51. Cicatrice

1.5K 56 16
                                    

Quando aprì gli occhi il sole che filtrava dalle finestre fu più atroce di aghi arroventati. Un mal di testa colossale le piombò addosso, strappandole un mugolio agonico. 
Lentamente si tirò su e si guardò intorno, riconoscendo la fisionomia della propria camera da letto. L'ultima cosa che ricordava della nottata precedente era di stare ballando con due tipe molto folkloristiche amiche di Thomas, poi il suo cervello sembrava aver resettato tutto. Immediatamente una domanda le sovvenne, spontanea: come diavolo c'era arrivata a casa? Si toccò la testa e scoprì di avere i capelli legati, poi abbassò lo sguardo e notò di avere le gambe nude ed indosso una t shirt bianca che, con enorme evidenza, non era il suo pigiama. Le narici le furono solleticate da un leggero sentore di legni, ambra e sale. Un profumo inebriante e, per sua sfortuna, decisamente familiare.
Presa dal panico spostò immediatamente lo sguardo alla propria sinistra, terrorizzata da quello che avrebbe trovato, ma si rasserenò subito: l'altro lato del letto era vuoto e le lenzuola al loro posto. Aveva dormito da sola.
Aggrottò la fronte e, prendendosi il suo tempo, si alzò, dirigendosi nel bagno annesso alla stanza. Aveva una cera pessima, ma in quel momento la cosa non le interessava più di tanto. Usò i servizi e si diede una lavata al viso e ai denti, dopo di che imboccò la via per il salotto.
Quando raggiunse la stanza trovò ad attenderla quella sorpresa che da una parte sperava di avere ma dall'altra era terrorizzata di confermare: Holden dormiva sul divano a pancia in giù, a torso nudo, con i gatti acciambellati tra le sue gambe divaricate.
Sarah non riuscì ad impedirsi di sorridere con tenerezza: che i due animali l'avessero riconosciuto? Ormai erano più di cinque anni che vivevano con lei, ma per i primi due della loro vita Aria e Latte erano stati gli animali da compagnia del ragazzo, perciò era plausibile che il loro istinto li avesse spinti a dormire con lui invece che con lei come facevano di solito.
Cercando di non far rumore si avvicinò al divano e si accucciò accanto a Holden per osservarlo. Nonostante l'aspetto scarmigliato, la vulnerabilità del sonno accentuava i bei tratti del ragazzo: le ciglia lunghe, il naso importante, le labbra piene. Sospirò, autorizzandosi a constatare quanto ancora le piacesse esteticamente e quanto lo trovasse fisicamente sempre più il suo tipo, anche da adulto.
Mentre continuava a riempirsi gli occhi di lui, due dettagli catturarono la sua attenzione: il primo era la catenina che portava al collo. Era sempre la stessa che era solito indossare sin da quando lo aveva conosciuto, diverso era il ciondolo. Si trattava di un piccolo parallelepipedo dorato sul quale era incisa una croce con il braccio corto inclinato e sotto riportava in piccolo la scritta "Nauthiz". Si chiese quale storia avesse quell'oggetto in quanto, da che lei ricordasse, lui le aveva sempre detto di non amare portare ciondoli o roba strana appesa al collo.
Il secondo dettaglio, decisamente più evidente e preoccupante, era l'enorme cicatrice frastagliata che gli partiva dal retro della spalla sinistra e terminava al centro della schiena prendendo le sembianze di un fulmine ramificato. La sera in cui gli aveva fatto irruzione nella camera d'albergo non l'aveva notata anche se lui non indossava la maglietta, forse perché non le aveva mai dato le spalle, ma ora poteva constatarne la forma e la spiacevole presenza. Non riuscì a non chiedersi come potesse essersela procurata: doveva essere stato qualcosa di serio, e subito sentì un grosso groppo fermarlesi in gola a quel pensiero.
Delicatamente alzò la mano e toccò con leggerezza la pelle che formava il lieve rigonfiamento del cheloide cicatriziale. Fu allora che Holden aprì gli occhi.
Si fissarono per qualche secondo e Sarah si trovò a stupirsi della propria reazione: non tolse la mano che gli stava sfiorando la schiena ma, anzi, si avventurò addirittura a scansargli i capelli dalla fronte con l'altra.
- Ciao - gli sussurrò.
- Ehi... - rispose lui, abbozzando un mezzo sorriso che scomparve un secondo dopo. - Come stai? Te senti male di nuovo? - le domandò subito in modo preoccupato, tirando su il busto e puntellandosi su un gomito.
Lei scosse la testa. - Ho un po' di emicrania e di nausea, ma non mi sento male -.
Si sollevò in piedi, mentre lui si metteva seduto passandosi una mano in faccia nel tentativo di riprendersi. - Che ore so'? - le chiese.
- Credo siano le 17:00 circa - rispose lei.
Lui non rispose, poi si alzò e le chiese - Te dispiace se uso il bagno? -.
- Figurati, prego... Senti, ti va un caffè e qualcosa da mangiare? -.
- Se non  te da fastidio, magari -.
Lei abbassò lo sguardo, giocherellando con il bordo della t shirt che portava la quale, con tutta evidenza, era quella che indossava lui la notte precedente. - Senti... Se vuoi farti una doccia, nel ripiano sotto al lavabo ci sono degli asciugamani più grandi -.
- Ok, grazie... - rispose lui, poi si eclissò.
Sarah si mosse verso l'angolo cottura al lato del salotto ed iniziò a preparare qualcosa: tostò del pane, mise sull'isola del succo di frutta e dell'acqua, tirò fuori dal frigo delle confetture, del formaggio spalmabile e preparò un piatto con degli affettati. Tornò nel bagno della sua stanza ed anche lei si fece una doccia, si lavò i capelli, poi si cambiò indossando dei pantaloni da yoga color corallo ed un crop top largo bianco.
Prima di tornare in salotto mise la maglietta bianca di lui in lavatrice e avviò il programma breve. Quando rientrò nell'altra stanza lo trovò accucciato accanto all'isola, intento a coccolare i due felini che gli si erano fatti intorno prodigandosi in miagolii e fusa.
- Ti amano ancora, a quanto pare... - disse, mentre si sistemava i capelli umidi in una treccia laterale.
Lui si alzò in piedi e si voltò verso di lei. Aveva a sua volta i capelli umidi che, ora che li portava più lunghi e con un taglio diverso, lo facevano apparire ancora più bello di quello che già di solito fosse. - Davvero la battuta me la vòi servi' così facilmente su un piatto d'argento? - le domandò, avvicinandosi ad uno degli sgabelli alti che circondavano l'isola e prendendovi posto.
Sarah alzò gli occhi al cielo e gli offrì un sorriso obliquo. - Ringrazia che ho ancora i postumi dell'hangover, se no sai dove ti avrei detto di mettertela, la tua battuta?! -.
Lo vide ridere, per poi dirle - Scherzi a parte... Me fa piacere che stiano bene, ma non avevo dubbi -.
- Certo, te ne sei andato tranquillo che ci saremmo presi cura gli uni degli altri... - rispose lei istintivamente, mentre gli dava le spalle trafficando con la macchinetta del caffè.
Subito realizzò cosa le fosse uscito di bocca, così si voltò e si affrettò a dire - Scusa. Non volevo essere cattiva... Non oggi, non dopo stanotte -.
Lui si limitò a guardarla senza particolari espressioni. - Tranquilla, non me la so' presa. Ce sta che ce l'hai ancora co' me, penso che ce starà vita natural durante... -.
Lei gli porse la tazzina con il caffè. - Zucchero? Latte? - gli chiese, cercando di cambiare argomento.
- A posto così, grazie. Ho iniziato a prenderlo nero da qualche anno, ormai. Sai, mens sana in corpore sano, evitare eccessi e tutte quelle cazzate healty lì... In America erano de moda, me so' adeguato -.
- Immagino... Infatti sei in forma - fece lei in tono neutro, versandosi un po' d'acqua e centellinandola.
- Trovi? - chiese lui, prendendo una fetta di pane e spalmandola con un leggero strato di marmellata alle fragole. Invece di addentarla, tuttavia, la porse a lei. - Tie', metti qualcosa nello stomaco, che stanotte l'hai svuotato più del dovuto... E bevi -.
La ragazza si mosse e si accomodò nello sgabello accanto al suo, accettando il toast e addentandone un piccolo pezzo mentre lui se ne preparava un altro, ma salato.
Stettero in silenzio per un po', mangiando, poi lei chiese - Jo, cosa è successo stanotte? Non mi ricordo praticamente niente -.
Holden non rispose subito. Masticò per un po' il boccone, poi si servì del succo di frutta, lo bevve, e solo alla fine girò il capo verso di lei. - Io credo che qualcuno t'abbia messo qualcosa nel bicchiere, Sa'. So solo che, dopo che sei andata a balla' co' Victoria, hai dato un paio de sorsi da 'n cocktail che t'hanno passato e dopo nemmeno dieci minuti sei andata praticamente lunga. T'ho dovuto porta' fuori a spalla, meno male che il driver era rimasto lì di fronte così t'abbiamo caricato e t'ho riportato qui. Non te vojo di' che ho dovuto fa' pe' capi' a che piano abiti, guarda... Vabbè, amen. Non me chiede il resto, non lo vuoi sape' -.
Sarah serrò gli occhi, imbarazzata e umiliata. Poi gli mise una mano sul braccio e disse - No, ti prego. Devo capire fino a che punto mi sono resa ridicola... -.
Lo sentì sospirare. - Come vuoi. Una volta rientrati ho visto che non riuscivo a fatte riprende', così so' stato costretto a fatte' vomita' a forza. T'ho dovuto tene' lì un bel po', perché non riuscivi a torna' del tutto in te, perciò t'ho fatto butta' fuori tutto finché non ho capito che a un certo punto t'eri addormentata e non avevi perso de nuovo conoscenza. Poi, me devi perdona': t'ho spogliato e t'ho messo a letto con la mia t- shirt perché non volevo permetteme de mette' mano tra la roba tua. So' rimasto lì co' te pe' 'n po' pe' controlla' che non collassassi nel sonno, poi me so' messo a dormi' sul divano. Fine della storia -.
Aprì gli occhi e trovò che si era girato completamente verso di lei e la guardava. Si mise una mano sulla bocca, mortificata da tutta quella situazione, e gli disse - Io non so che dire, Jo. Scusa. Ti giuro, non pensavo che sarebbe potuta succedere un cosa del genere, è la prima volta che mi capita... Cioè, quando mi trovo a questo tipo di feste bevo, ma non mi ubriaco mai così tanto da non essere presente a me stessa... -.
- Sa', non te devi giustifica' co' me. Io non so' nessuno pe' ditte quello che puoi o non puoi fa', però te voglio rappresenta' che se ieri sera non ce fossi stato io poteva fini' piuttosto male. So che non è colpa tua, ma te lo dico col cuore in mano: ce devi sta' attenta - replicò lui.
Lei distolse lo sguardo, troppo in imbarazzo. - Immagino penserai che sono un'idiota... -.
- Quello che penso io non conta niente -.
- Si, come no! Secondo te, non conta niente! - sbottò lei.
Cadde il silenzio.
- Me sa che è meglio se tolgo le tende - fece lui di colpo.
- Non puoi: ho messo a lavare la tua maglietta. Finchè non finisce la lavatrice e non te l'ho messa in asciugatrice temo che non potrai andare da nessuna parte - rispose lei, tornando a guardarlo.
Lo vide inspirare sonoramente, poi si voltò e tornò a mangiare senza aggiungere altro. Lei lo imitò e rimasero così per un po', senza interagire in alcun modo.
- Devo farti una domanda - esordì alla fine Sarah.
- Mmm, solo se poi potrò fartene una io - replicò Holden.
- Ok, allora comincia tu -.
Lui non la guardò. - Perché Aaron non vive co' te? Non c'è traccia de lui, qua dentro, è tutta roba tua... -.
- Perché me lo chiedi? -.
Il ragazzo emise una risata soffocata. - E' che me pare strano, tutto qui. Ve conoscete da più de quattro anni, state insieme da uno e ve dovete sposa'... Ce manca solo che me dici che ve siete accordati pe' fa' sesso solo dopo le nozze e "benvenuti nel Medioevo"! -.
Sarah arrossì. - E se pure fosse? -.
- Se pure fosse che? - domandò lui, finalmente voltandosi verso di lei.
- Se pure fosse che ancora non l'avessimo mai fatto... Che ci sarebbe di male? - replicò.
Holden strabuzzò gli occhi e quasi si strozzò con il boccone che aveva appena morso dal toast. - No, aspetta... Me stai a di' che state insieme da 'n anno e ancora non siete andati a letto insieme?! -.
- Rispondi, cazzo, Joseph! Che ci sarebbe di male?! - insistette la ragazza, ora molto irritata.
Lui bevve, poi tornò con gli occhi su di lei. - Concettualmente niente. Moralmente tutto -.
Sarah diede in escandescenza. - Ed eccolo qui con una delle sue consuete frasi a effetto da Guru dei miei maroni! Ma ce la fai a dire senza mezzi termini quello che pensi, una volta tanto?! -.
Lo vide stringersi le mani e appoggiare i gomiti sulle ginocchia, reclinandosi in avanti al suo indirizzo. - Se veramente la situazione sta così, le cose so' due: o è pazzo o in realtà è gay -.
- O magari è più interessato ad approfondire il nostro rapporto senza dover basare tutto sul sesso! Ci sono cose più importanti, in una relazione stabile! - smaniò lei.
- Ah si? Tipo? -.
- Tipo il rispetto, la complicità, l'amicizia, il puro sentimento... -.
- Ah, ok. Certo, ovvio. Tutte cose che avevamo pure noi, eppure me pare che dal 27 Dicembre 2023 a quando me ne so' andato c'abbiamo dato dentro ad ogni occasione che ce s'è presentata... - argomentò lui senza scomporsi minimamente.
Sarah accusò il colpo. Il fatto che addirittura ricordasse la data precisa della loro prima volta la stava destabilizzando, così decise di contrattaccare. - Eravamo due ragazzini, eravamo in piena tempesta ormonale... -.
- Tu, eri 'na ragazzina. Io manco pe' niente. Il punto è che non era 'na cosa che se poteva controlla': t'ho sempre voluta al cento per cento, bastava un tuo sorriso a famme desidera' de spojatte e fa' l'amore co' te ovunque fossimo e in qualsiasi momento. Ave' una come te e non voleje perennemente sta' in mezzo alle gambe è da pazzi o da gay. Punto, non c'è altro da di' - spiegò lui, con una calma spiazzante.
Le si era chiusa la gola e faticava a respirare. Era tutto vero, non poteva negare niente di quanto aveva appena ascoltato. Anche la sera e la notte prima che lui la lasciasse avevano fatto sesso tre volte, e per tutte l'iniziativa era stata proprio di Holden. Era innegabile: lui l'aveva sempre desiderata in modo irrefrenabile e non si era mai privato del soddisfare quel desiderio, considerando poi quanto lei gli si concedesse volentieri e con entusiasmo.
Abbassò lo sguardo. - Non è che non l'abbiamo mai fatto... L'abbiamo fatto, lo facciamo... Ma... -.
Holden socchiuse gli occhi, sospettando già quello che lei stesse per dire. - Ma...? -.
- Ma non quanto mi aspetterei... Lui... Sembra essere concentrato su altre cose - mormorò, con tono mortificato.
Il ragazzo faticò immensamente a trattenere un improperio feroce. Si poteva essere più patetici di un tizio che aveva la fortuna sfacciata di avere al suo fianco Sarah Toscano e non portarsela a letto in continuazione? Fosse stato per lui l'avrebbe sequestrata in quello stesso momento e costretta a un after hour di quarantotto ore di sesso scatenato, come poteva quel coglione non voler fare lo stesso ogni volta che poteva?
Decise di non calcare la mano, così tentò di rincuorarla. - Dai, non vuol di' niente. Questa cosa non leva profondità a quelli che de sicuro so' i suoi sentimenti pe' te. Evidentemente ogni storia è diversa... -.
- Certo... - rispose lei mestamente.
Holden decise che era arrivato il momento di cambiare argomento. - Tu cosa volevi chiedeme, invece? - domandò con tono leggero, tentando di sdrammatizzare.
Sarah colse subito lo spunto e lo guardò intensamente, assumendo un'espressione preoccupata. - Potresti non volermi rispondere... -.
- Tu m'hai appena detto più de quanto possa esse' lecito fa' co' un ex, sulla tua vita sentimentale... Il minimo che posso fa' io è risponde' a qualsiasi cosa me chiederai - replicò lui, serio.
Lei si morse il labbro inferiore, poi si alzò in piedi, sfiorandogli la cicatrice lungo la schiena. - Questa come te la sei fatta? -.
Holden serrò la mandibola, colto dalla spiacevole sensazione che il ricordo di come quello scempio gli fosse rimasto addosso gli procurava ogni volta che gli sovveniva.
Respirò a fondo, traendo un po' di conforto dal tocco delicato e tiepido della mano di lei. - E' successo tre anni fa. Quella sera ero proprio fòri fase: venivo da un periodo de merda, Faster stava andando bene ma comunque la cosa non bastava a rasserenamme. M'ero spostato da poco da Miami a LA, conoscevo poca gente e quei pochi non è che fossero 'sti soggetti de pregio... Ho passato il Natale e il Capodanno da solo, chiuso in casa: non me ricordo molto de quei giorni, avevo preso a bere più del dovuto... Poi una sera, agli inizi de Gennaio, ho toccato il fondo: ero uscito co' 'sto gruppo de trapper che avevo conosciuto in un locale, semo passati da un posto a un altro e, te giuro... Stavo ridotto un vero schifo. Poi siamo arrivati nell'ennesimo locale e lì... Bhè, ricordo solo che ho visto uno de quelli che stava co' me abborda' una ragazza. L'ha praticamente trascinata al tavolo nostro, ma era abbastanza evidente che lei non voleva -.
Sarah lo vide aprire e stringere nervosamente i pugni, gesto inequivocabile con cui cercava di mantenere il controllo. Lui continuò - A una certa tre de questi se so' alzati e l'hanno letteralmente trascinata fuori. Me ricordo come fosse successo un minuto fa: m'è partita 'na scarica d'adrenalina così forte che l'effetto dell'alcol s'è annullato. Non so che è successo, me s'è disconnesso il cervello e so' partito a testa bassa: so' uscito pure io e a 'sti tre j'ho praticamente strappato 'sta ragazza dalle mani. Se non fossi intervenuto probabilmente l'avrebbero... - si interruppe.
- Tranquillo, ho capito... - fece lei, portandogli la mano che gli teneva sulla schiena fin sulla nuca, in una lenta carezza incoraggiante.
Lui la guardò, deglutì a fatica, poi continuò - M'hanno massacrato de botte. Fortunatamente so' riuscito a proteggeme la faccia, ma uno aveva spaccato 'na bottiglia e m'ha preso da dietro. Il risultato lo vedi pure te. Me ce so' voluti quasi cinque mesi pe' riprendeme del tutto... -.
Sarah non riuscì a trattenersi, quello che aveva appena sentito le stava straziando il cuore: gli cinse il collo con le braccia e lo strinse a sè. - Santo Dio, Jo... Mi dispiace. Mi dispiace tantissimo -.
Lui non rispose all'abbraccio, ma la lasciò fare. Dopo qualche istante fece in modo che lei lo lasciasse e si schiarì la voce. - La cosa essenziale è stata che lei se salvò. Se le fosse successo qualcosa quella sera, non so se me sarei ripreso... -.
- Avresti comunque fatto il possibile, Jo. Non sarebbe stata colpa tua... - replicò lei, incoraggiante.
- Sa'... Non era solo per lei in sè. Certo, stavano per farle 'na cosa terribile, quindi esse' riuscito a evitallo ha un peso, ma c'è dell'altro... -.
- Cioè? -.
Holden strinse gli occhi, mostrando una certa fatica a parlare di quella cosa, ma come promesso non si sottrasse. - Era biondina, occhi scuri, lentiggini... E avrà avuto la tua età, più o meno. Inoltre... Quella sera era il 9 Gennaio, Sa'... -.
Lei si mise una mano sulla bocca. Lui tornò a guardarla. - Ce stavo ancora dentro de brutto, ero solo, depresso, e poi il giorno del tuo compleanno me trovo coinvolto in quella che poteva diventa' 'na tragedia co' 'na ragazza che te somigliava tantissimo... Se le fosse successo qualcosa senza che io facessi niente sarebbe stato come fa' del male a te un'altra volta. Non ce l'ho fatta, l'istinto d'autoconservazione s'è disattivato... -.
Le tremò il labbro inferiore. - Giurami che è tutto vero, Jo -.
- Ogni fottutissima parola, cazzo -.
Sarah gli fu di nuovo addosso. Quello che le aveva appena detto la stava uccidendo: non riusciva a smettere di pensare a quello che lui avesse passato, a come si fosse sentito per toccare il fondo di quel baratro... E lei per cinque e passa anni aveva pensato che avesse fatto la bella vita in barba a lei.
- Mi dispiace. Mi dispiace, Jo... - sussurrò, stringendolo con la forza della disperazione.
Lui le posò le mani sui fianchi. - Sa', per favore... No -.
Fece un passo indietro e lo guardò in faccia: aveva gli occhi lucidi ed era scarlatto in volto mentre scuoteva la testa. - No, Sa'... Capisco come te senti davanti a quanto t'ho detto, ma non puoi fa' così -.
Lei si sentì ferita da quella presa di distanza. - Perché? -.
- Come perché? Cazzo, sei seria?! Te devo mette' 'no striscione pe' fatte capi' l'effetto che ancora me fai?! Non è cambiato niente e io non so' un santo, per quanto te possa rispetta'! - le disse in tono feroce, alzandosi dallo sgabello.
Qualcosa dentro di lei si spezzò, e non le ci volle molto per capire che si trattava del muro che aveva eretto per proteggersi da lui. Quella continua battaglia era estenuante e si chiese che cosa sarebbe successo se si fosse limitata ad ammettere che per lei era la stessa cosa.
Si guardarono negli occhi per un momento lunghissimo e alla fine lei si arrese: con un passo coprì la distanza che li separava e gli portò le mani al volto, facendo per avvicinarglisi.
Ma non potè. Proprio in quell'istante, di fatti, il suo cellulare iniziò a squillare, con tanto di suoneria personalizzata che sparava a tutto volume Universale.
Era Aaron.
Fu come tornare in sè dopo un sogno ad occhi aperti e l'ineluttabilità di quanto era lì per succedere le crollò addosso. Velocemente si staccò da Holden, girandosi di lato e mormorando - Scusa, devo rispondere -. 
E con quelle parole scappò in camera da letto.
Lui rimase fermo, mettendosi le mani sui fianchi e guardando il soffitto, mentre malediceva in tutte le lingue del suo repertorio poliglotta quel maledetto capellone biondo.
Era ancora lì immobile quando sentì la porta di casa aprirsi.
- Baby, ma allora ci sei? Pensavo fossi ancora in palestra a quest'ora! Siamo venuti prima per iniziare a preparare la... -.
La voce di Marisol si smorzò di colpo quando, entrando in casa di Sarah con le proprie chiavi, trovò Holden a torso nudo e tutto scarmigliato in mezzo al salotto.
Dietro di lei era comparso anche Petit che stava per chiedere alla sua ragazza perché non stesse entrando, ma che alla fine si era ammutolito anche lui per la sorpresa. - Ma che cazz... - mormorò alla fine.
In quel momento ricomparve Sarah, ancora impegnata nella telefonata, la quale quando si trovò davanti quella scena sbarrò gli occhi, terrorizzata.
- Ahm, Aaron scusa: sono arrivati Mari e Salvo per la cena di stasera che avevo completamente dimenticato. Ci sentiamo con più calma, ok? Fai buon lavoro oggi,  mi raccomando. Baci... Si, si... Baci, ciao - e chiuse la chiamata.
Marisol e Petit entrarono e si chiusero la porta alle spalle. La ballerina passò il suo sguardo felino dall'amica a Holden e viceversa un paio di volte, senza parlare.
- Non è come sembra, posso spiegare! - disse Sarah in tutta fretta, facendosi subito avanti.
La ballerina strinse le labbra tra loro, poi disse - Spiegare cosa? Non capisco. Jo, che fai: ti fermi a cena con noi, visto che sei qui? -.
E, senza aspettare risposta, portò le buste che strappò dalle mani di Petit verso l'angolo cottura.
- Aspetta che ti aiuto - disse Sarah.
Salvo, intanto, si avvicinò all'amico e gli mormorò a mezza bocca - Che cazzo succede, fra? -.
Holden si massaggiò la nuca e assunse un'espressione perplessa. - Credime, fra: non lo so, non ce sto a capi' più niente manco io -.


Angolo Autrice
Posso dire? Questo capitolo mi piace moltissimo: ho adorato scriverlo e trovo che dia una bella e nuova profondità sia al Maestro che alla nostra Regina Fatata.
Da adesso in poi io prevedo un po' de panico, voi che ne dite?
See ya next chapter!

Too old to hold me | A Holden x Sarah Fanfiction (Amici23)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora