32. Accerchiamento

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Quello che stava accadendo in quel pomeriggio di fine Gennaio aveva del surreale.
Rudy Zerbi aveva convocato tutta la classe in studio ed aveva mostrato un video in cui Mida diceva a Simone, Nicholas e Sofia, mentre riordinavano una cucina in condizioni pessime, che secondo lui non sarebbero stati più presi provvedimenti sulle pulizie perchè se fosse successo allora Rudy stesso, che aveva già una volta sospeso la maglia ad Holden per questo motivo, stavolta avrebbe dovuto fare molto di peggio. Secondo il milanese, però, il professore non avrebbe fatto proprio un bel niente, perchè dopo la sospensione della maglia e una settimana di pulizie degli spazi comuni, l'unica cosa più seria da fare sarebbe stata probabilmente l'espulsione e, considerato che Holden era a tutti gli effetti il gioiello della corona della sua squadra, non l'avrebbe mai fatto.
L'illazione era di una serietà sconvolgente, era come se Mida stesse insinuando che Holden fosse intoccabile. Ovviamente in quell'esternazione c'erano dei non detti abbastanza seri, che derivavano da quella che era un po' una convinzione comune anche nel pubblico da casa, ossia che Holden era super protetto dalla sua famiglia, ed in quanto tale anche super raccomandato.
Questa cosa scatenò un polverone allucinante e ad essere ancora più assurda fu la reazione di Rudy. Il professore, infatti, con un abile giochetto in stile carta vince/carta perde, riuscì a manipolare il discorso facendo passare il messaggio che tutta la classe accusava Holden di essere il maggior responsabile delle condizioni pietose della casetta. Manovrò la conversazione portando addirittura tutta la classe a votare per alzata di mano proprio se reputassero Holden la causa del casino monolitico che regnava nel luogo abitato da tutti loro. Non si riuscì a capire bene se fosse stata l'abilità oratoria del professore o la velata minaccia sottesa nelle sue parole, fatto sta che tutti, fatto salvo per Nicholas, Dustin, Kia e Syren, alzarono la mano.
Ne seguì una vera e propria bagarre durante la quale Holden e Mida si saltarono vicendevolmente alla gola, probabilmente presi anche da un mood di reciproca esasperazione, che si concluse con qualcosa di davvero surreale. Il cantante romano, di fatti, sicuramente sentendosi messo all'angolo dall'intero gruppo, ebbe un crollo: iniziò dicendo che era cosciente di non essere il più collaborativo di tutti nè tanto meno tra i più puliti ed ordinati ma che comunque subito dopo il primo provvedimento non era neppure stato più completamente con le mani in mano e argomentò molto bene il suo disappunto davanti a tutta la classe dicendo che era impensabile che una persona sola potesse fare tutto quel casino.
A quel punto una sola voce si era alzata in sua difesa, ossia quella di Simone: il ballerino, che anche lui aveva alzato la mano poco prima, evidentemente doveva aver correttamente elaborato ciò che stava succedendo ed aveva deciso di rompere il muro di omertà, esponendo in toni anche abbastanza concitati che la colpa non era esclusivamente di Holden, ma di tutti che non collaboravano a sufficienza. Anche Nicholas si espose, dicendo che era facile trovare il capro espiatorio sempre nel cantante, considerando che sicuramente era tra quelli che facevano meno ed era già stato attenzionato per questo, ma la verità era che la casetta non si riduceva in quelle condizioni per opera di uno solo e che se tutti avessero davvero pulito, l'ordine e la pulizia avrebbero comunque regnato in casa, cosa che evidentemente non era.
E alla fine, l'incredibile: con la voce rotta da un impellente pianto, Holden aveva chiesto a Rudy di poter lasciare lo studio perchè non voleva che tutt'Italia vedesse le sue lacrime. La dignità e l'orgoglio ferito trasparivano nello sforzo immane che stava facendo per trattenersi, ma alla fine neppure le migliori intenzioni mostrate ebbero la meglio, ed il ragazzo se ne andò senza attendere il permesso del suo professore, lasciano la classe ammutolita, mortificata e attonita.
Il primo istinto di Sarah in quel momento fu di alzarsi e corrergli dietro, ma Rudy fu perentorio e proibì a tutti di fare o dire altro in merito a quella cosa. Li rimproverò aspramente per la loro ipocrisia e solo dopo un po' li liberò.
La classe iniziò a muoversi per lasciare lo studio e tutti si recarono in sala relax per recuperare le loro cose prima di tornare in casetta. Già in quel momento le polemiche e le discussioni stavano esplodendo, con Simone e Nicholas imbufaliti per quanto appena accaduto: il primo, infatti, si costituí subito dicendo che sì, aveva alzato la mano, ma per dire che Holden era solo uno di quelli che non collaborava abbastanza in casa, non che fosse l'unico responsabile di quel delirio e l'altro ballerino lo spalleggió. Ne stava scaturendo una durissima discussione, ma Sarah non si soffermò: entrò in sala relax e recuperò al volo la giacca. Aveva il cervello annebbiato dalla preoccupazione e in quel momento la rabbia ed il risentimento che provava ancora per Holden erano stati messi in secondo piano: a prescindere da tutto lei lo amava e, anche se la loro rottura la stava facendo soffrire a morte, vederlo in quello stato, mortificato, umiliato e annichilito da una bieca azione di gruppo di cui anche lei era stata complice, la stava uccidendo ancor di più.
- Baby, dove vai? - le chiese Marisol, vedendola imboccare di corsa la porta della relax.
- Vado da lui, Baby. Non dire niente, per favore. Anzi, fammi una cortesia: cerca di trattenere qui la strega, ti prego -.
La ballerina assentì col capo e così Sarah corse via, diretta in casetta. Arrivò nel cortile anteriore ansimando, rossa in viso e con gli occhi lucidi per l'ansia: non lo trovò lì, così corse in casa e si recò sparata nello spazio aperto sul retro.
Uscì trafelata dalla porta e lo vide immediatamente seduto sulla poltrona di fondo, con i gomiti sulle ginocchia e la testa bassa, la faccia affossata nelle mani. Non ci pensò neppure un secondo, gli corse incontro, gli si inginocchiò di fronte e lo abbracciò. Lui non si oppose ma non rispose all'abbraccio, ma lei comunque lo strinse forte, gli carezzò i capelli e gli appoggiò le labbra alla tempia, cullandolo.
- Scusa. Scusami - gli sussurrò dolcemente. - Ho sbagliato ad alzare la mano, e poi avrei dovuto dire qualcosa per difenderti... -.
- No, non avresti dovuto e francamente manco me lo aspettavo - rispose lui, la voce ancora incrinata dal recente pianto.
- Smettila. Smettila di fare così per un minuto, Jo! Si che avrei dovuto, invece, ma ho avuto paura delle ripercussioni. Non è giusto quello che ti abbiamo fatto, mi dispiace tantissimo, te lo giuro! - insistette lei.
Si slacciò da lui e delicatamente gli prese il viso tra le mani, facendo sì che sollevasse lo sguardo nel suo. Le si spezzò ancora di più il cuore a vedere le lacrime ancora scintillanti in quegli occhi solitamente così profondi e orgogliosi.
- M'avete abbandonato tutti, Sa'. M'avete accerchiato come i cacciatori facevano co' i mammuth. Me so' dovuto senti' di' de esse' un super protetto, quando poi ogni volta che succede qualcosa so' sempre stato io il capro espiatorio e sistematicamente m'è stato fatto il culo! Me so' rotto le palle de 'sta storia, fate pace col cervello e co' i complessi d'inferiorità, cazzo! Non so' disposto a veni' bullizzato così, ma chi cazzo ve pensate d'esse', tutti quanti?! Poi dite a me che so' presuntuoso e spocchioso. Fottetevi! -.
Le vomitò addosso tutto il rancore che aveva accumulato fino a quel momento a causa di quella storia. In un'altra contingenza, probabilmente, lei avrebbe risposto per le rime ma stavolta sapeva bene che lui aveva ragione, perciò gli permise di liberarsi da tutta quella negatività.
Lo guardò con estrema serietà, gli occhi pieni di autocritica e coscienza. - E' vero, hai ragione. Siamo stati tutti delle merde, cominciando da Christian che avrebbe dovuto evitare di uscirsene in quel modo ed attaccarti così pesantemente. Sono sicura che lui ce l'avesse più con il sistema che con te, fatto sta che comunque, alla fine, ha riversato la sua frustrazione sul bersaglio sbagliato. Non lo sto difendendo, sia chiaro... Ma devi capire, Jo, che questa cosa è sfuggita di mano a tutti, io per prima mi prendo la responsabilità di non aver parlato anche se avrei dovuto. Comunque... Non sei solo, non è vero che ti abbiamo abbandonato tutti! Simone e Nicholas ti hanno difeso. Io stessa sono qui per scusarmi... E sono sicura che non sarò l'unica a farlo -.
- Cazzo - farfugliò lui, evidentemente scosso, massaggiandosi gli occhi con le dita.
Sarah era convinta che stesse cercando di contenersi e non dare ulteriormente a vedere la sua fragilità, ma lei riteneva che in quel momento non avrebbe dovuto farlo. Non con lei almeno.
Il suo cuore innamorato traboccò, così si insinuò tra le sue ginocchia e lo abbracciò di nuovo, e stavolta lui rispose alla stretta. Spontaneamente le venne naturale baciarlo delicatamente sulla guancia, ed a seguito di ciò lo vide girare il viso per guardarla.
Si fissarono per qualche secondo e alla fine l'istinto ebbe il sopravvento: si baciarono con dolce foga, ed in quell'incontro di labbra lei infuse tutto l'amore ed il senso di protezione che provava nei suoi confronti.
- Sa', torna da me - le sussurrò lui, appoggiando la fronte alla sua.
Lei serrò i denti ed inspirò. - Perché? -.
- Perché ho bisogno di te -.
- Jo... Il bisogno e la volontà sono due cose diverse. Se mi vuoi con te vuol dire che hai capito che quello che è successo tra di noi non ha motivo di essere, e che ti fidi di me. Il bisogno, invece, ti lascia fermo sulle tue idee, ed alla prima occasione saremmo di nuovo da capo a dodici. Dimmi allora: pensi ancora che io ti abbia preso in giro? - gli chiese con il cuore pieno di speranza.
Lui tacque. E quel silenzio mandò in frantumi quel tenue bagliore che in lei si era riacceso.
Sorrise amaramente, l'animo piegato, e gli appoggiò una mano sulla guancia. - Ok, è tutto chiaro. Ascoltami bene, ora: tu per me sei importante quindi non farò mai niente che possa nuocerti, anche se continuo a pensare che sei un ottuso malfidato egoista. Ma non posso tornare con te, perché senza fiducia non può esserci amore. Vedi, la differenza è questa: nonostante io sappia chi tu sia, so anche che sei leale e mi fido di te. Per questo ti amo, contro ogni sensata motivazione. Tu, invece, di me non ti fidi anche se non ho fatto nulla per meritarmi questa sfiducia. Perciò non mi ami. Punto. Non c'è altro da aggiungere -.
Si alzò in piedi e fece un passo indietro. - Sono dalla tua parte in questa storia, Jo. Ma è tutto qui. Scusami ancora se mi sono comportata male, prima: non capiterà di nuovo, ti do la mia parola se per te avrà mai un valore  -.
In quel momento la porta si spalancò e nel cortile fece irruzione Serena, la quale corse verso Holden e, spingendola via, gli si buttò addosso abbracciandolo.
Sarah osservò la scena con gelido distacco, poi disse - Sei in buone mani, ora. Io vado -.
E se ne andò senza attendere inutili repliche, con addosso la cappa di piombo della delusione che la schiacciava ancora di più di prima.

***

- Hai deciso che canzone porterai in puntata, alla fine? -.
La voce di Malìa, seduto accanto a lei sulle gradinate vuote, la riportò al presente. Si era smarrita per l'ennesima volta in un vortice di pensieri deprimenti e ricordi strazianti che costantemente le derivavano dalla presa di coscienza che tra lei ed Holden ormai non c'era più niente da salvare, nonostante lei gli avesse confessato di amarlo.
La situazione in casetta si era stabilizzata. La sera stessa della grande bagarre c'erano stati numerose liti e chiarimenti consecutivi, e già la mattina successiva la situazione era più vivibile. Il ragazzo aveva parlato con Simone, Nicholas, Gaia, Martina, Ayle e lo stesso Malìa, ed evidentemente gli era apparso chiaro che alla base dell'alzata di mano generale c'era stato un misunderstanding e che la conseguente conversazione era stata fraintesa e un po' pilotata terminando nel modo che tutti conoscevano, ma che di fondo c'erano delle persone sincere che a lui ci tenevano, nel bene e nel male, e lo spalleggiavano.
Con gli altri, invece, la situazione aveva preso una piega strana: probabilmente la maggior parte della classe subiva la vergogna di quanto era stato perpetrato e, per quanto continuassero a vederlo come una persona poco collaborativa e poco ordinata, sapevano di aver preso una cantonata mastodontica tanto da non riuscire ad andare da lui per chiarire le cose. Probabilmente l'avrebbero fatto, ma ci sarebbe voluto del tempo.
Per quanto riguardava la situazione tra loro due, invece, era rimasta invariata: continuavano ad essere civili nel salutarsi, ma non si parlavano, non interagivano e nel limite del possibile si evitavano accuratamente. Non erano state poche le volte, tuttavia, in cui lei si era accorta di avere il suo sguardo addosso, uno sguardo enigmatico, pieno di tante di quelle cose da non riuscire ad inquadrarle. Neppure lei era esente dal rimanere assorta su di lui, e spesso era anche stata sorpresa dal diretto interessato. Eppure questa comunicazione segreta e silente non aveva mai portato a niente di concreto. Era per tutti questi motivi che ormai si era arresa all'evidenza della fine insindacabile della loro breve, intensa, bellissima e dolorosa storia, tant'è che aveva preso una decisione drastica.
Guardò Malìa e, sospirando, gli rispose - Farò Everytime. Ho deciso. E' arrivato il momento -.
- Sei sicura? Mi hai detto cosa significa per te quel brano... Pensi di riuscire ad andare fino in fondo e fare una buona esibizione? - chiese lui preoccupato.
Sarah sorrise mestamente. - Sicurissima. Vedrai: sarà la mia migliore mai fatta. E lo sarà perché stavolta ho davvero qualcosa da comunicare. Dopodiché potrò respirare di nuovo -.
Il ragazzo abbozzò un mezzo sorriso comprensivo, poi le posò una mano sulla spalla - Allora in bocca al lupo, Fatina -.
In quel momento il fato volle che Holden facesse il suo arrivo nella stanza per recarsi in camera sua e sentisse proprio l'ultima frase detta dal compagno cantante. Sarah non l'aveva visto sopraggiungere perché era di spalle al corridoio, ma si avvide della sua presenza quando si fu fermato alla loro altezza, fissandoli.
Non ci fu bisogno che dicesse niente, lei capì: il sentirla chiamare Fatina, in un atteggiamento confidente da un altro ragazzo che non fosse lui, l'aveva ferito. Ebbe l'impulso di dire qualcosa, ma la sua dignità glielo impedì, così distolse lo sguardo: era arrivato il momento che anche lui capisse che bisognava prendere atto di quella fine ineluttabile.
Si alzò e, con un sorriso forzato, disse a Malìa - Viva il lupo - e se ne andò, sentendosi mancare l'aria.
I due ragazzi rimasero a fissarsi qualche secondo ed in quello sopraggiunse Serena. Appena la vide avvicinarglisi, Holden alzò gli occhi al cielo ed abbandonò la zona gradinate anche lui.
La ragazza rimase ferma a guardarlo andarsene, poi si voltò verso l'altro sfoggiando un sorriso malizioso. - T'ho visto con la ragazzina. Giochiamo nella stessa squadra, quindi? -.
Malìa la squadrò, gelido. - Sai una cosa, Serena? Io a differenza tua ho un cuore e una coscienza: Holden è un bravo ragazzo e Sarah è carina e gentile, non farei mai una cosa del genere. Ma tu che vuoi saperne? Sospetto che tu sia una sorta di vampiro emozionale, non potresti arrivarci neppure volendo. Fatti una cortesia: guardati allo specchio e vedi se hai un riflesso. Io ne dubito -.
Poi si alzò ed andò via anche lui, senza sapere di aver assestato un colpo talmente duro che avrebbe piegato una montagna, ma che sulla sua avversaria aveva avuto l'effetto di una carica di dinamite contro un oggetto che assorbiva energia termocinetica.


Angolo Autrice
Gente, vi chiedo di tenervi forte perchè il prossimo capitolo sarà ad alto tasso emozionale. Inserirò anche dei video, perchè reputo importanti ai fini della trama i brani musicali citati.
Spero vivamente vi piaccia perchè, sebbene sia qualcosa di già visto, scriverlo è stato emotivamente difficile!
Un bacio!

Too old to hold me | A Holden x Sarah Fanfiction (Amici23)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora