Capitolo 37

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Melvin

Melvin si svegliò alle otto e mezza e non per sua scelta ma per via di Wilmer che aveva incominciato a gridare perché non trovava qualcosa. Non aveva capito che cosa cercasse di preciso ma lo aveva strappato al suo sonno.

Avrebbe tanto voluto dormire un po' di più, ma alla fine, per non svegliare Felix accanto a lui dato che continuava a girarsi e rigirarsi sotto le coperte, si era alzato, si era lavato la faccia, i denti e poi svogliatamente era sceso al piano inferiore per aiutare Wilmer, dopo averlo insultato un paio di volte, a cercare il caricabatterie del suo cellulare, che era sicuro avesse dimenticato a casa. Melvin, snervato dal fatto che non si trovasse da nessuna parte, aveva obbligato suo fratello a chiamare Yuta per fargli controllare meglio la sua stanza del dormitorio e indovinate un po'? Era finito sotto al suo letto, che a detta di Yuta era peggio di una discarica e Melvin aveva cercato di non immaginare tutto lo schifo che poteva aver trovato, nonostante sapesse quanto suo fratello fosse disordinato e perdesse spesso le cose.

Dopo tutto quel trambusto inutile, Melvin tornò nella sua camera e la prima cosa che fece fu osservare Felix dormire beatamente sul suo letto. La bocca socchiusa. Le lunghe ciglia bionde che Bailee gli invidiava tanto. Il respiro tranquillo. E i capelli arruffati in cui si divertì a passarci una mano, rubandogli dei mugugni adorabili.

Le guance arrossate e segnate dal suo sonno profondo divennero il suo obiettivo. Avvicinò con lentezza il viso a quello del suo ragazzo e dopo aver fatto scontrare i loro nasi, iniziò a riempirgli le gote di baci e lui tornò a mugugnare, agitandosi sotto alle sue labbra che imperterrite continuavano il loro viaggio a contatto con la pelle bollente del suo volto.

«Buongiorno amore», glielo sussurrò sulle labbra poi unì le loro bocche in un bacio affettuoso.

Felix esalò un lungo respiro quando Melvin si staccò da lui, leccandosi le labbra secche e amarognole, così come la sua intera bocca impastata dalla sua stessa saliva, «Buongiorno», farfugliò a fatica.

«Ho la testa che mi scoppia», si lagnò poi con voce rauca, passandosi una mano nei capelli arruffati mentre teneva un occhio semiaperto e l'altro strizzato.

Melvin gli baciò la fronte, accarezzandogli una guancia e Felix emise un sospiro di sollievo. «Ieri hai bevuto un po' troppo. Non ti reggevi nemmeno in piedi, stupido», lo rimproverò subito dopo perché per quanto in quel momento fosse tenero, il fatto che avesse bevuto tanto, anche se gli aveva confidato di detestare l'alcool in generale, non gli piaceva per niente.

Felix mise il broncio. Sporse in fuori le sue morbide labbra che al momento erano abbastanza secche e sbatté più volte le ciglia, cosa che servì solamente a farlo lamentare di nuovo del mal di testa e Melvin si ritrovò a pensare fosse adorabile ma pure uno scemotto.

«Scusaa», piagnucolò, tuffandosi poi tra le braccia del moro che emise una leggera risatina, premendogli un altro bacio sulla fronte e arruffandogli i capelli spettinati.

«Ti ricordi cosa mi hai detto ieri sera?», domandò speranzoso, stringendo le sue braccia esili intorno alla schiena di Felix che strusciò il viso contro il suo petto.

Non voleva girarci intorno. Da quando Felix aveva aperto i suoi occhi stanchi, quella domanda aveva incominciato a lampeggiare come una luce a neon ad intermittenza, nella sua testa e la curiosità si era espansa a macchia d'olio, creando però anche l'ansia di una risposta negativa. Il suo ragazzo gli aveva detto che lo amava, ma lo aveva fatto da ubriaco e la cosa lo preoccupava tantissimo perché c'era un'enorme possibilità che non se lo ricordasse affatto. La muffa dietro a quella importante dichiarazione.

«Uuuhm», un rantolo roco uscì dalle labbra del biondo mentre cercava di mettere in moto le rotelle del suo cervello e ricordare ciò che aveva confessato al suo ragazzo poi strabuzzò gli occhi che si illuminarono e lo fissò con intensità ― si ricordava!! ―. «Ti amo Melvin», esclamò infine con allegria, premendo poi la bocca sulla mandibola di Melvin che sussultò sia perché glielo aveva detto nuovamente che per le labbra calde a contatto con la sua pelle.

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