Capitolo 15

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Melvin

Erano quasi due ore che Melvin messaggiava con Felix. Si era svegliato quella mattina con una notifica da parte dell'attore e tra il prepararsi e raggiungere la scuola, si erano scambiati un'infinità di messaggi. Persino adesso che la lezione era iniziata, continuavano a scriversi cose stupide, solo per poter restare in contatto fino a quando Felix non avrebbe cominciato a girare.

Melvin teneva il cellulare in mezzo alla sue gambe per nasconderlo sia alla professoressa che ai suoi compagni. Purtroppo però, la sua testa costantemente abbassata e mai rivolta verso la lavagna non passò inosservata alla donna che strizzò gli occhi per vedere meglio cosa stesse facendo.

«Signorino Morgan cos'è sta guardando di così bello sul suo telefonino da non seguire la mia lezione?», domandò con voce alterata, sbattendo poi una mano sulla cattedra, facendolo sobbalzare dallo spavento.

Melvin bloccò all'istante il suo cellulare e lo nascose sotto a una coscia. Non avrebbe permesso alla sua professoressa di prenderglielo. Mentre le guance cambiarono colore, diventando rosse per la vergogna.

Tutti si voltarono verso di lui e un ragazzo della squadra di football sghignazzò, «Probabilmente sta chattando col suo fidanzatino», lo schernì e il ghigno sul suo viso bucherellato dall'acne si amplificò nel vedere Melvin arrossire fino alla punta delle orecchie, ma mantenere uno sguardo furioso.

Se suo cugino Lennon fosse stato ancora nella squadra, col piffero che avrebbe osato ridere di lui. Lennon gli avrebbe distrutto quella faccia da schiaffi che aveva, ma ormai aveva finito il liceo e gli stronzi che lui aveva messo in riga, erano tornati a tormentare gli altri.

Nella classe si alzò nell'aria un: «Uuh».

E Melvin si ritrovò a chiedersi quali problemi affliggessero quelle persone per divertirsi così tanto a prendersela con le persone gay.

«Perché, è un succhiacazzi?», gli domandò un altro ragazzo, sicuramente un amico, poi spostò gli occhi verdi su Melvin e gli mostrò un sorriso sghembo, che il moro ricambiò con un dito medio e un vaffanculo mimato.

«Non si vede?», scoppiò in una grossa risata il bulletto di turno e la professoressa non fece niente, anzi stava assistendo alla scena senza dire mezza parola. Come al solito, pensò il moro.

Melvin strinse i pugni sul banco perché era stanco di quei quattro cretini, ma anche della donna che avrebbe dovuto metterli a tacere e sgridarli e invece non faceva e diceva niente, mentre Bailee li mandò al Diavolo, incazzata tanto quanto il suo migliore amico.

«Ma non è fidanzato con quella stramba?», chiese una ragazza ― se Melvin non sbagliava, la tipa che aveva appena aperto bocca con la sua voce mielosa, era la sorella dell'ex di suo cugino quindi un'altra cretina ― indicando Bailee che divenne rossa dalla rabbia e quando fu sul punto di scattare in piedi dalla sedia, ci pensò Melvin.

«Perché non vi fate tutti i cazzi vostri, eh?», sbraitò, sbattendo con energia e rabbia le mani sul suo banco e alzandosi in piedi mentre i suoi compagni iniziarono a sbellicarsi dalle risate, «Chi mi piace sono fatti miei e tu,» fissò in cagnesco la sorella della Bloom che gli sorrise beffardamente, «non ti azzardare mai più a dire che Bailee è stramba. È semplicemente migliore di tutti voi».

Fin quando se la prendevano solo con lui, poteva anche accettarlo (ma anche no!), però se gli toccavano Bailee, diventava una belva e se non ci fosse stata di mezzo l'insegnante ― completamente inutile, aggiungerebbe ― avrebbe già malmenato quei quattro stronzi.

«Signorino Morgan, basta così!», urlò nuovamente la professoressa e Melvin pensò: Eccola lì! Mentre gli altri mi hanno bullizzato è stata zitta e ora che mi difendo, si sveglia e mi sgrida. Che stronza.

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