22. Rimorsi

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- Cazzo quanto me piaci, Sa' -.
La voce di lui bucò la nebbia fittissima che le obnubilava il cervello. Aveva perso il senso del tempo e non aveva idea da quanto fossero lì a baciarsi.
Percepiva un vago sentore del fatto che il sole fosse ormai tramontato, ma nulla più: non sentiva il freddo, non sentiva la fame, la sete, il sonno, nulla. Sentiva soltanto l'incontrollabile impulso di perdersi di nuovo nel sapore della sua bocca e nella dolcezza del tocco delle sue mani su di lei.
- Zitto - replicò, mentre riprendevano fiato per due secondi, fronte a fronte. - Zitto, non dire niente. Baciami e basta -.
Le loro labbra tornarono ad unirsi e lei perse di nuovo la testa completamente. Il suo corpo si muoveva in autonomia, disconnesso dalla mente e guidato solo da un istinto primordiale, denso e vischioso: gli strinse le gambe attorno alla vita e le sue mani gli arpionarono i capelli. Non voleva perdere neppure un secondo di tempo, un millimetro di contatto, un grammo di gusto.
Una macchina passò alle loro spalle e una voce tuonò da essa - Aoh, trovateve 'na stanza! -.
Non riuscì ad impedirsi di sorridere mentre delicatamente la carezza delle loro lingue si scioglieva.
- Eh, me sa che c'ha ragione! - esclamò lui, ridendo a sua volta mentre le faceva scivolare la mano sotto il maglione lungo la pelle della schiena.
Improvvisamente l'aria le tornò nei polmoni e gli occhi ripresero a vedere. Gli mise le mani sulle guance e lo guardò con tutta la dolcezza che il suo cuore da ragazza innamorata riuscì a imporre. - Vorrei dire qualcosa, ma ho il cervello in panne. Mi sa che rischio di uscirmene con qualche cretinata... - mormorò, mordendosi il labbro inferiore.
Lui non si perse neppure un fotogramma di quella scena e Sarah percepì che la cosa gli stava facendo effetto dal respiro ed il battito cardiaco accelerati. - Ma infatti basta parla', direi che abbiamo già dato a sufficienza nell'ultimo mese. Onestamente, adesso come adesso c'ho in mente tutt'altro - le sussurrò lui sulla bocca, lasciando che la sua mano tornasse a vagarle sotto il maglione, ma stavolta sul ventre.
La temperatura parve aumentare di mille gradi e a Sarah venne automatico stringere ancora di più le gambe attorno a lui.
- Vabbè, basta. Annamosene da qua se no rischio de fini' al gabbio pe' atti osceni in luogo pubblico... Attualmente, per altro, c'avrei pure l'aggravante che sei ancora minorenne, porca miseria - disse lui, facendo due passi indietro ed aiutandola a scendere dalla balaustra. Poi le prese la mano ed iniziò a camminare velocemente verso la propria auto che aveva parcheggiato un po' più avanti. Lei lo seguì senza opporre la minima resistenza, sentendo come se stesse procedendo su una nuvola di zucchero filato tanto era intontita da quelle sensazioni.
Quando raggiunsero la macchina lui sbloccò le serrature e le aprì lo sportello del passeggero, ma prima che lei salisse la spintonò sul lato dell'abitacolo e le fu di nuovo addosso.
Le diede un bacio talmente torrido che Sarah sentì le gambe cederle e dovette aggrapparsi alle sue spalle per non scivolare a terra.
- Che c'hai? - sussurrò lui.
- C...che c'ho, Jo? Te lo devo dire?! - farfugliò lei, sentendosi quasi narcotizzata.
Lui sorrise, compiaciuto. - Quanto sei bella, cazzo - concluse, dandole un ultimo bacio a stampo e lasciandola salire in auto.
- Dove andiamo? - domandò Sarah stordita, mentre già si erano immessi nel traffico tardo pomeridiano del Lungotevere.
Lui le prese la mano, intrecciando le dita con le sue e lasciandole un bacio sul dorso, per poi appoggiarle sul cambio. - Mo so' io che te lo devo di'? -.
Si sentì cogliere dal panico per un secondo, per poi venir investita da un'ondata di eccitazione che la fece tremare da capo a piedi.
- C...casa tua? - domandò, in una sorta di pigolio strozzato.
- Si, ma co' 'na tappa intermedia - rispose il ragazzo, continuando a guidare. Poi disse ad alta voce - Siri, chiama "Martina Amici" -.
La telefonata partì in vivavoce e dopo qualche squillo la ragazza rispose. - Che è successo, mò? Joseph, considera che se l'hai fatta incazzare ed è scappata te corco, giuro sui Beatles! -.
- Aoh, ma possibile che dovete sempre pensa' male?! Non è successo niente. Niente de brutto, almeno - protestò lui.
- Allora che vòi da me? M'hai fatto prende' 'na sincope, calcola -.
- E mamma mia che esagerata, Marti'! Ma pe' chi m'hai preso? Vabbè, senti, fa' la cortesia: mandame l'indirizzo de casa tua. Stamo a passa' a prende la roba della Fatina -.
Silenzio.
- Ah, proprio così. Cotta e magnata - fu la replica della cantante, dopo un po'.
Holden emise uno sbuffo che in realtà era una risata soffocata. - Avevi già dato pe' scontato che sarebbe finita a merda, eh? Grazie per la fiducia -.
- Oh, senti: me pòi da' torto?! Mi preoccupavo solo per Sarah, visto com'erano le cose fino a stamattina! -.
La diretta interessata intervenne nella conversazione. - Ciao Marti. No guarda, stai tranquilla: va tutto bene, la situazione si è calmata... -.
- Mah, proprio calmata magari no... - mormorò lui, lanciandole un'occhiatina maliziosa che la fece avvampare fino alla punta dei capelli.
- Se, se, vabbè: ho capito, mò non ve mettete a amoreggia' davanti a me, che pure per telefono c'ho i conati! Allora per stasera me posso considera' libera? - domandò Martina.
- A meno che non ti vuoi unire... - rispose Holden.
- E certo, vengo a regge' er moccolo, come no! Falla finita, falla, e vedi se te pòi sbriga'. Vi mando l'indirizzo, ci vediamo tra un po' - e così la ragazza chiuse la chiamata.
- L'ha presa bene, ve'?! - disse lui e ridendo procedette, impostando il navigatore sull'indirizzo che la compagna di scuola gli aveva mandato per messaggio.

Too old to hold me | A Holden x Sarah Fanfiction (Amici23)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora