38. Goodbye Paris

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30 Marzo 2023

Sergio si alzò come sempre all'alba per andare al campo ad allenarsi, era il primo ad arrivare e l'ultimo ad andare via e oggi non sarebbe stato diverso nonostante compisse 37 anni. Era quasi due anni che era a Parigi, quasi due anni che vedeva i suoi figli nemmeno 10 giorni al mese, quasi due anni che non faceva l'amore con la donna che era ancora sua moglie, perché Sara le carte del divorzio non le aveva ancora firmate e lui non l'avrebbe mai fatto. L'amava come il primo giorno anzi l'amava ancora di più! Ma la decisione che aveva preso era la più giusta, aveva sempre creduto che la sua carriera sarebbe terminata a Madrid, non avrebbe costruito una famiglia per farla vivere con le valigie sempre pronte altrimenti. Non c'era stata nessuna donna in tutto quel tempo, non l'avrebbe mai tradita, si ammazzava di seghe ma non sarebbe mai venuto meno alle sue promesse. Esisteva solo il calcio, era in forma come non lo era da anni, si era riempito di tatuaggi , tutti ricordi di Sara e dei suoi figli, per averli sempre con sé.
Guardò il telefono e vide un messaggio di sua moglie e il suo cuore saltò un battito, schiacciò play per ascoltare il vocale e sentì i suoi bambini urlare per fargli gli auguri, si commosse, ma non poté fare a meno di notare che lei non aveva detto una parola.

Sara aprì gli occhi e si accorse di avere 4 nanetti nel letto. Avevano fatto anche evadere Theo dal suo box per stare tutti accanto lei. Erano la sua vita, senza di loro in questi quasi due anni non avrebbe nemmeno avuto la forza di alzarsi dal letto.
Per i primi mesi sarebbe stata volentieri in posizione fetale a piangere, ma non poteva permetterselo, lui se ne era andato e lei aveva quattro figli da crescere di cui uno di pochi mesi. Le prime volte che Sergio veniva a casa c'era anche lei ad aspettarlo, perché sperava che cambiasse idea, che vedendola le dicesse che era stato un coglione e che insieme avrebbero superato anche questo ostacolo. Ma poi capì che vederlo ogni volta la faceva stare troppo male. Si sentivano ovviamente, parlavano solo dei bambini, ogni tanto si raccontavano qualcosa, ma quando provava ad avvicinarsi lui si allontanava.
I primi tempi sua madre andò a stare da lei, più che altro per essere sicura che non si tagliasse le vene per la disperazione, ma fortunatamente si ricordò quanta forza avesse la sua bambina.
Quell'estate portò i suoi figli da Paqui prima che arrivasse Sergio per passare con loro le tre settimane che avevano concordato e sua suocera stava male quanto lei, come se suo figlio avesse abbandonato anche lei! L'aveva consolata più di una volta quando la vide piangere, era la donna più dolce del mondo.
Non faceva altro che lavorare, passava le giornate in ufficio e poi tornava dai suoi figli, non era uscita con un uomo, anche se gli inviti non erano mancati. Avrebbe amato Sergio per sempre e se non poteva avere lui non avrebbe avuto nessuno. Era l'amore della sua vita e lo sarebbe stato per sempre.

Svegliò i bambini e subito le chiesero di mandare un vocale al loro papà per fargli gli auguri. Non appena lo inviò pensò che magari poteva scrivergli qualcosa, ma quei quasi due anni di lontananza la bloccarono.
Mandò i bambini a prepararsi e poi fece lo stesso, aprì la cassettiera e cercando il reggiseno che voleva indossare vide i documenti del divorzio sepolti sotto a decine di completi sexy che ormai le sembrava inutile indossare se lui non poteva strapparglieli di dosso. Li aveva stampati quando l'avvocato di Sergio glieli aveva girati via mail, ricordava ancora la nota che aveva fatto aggiungere "Quando vorrai li firmerò anch'io ma non chiedermi di farlo per primo perché pensare di perderti per sempre mi distruggerebbe l'anima".
Li prese in mano e una rabbia incontrollata prese il sopravvento. Uscì come una furia e andò da Bea e Paloma "Stasera non torno, ho un impegno di lavoro improvviso devo partire!"
Aprì il pc e prenotò un volo per Parigi.

Sergio tornò a casa nel pomeriggio dopo aver rifiutato gli inviti a uscire dei suoi compagni di squadra, voleva solo fare una videochiamata con i suoi figli quella sera e andare a dormire. Ma prima doveva fare ancora un po' di allenamento, si mise nella stanza che aveva adibito a palestra e iniziò a darci dentro.
Aveva appena terminato quando cominciarono a suonare insistentemente alla porta, ancora a petto nudo e sudato andò ad aprire.
"Ma che cazzo, sto arrivando, un attimo!" Disse nel suo pessimo francese. Appena aprì venne travolto come una furia, spinto dentro il suo appartamento da quella che realizzò solo qualche secondo dopo essere sua moglie.

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