbe preferito dietro il bancone a chattare con i suoi amici o Shannon piuttosto che in mezzo ai piedi, dato che lo stava mandando in confusione e gli stava alterando gli animi con i suoi casini.

«Cosa?», il moro guardò il cartello e spalancò gli occhi come se avesse appena avuto una visione divina, «Oh!», esclamò infine.

«Già. Oh!»

«L'ho metto a posto, rompiscatole», scese dalla scala a tre gradini e la spostò davanti al cartello appeso nel posto sbagliato e poi finse di far fatica ad afferrarlo, beccandosi indietro un insulto da parte di Melvin.

«Sei sempre così cretino.»

Melvin invece stava riordinando le scaffalature, aggiungendo la merce nuova che il padre aveva scaricato ieri nel magazzino.

«Fatto! Visto?», borbottò Wilmer, guardando di sottecchi suo fratello che si era voltato dubbioso verso di lui.

«Cerca di non sbagliare più. Se non sai distinguere la frutta, sei proprio messo male», lo rimbeccò scocciato. Voleva bene a suo fratello, ma era proprio negato a lavorare in negozio. Sperava solo che una volta diventato meccanico non avrebbe fatto gli stessi errori di ora perché in quel caso sarebbero stati guai.

«Vai a fare in culo, Mello!»

Melvin fece per aprir bocca per ribattere, ma il suo cellulare che lo avvisava di un messaggio lo distrasse. Portò l'attenzione su di esso e il suo cuore ebbe un sussulto per lo stupore.

Felix gli aveva appena chiesto di fare qualcosa insieme.

Se non ci fosse stato suo fratello, forse, ma forse eh, avrebbe emesso un leggero grido di felicità, ma dato che era in sua compagnia si limitò a sorridere da guancia a guancia perché l'attore gli aveva proposto di uscire insieme, ma dentro di lui stava urlando come un cretino nel pieno della sua contentezza.

«Ma guardalo!», se ne uscì Wilmer ghignando, «Sei proprio andato per quel ragazzo».

Come risposta, si beccò il dito medio e una fulminata di sguardo.

«Cosa ti ha scritto il tuo ammmore?», ammiccò, provando poi a sbirciare sul cellulare di Melvin, dopo essere sceso dalla scala.

«Willy, fatti i cazzi tuoi e poi non è il mio amore!», sbraitò rabbioso, ma le sue gote arrossate lo tradirono e fecero capire a suo fratello che avrebbe tanto voluto che lo fosse, il suo amore.

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