11. A testa alta

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Sergio era partito sabato mattina per la trasferta di domenica, Sara era tornata nel suo appartamento per studiare, aveva evitato i paparazzi sotto casa non ascoltando nemmeno una delle loro domande. Era passata quasi una settimana e suo padre non l'aveva ancora chiamata, più passavano i giorni e più non capiva che cosa ci fosse di così sbagliato nella sua relazione con Sergio, a dire il vero l'iniziale senso di colpa si era trasformato in rabbia.

Afferrò il telefono e compose il numero di suo padre, quella situazione ridicola oggi sarebbe finita.

"Ciao Sara"

"Per quanto andrà avanti la punizione del silenzio? E' passata quasi una settimana!"

"Non mi è ancora passata. Non mi è piaciuto il tuo comportamento, non c'è altro da aggiungere!"

"Allora aggiungo qualcosa io, sono stata una figlia praticamente perfetta, non vi ho dato mai problemi. Ogni ragazzo con cui sono uscita aveva qualcosa che non andava e non avevo dubbi che anche con Sergio sarebbe stato così. E' questo il motivo per cui non vi ho detto nulla, perché sapevo già che avreste avuto qualcosa da dire. Ma non lo conoscete e mi dispiace che i tuoi pregiudizi siano così forti da non volergli nemmeno dare una possibilità."

"Sara, non mi piace il tuo tono."

"E a me non piace il tuo, non ti ha nemmeno sfiorato l'idea che sia migliore di come lo descrivono le persone che non lo conoscono. Non hai minimamente pensato che se mi sono innamorata di lui è perché ho visto la bella persona che è veramente? Tu pensi di sapere tutto, ma non sai proprio niente!"

Chiuse la comunicazione perché stava per scoppiare a piangere e non voleva dargli quella soddisfazione. Chiamò le sue cugine e pianse con loro, si sfogò per un'oretta e cominciò a sentirsi meglio.

"Sara solo voi due sapete com'è la vostra relazione, i vostri sentimenti. Se siete felici allora non fatevi rovinare questa felicità da nessuno, nemmeno dai tuoi genitori. Sono sicurissima che quando vedranno che le cose tra di voi andranno sempre meglio faranno marcia indietro e non vedranno l'ora di conoscerlo!". Ludovica sapeva sempre trovare le parole giuste per farle tornare il buon umore, la ringraziò per esserle sempre così vicina nonostante la distanza.

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Il Real aveva perso, Sergio era di pessimo umore e lei era in ritardo per la lezione del lunedì. Uscì di casa e i giornalisti erano ancora lì, cazzo era passata una settimana, che cosa volevano da lei?

Non appena mise piede fuori dal portone, venne investita da una miriade di domande.

"Sara da quanto state insieme?"
"Vivete già insieme?"
"Avete intenzione di sposarvi?"
"Sei incinta?"

Questa volta decise di fermarsi, era stufa di subire le congetture e i pregiudizi di persone che non conoscevano né lei né Sergio.

"Stiamo insieme da poco più di due mesi, come vedete non viviamo insieme. Mi sembra davvero prematuro parlare di matrimonio o anche solo pensarlo e ovviamente non sono incinta, altrimenti non andrei in giro in moto ogni volta che posso."

Fece per muovere un passo, ma venne di nuovo sommersa da altre domande.

"Pensa che Sergio Ramos possa esserle davvero fedele?"
"Molte delle modelle che sono state con lui sostengono che non sia in grado di impegnarsi seriamente. Questo non la spaventa?"
"Ines Sanchez, l'unica altra ragazza di Ramos, prima di lei, ha detto che non crede che questa storia possa durare?"

Fece un lungo sospiro e fulminò le giornaliste che avevano fatto quelle domande, davvero poco gentili.

"Allora, prima di tutto ci tengo a precisare che non risponderò mai a questo genere di domande. Non mi interessa quello che persone che non conosco pensano di me o della mia relazione, siete gentili a preoccuparvi per me, ma so badare a me stessa già da molto tempo. Ora scusatemi ma sto facendo tardi a lezione."

Una volta uscita dal laboratorio salutò Gemma e le ricordò che domenica sera ci sarebbe stato il derby e che non poteva assolutamente mancare, "Non mancherei per nessun motivo al mondo, sono già agitata!" rispose ridendo, si abbracciarono e si diedero appuntamento per l'indomani.


"Amore, sono arrivata!" urlò dall'ingresso, non ricevendo risposta cominciò a gironzolare per casa. Era sicura di aver visto la sua macchina nel garage, ma forse si era sbagliata, quando si ricordò che non aveva guardato nel posto più ovvio. La palestra.

Rimase ad osservarlo per due minuti buoni prima che lui si accorgesse di lei, vederlo fare pesi era da infarto, quelle braccia piene di tatuaggi erano ancora più sexy quando i muscoli si gonfiavano durante l'allenamento. Lui sapeva di essere bello, sapeva di emanare sesso da ogni singolo poro, aveva una considerazione molto alta di se stesso e questo gli permetteva di sentirsi sicuro in qualsiasi situazione.

"Ti piace quello vedi Piccola?" le disse lanciandole uno sguardo malizioso.

"Eccome signor Ramos." rispose con lo stesso sguardo.

"Sai cosa è piaciuto a me oggi? Vederti rispondere a tono a quei giornalisti. Eri sexy da morire." lasciò i pesi e si avvicinò a lei.

"No, no, sei sexy ma sei sudato e i miei vestiti sono puliti" fece un passo indietro per non farlo avvicinare troppo.

"Allora togliti i vestiti" la sfidò.

Sara assottigliò gli occhi, lanciandogli quello sguardo che lui adorava, si tolse le scarpe e le calze, poi sfilò il maglione e rimase con il reggiseno in pizzo nero, passò ai jeans, sbottonò lentamente tutti i bottoni, ma prima di sfilarseli si girò di spalle, li fece scivolare sotto al sedere e si piegò a novanta per fargli ammirare quella parte del suo corpo che lui amava così tanto.

"Dio mio sei una dea! Lo vedi che effetto mi fai?" disse toccandosi il rigonfiamento sotto i suoi pantaloncini.

Sara rimase completamente nuda e si avvicinò a lui, gli mise le braccia intorno al collo e lo baciò, mordendogli il labbro inferiore.

"Ora puoi sporcarmi!" gli sussurrò vogliosa. Lui non se lo fece ripetere due volte e la fece gemere di piacere per più di mezz'ora.

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