Melvin
Melvin stava pulendo il pavimento con una scopa malconcia, quando Bailee gli aveva inviato un messaggio, avvisandolo che gli aveva fatto un regalo.
Aveva osservato con dubbio quelle poche parole. Perché la sua migliore amica avrebbe dovuto fargli un regalo? E soprattutto perché ora e senza nemmeno una motivazione decente? Non era il suo compleanno, in quanto era nato il quattro giugno. Non era il loro anniversario di amicizia perché quello lo festeggiavano il diciotto di novembre. Quindi perché?!
"Sei sicura di sentirti bene?", le aveva scritto perché voleva sapere se il suo cervello fosse ancora funzionante o se ormai era andato completamente.
La risposta non tardò ad arrivare.
"Sto benissimo, stronzo!"
Melvin rise, "Ne dubito, ma faccio finta di crederci".
"Io faccio una cosa carina per te e tu mi tratti in questo modo? Che migliore amico ingrato!!"
Il ragazzo fece per ribattere, ma suo padre glielo impedì perché entrò in fretta e furia nel negozio con il respiro affannato e gli strinse una mano intorno alla spalla in modo drammatico.
«Che succede papà?», domandò senza mostrare alcun cambiamento nella voce e bloccando il suo cellulare ― avrebbe risposto dopo a Bailee.
Suo padre era uguale a suo fratello quando si trattava di fare i melodrammatici e lui, purtroppo, non era tanto distante da loro perciò era sicuro che gli stesse per dire qualche cavolata.
«Mi sono dimenticato di fare la spesa per mia madre. Ora mi uccide», si spiattellò una mano sulla fronte con fare teatrale poi finse di svenire.
Melvin non riuscì a trattenersi e gli rise in faccia perché poteva veramente vincere il premio per melodrammatico dell'anno, «Dai, ma quanto sei esagerato?», borbottò.
Tanto quanto te! gli suggerì la sua coscienza con esasperazione.
Il padre ignorò il commento di suo figlio e si concentrò il suo cellulare che non smetteva di vibrargli nella mano. Aveva dovuto metterlo silenzioso perché la nonna di Melvin non aveva mai smesso di chiamarlo.
«Puoi stare in negozio da solo mentre vado a farle la spesa?»
La madre di George voleva solo cibo di marca e senza glutine, tutta roba che nel negozio non esisteva perché lui e Libby avevano cercato di renderlo accessibile a tutti. Sì, per i celiaci avevano uno scaffale interamente dedicato a loro, ma la donna purtroppo non si accontentava di quello, nonostante il negozio prima fosse stato di suo marito.
«Sì, nessun problema.»
Meglio, così poteva cazzeggiare un po', dato che erano quasi sul punto di chiudere.
«Figliolo, ne sei sicuro?»
«Pà, è tutto okay. Vai a portare la spesa dalla nonna che sennò non smette più di chiamarti a ripetizione sul cellulare. Io me la caverò.»
«Chiuditi dentro e ricordati di girare il cartello su "chiuso".»
Melvin roteò gli occhi. L'aveva fatto un milione di volte quindi perché ora gli faceva tutte quelle raccomandazioni che conosceva a memoria? Non era più un ragazzino di tredici anni; ne aveva diciassette e sapeva badare a se stesso.
«Sì, papà, lo farò.»
George schioccò un bacio sulla fronte del figlio poi uscì di fretta dal negozio, ma da fuori gli gridò di chiudere subito a chiave.
Melvin sbuffò, ma raggiunse la porta e girò la chiave nella serratura, «Fatto. Ora sei più tranquillo?».
«Più o meno. Non mi piace lasciarti da solo in negozio.»
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Blooming Love
RomanceTematica LGBTQA+ Melvin Morgan e Felix Olander hanno ben poco in comune. Forse le uniche cose che gli accomunano sono l'essere omosessuali, adolescenti e l'odio per le attenzioni indesiderate, ma per il resto hanno due vite molto diverse. Felix è...