31. Tossico

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Quando arrivò, bussò leggermente allo stipite ed entrò con prudente calma.
Holden era seduto sul proprio letto con la faccia nascosta tra le ginocchia, mentre Simone e Martina erano sul letto di Ayle in silenzio. Quando la videro si alzarono e si apprestarono ad uscire. Simone, nel passarle accanto, le carezzò il viso, invece Martina la abbracciò e le sussurrò all'orecchio - Non mollare, piccoletta. Lo sappiamo che so' tutte stronzate, ma non siamo noi a doverne essere convinti -.
Quando furono soli, Sarah chiuse la porta e gli si avvicinò. - Eccomi - disse soltanto.
Lui alzò lentamente il viso e la fissò: aveva gli occhi iniettati di sangue e un'espressione truce dipinta in viso. - Sua Maestà... - si limitò a sibilare, caustico.
Quelle parole furono più cocenti di una frustata. Ma lei non si ritrasse, anzi: le accettò e fece suo quel dolore. Si era ripromessa meno di un'ora prima di lottare per quel sentimento e non si sarebbe fermata davanti a niente, neppure di fronte alla chiusura e alla diffidenza di lui. Alzò una mano e provò a toccargli il viso, ma lui si ritrasse con un movimento secco.
- Non me lo merito - disse lei, con una tranquillità nella voce che in verità non possedeva.
- Perché, io si invece? - rispose lui, rabbioso.
- Posso chiederti il motivo per cui sei arrabbiato? -.
Lui rise, senza allegria ma con un filo di disprezzo. - E me lo chiedi pure? -.
- Si, te lo chiedo perché voglio capire se ce l'hai con me veramente oppure, visto che non puoi riversare la tua rabbia sul vero bersaglio, allora ti rifai su di me -.
Holden scattò, saltando giù dal letto, e si alzò in piedi, ma Sarah non si fece intimorire e non fece una piega. Si limitò a continuare a guardarlo, anche se dentro era in preda al panico e al terrore.
Lui non disse una parola, così lei proseguì. - Cosa devo fare per farmi credere da te? Ti ho dato il mio corpo e la mia anima, mi è rimasta solo la mia parola e vorrei che credessi che ha ancora un valore -.
- Vorrei farlo, te lo giuro. Ma l'unico fatto che vedo davanti a me è che nella nostra storia so' sempre io quello che ha dovuto dimostra' qualcosa per rendese credibile, Sa'. Un altro fatto reale è che tu prima de sta' co' me stavi co' lui, quindi quello che dice è possibilissimo - replicò il ragazzo, continuando a guardarla e parlando con ferocia.
- Perciò il fatto di non aver dimostrato niente mi rende meno credibile rispetto alle parole di uno che sappiamo essere un cazzaro ed un attention seeker. Mi fa piacere che tu abbia una così alta considerazione di me, Joseph... - ribatté lei, sentendo già che il labbro inferiore iniziava a tremarle.
- Oh, ma per favore. Non te mette a piange', adesso, che è fatica sprecata - disse lui, distogliendo lo sguardo da lei, disgustato.
- Non posso prendermi la colpa per qualcosa che non ho fatto, Jo. Ti dirò una cosa che dici spessissimo tu: io sono responsabile per quello che dico e faccio io, non per quello che dicono,  fanno o capiscono gli altri. In questo caso non posso essere responsabile nè per quello che Francesco ha detto, nè per quello che tu vuoi credere. Non ho fatto niente di tutto quello di cui sia lui che te mi accusate! - sbottò lei, esasperata e ferita.
- Non te credo, Sa'! Tutto tornerebbe alla perfezione: hai approfittato del fatto che me so' avvicinato a te, sei riuscita a insinuatte nel mio cervello e nel mio cuore, m'hai fatto apri'... Lo sapevi quello che avevo già vissuto, sapevi che il tradimento di Cecilia m'aveva reso vulnerabile e che me so' dovuto difende', e nonostante questo non te sei fermata! - la aggredì lui.
- Io non mi sono fermata perché mi piacevi, Jo, non per la visibilità o per altre cazzate! Non c'era nessuna strategia dietro! - strillò lei, avvicinandosi e prendendogli il viso tra le mani affinché la guardasse in faccia.
Osservò i suoi occhi scuri e dentro vi trovò qualcosa che la spaventò, qualcosa contro cui non sapeva se sarebbe stata in grado di battersi. - Tu hai paura. Non te ne frega niente se questa storia sia vera o no, sei talmente spaventato che preferisci guardare solo l'aspetto negativo in modo da potermi allontanare e tornare alla tua tranquilla indifferenza. Se così non fosse mi daresti almeno il beneficio del dubbio! - gli sussurrò.
Holden fece due passi indietro e si allontanò da lei. - Provame che è tutta 'na cazzata. Provamelo adesso, Sa' - le disse, con astio.
- Non posso, e lo sai. E' la mia parola contro quella di Francesco, non ho modo di discolparmi concretamente. Dovresti credermi e basta perché mi conosci e sai quello che provo per te, quello che sei per me - continuò lei, le lacrime che ormai le solcavano le guance.
Lui si voltò a darle la schiena, così rincarò la dose. - Dovrei essere io ad essere incazzata a morte con te, adesso. Pensi veramente che avrei bisogno di farmi la storia qui dentro per spiccare? E' questa la tua opinione, sia umana che artistica, su di me? -.
- Certo che no, cazzo! E' per questo che so' imbufalito, Sa'! -.
- E allora come puoi credere che voglia stare con te per i motivi che ha tirato fuori quel coglione?! Il mio sbaglio non è stato volere te, ma stare con lui, maledizione! Lo vuoi capire che ha armato questo casino perché gli ha bruciato accorgersi di essere stato lui una seconda scelta, dopo aver creduto di aver manovrato il gioco sin dall'inizio?! - insistette lei, prendendogli il braccio.
- Molto comoda come argomentazione - sibilò lui, senza voltarsi.
- Jo, per favore, aprimi uno spiraglio: non posso combattere una guerra già persa. Non posso fare un assedio, non ho le forze visto che pure io sono assediata alle spalle da quella squilibrata amica tua! -.
- Non la tira' in mezzo, Serena non c'entra niente in questa storia -.
- Ma certo, difendila pure... Che importa se m'ha preso di petto e minacciato meno di un'ora fa? Niente! Evidentemente ho quello che mi merito, no?! -.
Finalmente lui si voltò e, con sguardo asettico, le lanciò una bordata. - Magari si -.
Se l'avesse pugnalata al cuore le avrebbe fatto meno male. L'ondata di amarezza e tristezza che la investì fu talmente forte che non riuscì a trattenersi: alzò la mano e lo schiaffeggiò con tutta la forza che aveva. Lui incassò il colpo e rimase con il volto girato di lato.
- Hai ragione, ho quello che mi merito per aver creduto di potermi essere innamorata di un arido bastardo, egoista e senza cuore. Fottiti, Joseph: sei più tossico di un veleno! - gli sibilò tra le lacrime.
Si mosse per uscire dalla stanza, ma prima di farlo si voltò e rincarò la dose - Quando sarai rinsavito, perché sei intelligente e lo fai sempre, evita una delle tue solite uscite plateali. Ti avverto: stavolta non basterà -.
Se ne andò senza aspettare la replica. Non voleva sentire nulla, aveva già sopportato abbastanza.
Era diretta in camera sua per seppellirsi sotto le coperte e piangere fino a perdere i sensi, quando sopraggiunse la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso: sulla porta che dava sulle gradinate trovò Syren, appoggiata allo stipite, che la guardava con un sorrisetto compiaciuto.
- T'ha scaricato, eh? Era ora... - disse melliflua.
Sarah si fece forza e, passandole accanto, stavolta le assestò una sonora spallata. - Ma vaffanculo, stronza - le sussurrò e, senza degnarla di un ulteriore sguardo, se ne andò.

Too old to hold me | A Holden x Sarah Fanfiction (Amici23)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora