41. Volevo dirvi...

1.9K 53 14
                                    

Si stava comportando come una sorta di groupie invasata, se ne rendeva conto anche da sola, ma non riusciva a farne a meno: era da quella mattina che stava sintonizzata su Spotify sentendo le canzoni di Holden a nastro. Ascoltare la sua voce la faceva sentire bene visto che, nonostante si fossero salutati in stazione a Roma nemmeno ventiquattro ore prima, sentiva già terribilmente la sua mancanza.
Quei tre giorni passati insieme erano stati incredibili e l'avevano convinta sempre di più, ad ogni meraviglioso secondo, di quanto fosse presa da lui. Come se non fosse bastato, poi, la sua famiglia materna l'aveva accolta a braccia aperte e l'aveva fatta sentire a casa: la mamma di Joseph, Rebecca, era una donna affascinante e intelligente, cosa che le aveva fatto subito intendere da chi il suo ragazzo avesse preso determinate caratteristiche, mentre i suoi fratelli Jacopo, che già conosceva, e Jader l'avevano stregata con i loro modi allegri e solari. Era stato esaltante notare quanto si divertissero a mettere in imbarazzo o a far infuriare il fratello minore chiamando in causa lei con battutine allusive, atteggiamenti fascinosi o racconti sull'infanzia di Joseph. Era stata veramente una bellissima giornata.
- Non so se me piace che vai così d'accordo co' quei due... - le aveva detto lui nel tragitto in macchina da casa di sua madre al posto dove sarebbero andati a fare aperitivo.
- Non riesco a darti torto, lo sai? Mi sto iniziando a chiedere se non sia il caso di valutare di dare una chance ad un altro dei fratelli Carta... Detto tra noi, Jacopo è molto più carino di te - aveva risposto lei, continuando a guardare di fronte a sè con espressione finto pensosa.
- Sta' attenta, Fati': a gioca' col fuoco rischi de bruciatte le ali... - era stata la replica di Holden, mentre le metteva impunemente una mano tra le gambe non coperte dalla gonna ed esibendo uno sguardo truce senza smettere di prestare attenzione alla guida.
L'episodio si era esaurito con lui che accostava la macchina e loro due che finivano a limonare per una ventina di minuti buoni prima di riprendere il tragitto.
Quando il mercoledì pomeriggio lui l'aveva accompagnata alla Stazione Termini per prendere il treno per Milano, le era sembrato di stare vivendo un dramma shakespeariano. Neppure quando aveva dovuto lasciare la casetta al termine del suo percorso al serale si era sentita così, perché quella volta aveva la certezza che si sarebbero rivisti e che quando l'avrebbero fatto sarebbe stato tutto meraviglioso. Questa volta non era così, in quanto si sentiva addosso la sgradevole sensazione che tutto quello che sarebbe successo dal momento in cui le porte del treno si fossero chiuse in poi, di meraviglioso non avrebbe avuto proprio niente.
- Posso fa' una citazione autoriferita? - le aveva detto lui mentre aspettavano che il treno raggiungesse il binario.
Lei, che gli stava stringendo la mano, aveva alzato la testa dalla sua spalla e, guardandolo con occhi pieni d'ansia, aveva assentito col capo.
- Prendine un pezzo del mio cuore, così non importa dove, così non importa come io sarò con te... - canticchiò, riprendendo una parte della sua canzone Roma Milano.
- Non ho l'età per scappare senza avvisare o mandare un messaggino ai miei, ma forse per te lo farei... - aveva replicato lei, intonando a sua volta Viole e violini.
Quel modo di comunicare con la musica non li lasciava, era una cosa che apparteneva loro come il respirare ed il fatto che le riuscisse così naturale e non le risultasse grottesco o imbarazzante le dava sempre più la misura di quanto le probabilità che fossero veramente fatti per stare insieme fossero davvero alte.
- Non voglio andare, Jo. Voglio restare qui con te - aveva mormorato infine.
Lui le aveva messo i capelli dietro le orecchie e preso il viso tra le mani. - Ecco, questo sarebbe proprio il modo giusto pe' dimostra' ai tuoi che c'hanno ragione a pensa' che 'sta storia è sbagliata. Che te pensi, che io non vorrei che restassi qui? Me manda al manicomio l'idea de dove' rende conto ad altri della mia vita, ma bisogna considera' che questi altri non sono gente a caso: è la tua famiglia, so' le persone più importanti della tua vita e non possiamo pensa' de fa' finta che possiamo anda' avanti pure se loro non so' d'accordo, Sa'. Vabbè esse' kamikaze, ma c'è un limite razionale che non possiamo supera', se vogliamo dimostra' che stamo a fa' sul serio -.
Aveva ragione, come spesso succedeva, perciò lei si era dovuta arrendere. Ma quando il treno era arrivato ed avevano caricato il suo bagaglio, non era riuscita a reprimere le sue paure: gli aveva buttato le braccia al collo e l'aveva baciato infondendo in quel gesto ogni singola molecola di sè. L'aveva terrorizzata, per altro, constatare quanto il sapore di quel bacio avesse avuto l'amaro retrogusto di una specie di addio, e non si era saputa spiegare il perché di quella cosa. Quel pensiero l'aveva accompagnata per tutto il viaggio di ritorno, per tutta la serata ed il giorno successivo, infatti era così che si sentiva in quel momento.
A peggiorare le cose c'era poi il fatto che, da quando era rientrata la sera prima, aveva passato tutto il tempo a sentirsi sotto osservazione speciale, con sua madre e suo padre che le ponevano continue domande su come fosse andata, cosa avesse fatto mentre era a Roma, come stessero le cose con Joseph e chi più ne avesse avuto più ne mettesse.
Era intenta nell'ascolto di Non fa per me, una delle canzoni di Holden che più le piaceva, quando sentì un leggero bussare alla porta della sua stanza. Alzò gli occhi al cielo ed andò ad aprire, trovandosi davanti suo fratello Lorenzo.
Storse il naso e lo guardò con sospetto. - Sei la spia inviata dai servizi segreti genitoriali? -.
Il ragazzo entrò prudentemente e si richiuse la porta alle spalle. Si guardò intorno, notando il casino assurdo che regnava nella camera di sua sorella: vestiti ripiegati ovunque, due valigie aperte già mezze allestite, pochette con trucchi e prodotti di bellezza a perdita d'occhio. Inspirò con forza, poi guardò il computer, sul quale c'era Spotify aperto.
- E' bravo - disse soltanto.
Sarah lo soppesò con diffidenza. - Si, lo puoi dire forte. Ed è anche tante altre cose. Se magari gli si desse l'occasione di dimostrarlo, prima di giudicare soltanto la sua età o il suo background, saremmo tutti più contenti... -.
- Non partire subito alla carica, sorella - .
- E perché non dovrei, scusa?! E' un mese, da quando sono tornata a casa, che mi state facendo il lavaggio del cervello con 'sta storia, Lore! - si inalberò lei, continuando a muoversi per la camera, valutando vestiti, scarpe e oggetti vari da mettere nei bagagli. - Che poi, no... Stessimo parlando di un criminale, un malavitoso... Boh?! Viene da un'ottima famiglia, benestante, agiata e di ottima estrazione, i suoi genitori sono entrambi dei professionisti affermati, la sua matrigna è soltanto la cantante italiana più famosa del mondo... Io non riesco a capire tutta questa paura da dove venga! -.
Lorenzo sbuffò. - Ma davvero non ci arrivi, Sarah?! E' proprio tutto questo, il problema! Venite da due mondi diversi! Quanto ci metterà ad accorgersi che... -.
Lei si bloccò e lo fulminò con lo sguardo. - Che non sono all'altezza, intendi? Che sono solo una ragazzina di provincia. rispetto a lui? -.
- Non intendevo questo... - si difese il fratello, guardando altrove.
- Certo che no, ovviamente -. Riprese a fare le valigie. - Voi non vi rendete conto, Lore. Razionalmente io li capisco, i vostri dubbi, non sono mica stupida... Il punto è che non potete comprendere fino in fondo, non avete la minima idea di come sia la situazione. E, soprattutto, non sapete niente di lui se non quello che avete visto nei daytime o avete letto su internet. Voi non lo conoscete, e se vi ostinate a mantenere così la situazione, la vedo di difficile soluzione perché io non cambio idea! Non voglio, ma soprattutto non posso: sono innamorata, lo sono davvero, non è una cottarella... -.
La porta si aprì lentamente e i suoi genitori comparvero nella stanza, sintomo che effettivamente Lorenzo era stato mandato come intermediario e che loro erano lì dietro ad ascoltare. Sua madre si avvicinò e la guardò con preoccupazione - Amore, noi non ti stiamo facendo la guerra, questo devi capirlo. Siamo solo preoccupati per te... -.
Sarah guardò per aria e continuò a fare i bagagli mentre sentiva la voce di suo padre - Sarah, cerca di metterti nei nostri panni... Non vorremmo che questa storia con quel ragazzo ti facesse fare dei passi falsi anche nella tua carriera... -.
- Ha un nome. Tanto vale che lo usiate, non credete? - replicò, caustica.
- Ok, scusa. Dicevo... Siamo in pensiero che tu possa essere influenzata per il tuo futuro dai sentimenti che pensi di provare per Joseph - continuò suo padre.
Il volto di Sarah trasfigurò quando sentì quella parole dette dal genitore. Si voltò lentamente a guardare la sua famiglia con gli occhi ridotti a due fessure e li piantò sul padre e la madre. Non si accorse che, nel mentre, Lorenzo aveva tirato fuori il cellulare ed aveva iniziato a riprendere la scena. - I sentimenti che io penso di provare per Joseph, dite?! Ma siete seri? Io non penso di provare niente, io provo e basta! Come devo dirvelo, perché lo capiate? IO LO AMO VERAMENTE! Il fatto che abbia solo diciotto anni non rende la cosa meno reale! Non volete crederci se lo dico a parole? Ok, allora mi esprimerò nell'unico modo con cui evidentemente riesco ad essere credibile! -.
Si sedette al pianoforte a muro che aveva in camera sua e disse, prima di iniziare a suonare e cantare - E parlerò a lui, visto che sembra essere l'unica persona ad ascoltarmi veramente e capire fino in fondo quello che dico. Magari così riuscirete a vedere quello che non vedete -.
Sarah cantò magistralmente Volevo dirti dei Modà mettendoci dentro tutta sè stessa. Le veniva da piangere perchè quella canzone diceva esattamente quello che lei avrebbe voluto dire ad Holden se l'avesse avuto davanti. Se la sua famiglia non avesse capito così, allora davvero non avrebbe saputo come avrebbe mai potuto fare.

Too old to hold me | A Holden x Sarah Fanfiction (Amici23)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora