Capitolo 39 - Imprevisti

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KYLIE'S POV

Ero a bocca aperta dall'incirca dieci minuti, incapace di formulare qualsiasi frase di senso compiuto. Caleb era davanti a me e mi fissava in volto in allerta. Era ovvio che stava aspettando con una certa ansia una mia reazione alla sua notizia. Ma il mio cervello stava ancora elaborando l'informazione e non aveva ancora deciso che tipo di reazione avere. Dopo quelle parvero ore Caleb, notevolmente spazientito, provò a dire qualcosa con estrema cautela.

《Kylie potresti dire qualcosa per favore? Se stai pensando di uccidermi per quello che ti ho appena detto preferirei che me lo dicessi....sai per prende qualche precauzione difensiva...》

Spostai lo sguardo sul suo e cercai di calmare i nervi. Tutto quello non stava succedendo a me. Sbattei le palpebre un paio di volte e poi lentamente, uscii dal mio momentaneo stato di shock.

《Non stai dicendo sul serio》

《Sapevo che non l'avresti presa benissimo, e posso capire il perché, ma pensavo che dopo tre mesi ..insomma...ti fosse passato un po' del rancore che covavi》

Gli rivolsi uno sguardo corrucciato e sentii montare quella rabbia che ancora non si era fatta vedere.

《Questo non significa niente Caleb! Il fatto che io non abbia più del rancore verso di lei e lui non significa che possa tranquillamente andare a cena con loro facendo finta di niente! Non posso dimenticare e ne tanto meno voglio!》urlai agitandomi sul comodo divano della suite dell'albergo.

Lui rimase immobile e non disse niente. Capii che stava soppesando le mie parole e cercai di calmare i nervi chiudendo gli occhi e traendo dei grossi respiri.

《Sto cercando di dirti che una volta che qualcosa ti scotta, ci pensi qualche volta prima di riavvicinarti. Anche se tra noi è finita non posso dimenticare il male che mi fatto, è impossibile e mi sembra assurdo che tu possa anche solo pensare di chiedermelo》

Attesi per qualche secondo la risposta di Caleb, ma lui non diede segno di voler aggiungere qualcosa. Sbuffai sonoramente e mi alzai di scatto dal divano andando dritto al tavolino di mogano posto al centro della stanza.

《Io esco》dissi sbattendomi la porta alle spalle.

Inforcai i miei nuovi occhiali di Armani e uscii in strada cercando di nascondere il mio sguardo di fuoco alla gente che mi passava affianco. Se l'aria intorno a me avesse potuto avere un colore, di sicuro sarebbe stato rossa.

Le giornate a Los Angeles erano sempre assolate e afose, ma il calore che la rabbia emanava dentro di me rendeva quella mattinata insopportabile.

Presi l'unica strada che conoscevo e la percorsi sperando che prima o poi mi avrebbe permesso di svoltare verso il mare.Cercai di distrarmi dai miei pensieri guardandomi intorno e ogni qualvolta i miei occhi individuavano qualcuno con degli occhiali da sole, e ciò accadeva all'incirca ogni tre secondi, avevo la sensazione che dietro di essi si celasse qualche celebrità. E pensando alle celebrità il collegamento con Caleb, James e Jennifer era inevitabile. Sembrava che quella giornata fosse iniziata male e volesse finire anche peggio.

Irritata e accaldata svoltai nella prima stradina che puntava verso il mare sperando in un pizzico di fortuna.

Dopo circa dieci minuti che giravo a vuoto cominciai a preoccuparmi, ero in una città che non conoscevo e non avevo nemmeno idea di dove mi trovassi. Mi guardai intorno e con mio grande sollievo mi resi conto di aver, in qualche modo, preso la strada giusta. Tolsi le scarpe da ginnastica e poggia i piedi sulla sabbia soffice. Quel contatto mi rilassò. Erano almeno due anni che non mi concedevo una vacanza al mare e solo in quel momento di mie resi conto di quanto mi fosse mancata la sensazione di camminare a piedi nudi mentre i piccoli granelli si infilavano in mezzo alle mie dita. Avanzai lentamente verso la riva del mare, godendomi ogni passo e respirando l'aria salmastra. Era esattamente quello di cui avevo bisogno.

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