3. Madrid

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Le prime due settimane a Madrid erano state delirio puro, Sara non aveva voluto l'aiuto di nessuno, nonostante sua madre si fosse offerta di accompagnarla per darle una mano a sistemare il piccolo appartamento preso in affitto dietro Puerta del Sol, ma era stata categorica, avrebbe fatto tutto da sola.

Dopo aver pulito l'appartamento e sistemato i vestiti, si perse due volte sbagliando a prendere i mezzi pubblici per raggiungere l'università. Non vedeva l'ora che arrivasse la sua moto, così avrebbe evitato di perdere il doppio del tempo far fare sei miseri chilometri. Per fortuna sarebbe arrivata nel giro di due giorni. Compilò tutti i moduli necessari e si prenotò per il suo primo esame, fondamentale per partire con il piede giusto. Aveva ancora una settimana per ripassare.

Negli ultimi due mesi aveva studiato, era andata in Grecia con le sue cugine, aveva trascorso il mese di agosto in montagna con i suoi nonni e poi era tornata a casa per preparare le sue 4 valigie per la trasferta più lunga della sua vita. La sera prima di partire era stata in braccio a suo padre a farsi accarezzare i capelli come quando era piccola e a consolare Daniel che piangeva senza sosta, incapace di accettare la partenza della sua sorellona.

L'unica costante in quei mesi estivi erano stati i messaggi di Sergio. Le scriveva almeno una volta a settimana per chiederle come stava, per sapere cosa stesse facendo, quando sarebbe arrivata a Madrid, ma una volta scesa dall'aereo era scomparso. Lei gli aveva scritto dopo due giorni dicendo che si stava ambientando, ma nessuna risposta. Non capiva il perché di questo suo comportamento ma ora non aveva proprio il tempo di pensarci.

L'esame era andato bene, la sua moto era arrivata e aveva già conosciuto una decina di ragazzi e ragazze dell'università. Nemmeno un mese a Madrid e non si sentiva più sola, ovviamente la mancanza della sua famiglia si faceva sentire ma le nuove conoscenze riuscivano a compensare l'assenza. Quel venerdì si fece convincere a uscire per andare in questo nuovo locale che a detta di tutti era una figata, look casual e tanta bella musica. Si diceva che ci andavano un sacco di personaggi famosi proprio perché era un ambiente molto tranquillo ma divertente. L'assenza dei messaggi di Sergio all'inizio l'aveva destabilizzata, ma le nuove amicizie l'avevano aiutata molto e Sergio Ramos poteva andare serenamente a fanculo.

Arrivò al locale con la sua moto e trovò parcheggio nel retro del locale dove parcheggiavano tutte le macchine di lusso, sapeva che la sua moto sarebbe stata al sicuro. Incontrò Gemma che l'aspettava vicino al guardaroba, dopo aver depositato casco, giubbotto e zainetto si diressero verso il bar. Bere subito e poi smettere, questo era quello che faceva abitualmente Sara, quando doveva guidare. Bere due cocktail a inizio serata e poi continuare bevendo solo acqua.

Stavano ballando ormai da ore, era stanchissima ma felice, Gemma era un'amica ideale per questo genere di serate. Diede un'occhiata al telefono e vide che erano già le tre del mattino. Si avvicinò a Gemma per salutarla e si diedero appuntamento per domenica a casa di Thomas per vedere le partite. Recuperò le sue cose dal guardaroba e si diresse verso la sua moto, mentre prendeva le chiavi dallo zaino lo vide: era Sergio insieme a qualcun altro, a non più di due metri dalla sua moto. Decise che la cosa migliore era fare finta di nulla, sperando che nessuno la riconoscesse.

"Sara??? Ma sei davvero tu?" le urla di Pepe fecero crollare il suo piano, Sergio si girò di scatto e rimase immobile a fissarla. Ormai non poteva più fare finta di niente, si avvicinò per salutarli, scambiò due chiacchiere con Pepe che le chiese come stesse Ludovica e li salutò. Sergio non aveva proferito parola e non sapeva se essere più incazzata o delusa da questo suo comportamento.

Salì sulla moto il più velocemente possibile avendo notato che Sergio stava andando verso di lei. Allacciò il casco e partì di corsa, una volta arrivata al semaforo tirò un sospiro di sollievo.

"Puoi fermarti? Devo parlarti un attimo!" sentì la voce di Sergio che le urlava dalla macchina accanto. Gli fece segno di no con il dito e non appena il semaforo divenne verde scappò.

Una volta parcheggiato sotto casa, si tolse il casco maledicendo quell'incontro. "Non è facile starti dietro" le sorrise dalla macchina.

"Che cazzo vuoi Sergio?" non aveva voglia di essere gentile, non le importava più o forse le importava troppo.

"Stavi davvero scappando da me?" Le sorrise sorpreso e in un attimo quel sorriso le fece mancare il respiro.

Gli andò incontro ricacciando nel profondo quel sentimento che lui non meritava.

"Sei tu che sei sparito, io mi sto comportando di conseguenza". Lui scese dalla macchina e si avvicinò per abbracciarla, ma lei lo scansò.

"Ok me lo merito! Sono stato uno stronzo, l'inizio di campionato è stato difficile e mi sono concentrato solo sugli allenamenti."

"Bastava scrivere un messaggio, non sono la tua ragazza, non mi servono molte spiegazioni!" Rispose piccata.

Vide il suo sguardo addolcirsi e pensò che forse si era esposta troppo.

"Sei stata molto chiara già due mesi fa quando mi hai detto che non mi avresti mai baciato. Comunque ho sbagliato e voglio rimediare. Vieni a cena con me lunedì?"

Più lo fissava e più ogni barriera che cercava di costruirsi intorno crollava, era questo l'effetto che le faceva stare di fronte a lui.

"Sarà una cena tra amici, sia chiaro." volle precisare Sara.

"Ma ovviamente Amica." sottolineò l' ultima parola perché voleva farle sapere che non ci credeva nemmeno per sbaglio che sarebbero potuti essere solo amici.

"Beh sai dove abito e visto che hai ancora le mani attaccate al corpo, fammi sapere a che ora passerai a prendermi!" detto questo si voltò e scomparve nel portone.

Risalito in macchina Sergio pensò a quanto era stato fortunato a incontrarla quella sera e a quanto fosse stato stupido ad evitarla per un mese intero. Aveva avuto paura quando gli scrisse che era arrivata a Madrid, aveva avuto paura che quei due mesi di messaggi avessero creato in lei il desiderio di avere qualcosa in più! Qualcosa che lui non credeva di saper dare. Ne aveva parlato con Iker nei giorni scorsi e si era beccato del coglione dal suo capitano.

"È davvero così una tragedia che una ragazza possa piacerti davvero?"

Era una domanda a cui non aveva risposto non perché non sapesse cosa rispondere ma perché sapeva quanto gli piaceva e non gli succedeva da quasi 10 anni. Quella ragazza era diventata il suo pensiero fisso e ora che vivevano nella stessa città aveva paura di mandare tutto a puttane come faceva di solito.

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