Capitolo 23

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Felix

Si controllò un'ultima volta allo specchio, aggiustandosi per l'ennesima volta il ciuffo poi sbatté le mani contro le cosce e esalò un lungo sospiro per calmare i nervi.

Era pronto.

Melvin lo aveva invitato a passare il pomeriggio a casa sua. Era la prima volta che succedeva e non perché non lo volesse da lui, ma gli aveva spiegato che aveva sempre tentennato nel invitarlo per via dei suoi genitori e suo fratello impiccioni, cosa che era sicuro l'avrebbe solo agitato e non voleva che ciò accadesse.

Si preoccupava sempre per lui. Un'altra cosa che lo aveva fatto innamorare di lui.

Se quella volta aveva pensato di invitarlo da lui, significava unicamente che nessuno della sua famiglia era a casa e che perciò erano soli e poteva stare tranquillo che non avrebbe subito un terzo grado appena varcata la soglia.

Sua madre non aveva ancora fatto ritorno, ma purtroppo da quello che gli aveva scritto in un breve messaggio, sarebbe tornata quella sera, però, grazie al cielo, il giorno dopo avrebbe passato la giornata con le sue amiche riccone e per lui significava solamente pace e tranquillità nella camera d'hotel.

Uscì dalla stanza con un grande sorriso sulle labbra. Era più forte di lui. Se pensava a Melvin, il sorriso innamorato che aveva dipinto sulla bocca spuntava in automatico.

◈◈◈

La villetta dei Morgan lasciò Felix di stucco. Si era aspettato una normale casa americana e invece si trovò di fronte una villetta immersa nel verde. Non riusciva a vederla chiaramente poiché era circondata da alti siepi ben curate, ma dal cancello scorse il vialetto in pietre bianche che portava direttamente alla veranda della casa, sui cui vi erano depositati una decina di vasi in terracotta da cui sbucavano tanti fiori colorati.

Gli parve persino di aver udito il chiocciare di galline, ma poteva benissimo esserselo immaginato.

Suonò al campanello e la voce di Melvin domandò chi fosse.

«Sono Felix.»

«Arrivo.»

Melvin uscì da casa con indosso una tuta marroncina in stile Teddy Bear e un paio di ciabatte a forma di gatto mentre borbottava qualcosa a bassa voce e Felix sorrise mielosamente.

«Ma come siamo adorabili», gli gridò ridacchiando, ma era chiaro che lo pensasse davvero e come risposta ricevette il dito medio del moro ben alzato per aria e ben visibile.

«Il cancello teoricamente è automatico, ma praticamente non lo è perché quel pirla di Willy, prima promette di aggiustarlo e poi non lo fà», brontolò Melvin, giungendo davanti al cancello per poi aprirlo con la chiave che girò a fatica nella serratura, «Che entri pure il principe», si mise di lato e allungò un braccio verso la casa come a dirgli permesso, entra.

La risata di Felix scoppiò nell'aria, «Persino principe, ora. Che onore!».

«Stavo pensando, dato che oggi il cielo sembra non dar segni di un imminente temporale e non fa nemmeno così freddo, ti andrebbe di passare il pomeriggio in giardino?»

«Tutto quello che vuoi, piccola fatina.»

Melvin avvolse le dita intorno al polso destro di Felix che sussultò leggermente al suo tocco poi lo strattonò fino a fargli varcare la soglia del cancello e subito dopo, con un calcio, lo chiuse alle loro spalle.

Felix si guardò in giro con stupore. Vi erano realmente delle galline che gironzolavano per il prato, bloccate in una zona del giardino da una recinzione in legno che ne delineava il perimetro ma pur sempre vive e vegete. Il prato era ben curato ed era circondato da una vastità di fiori. E ad essere onesto ne riconobbe solo due: il Bucaneve e Agrifoglio. Si vedeva quando la famiglia Morgan tenesse al loro giardino.

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