Cap.40 Tu es ma Belle

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GRACE

«Elly, per favore, puoi telefonare Jason e dirgli di rientrare un po' prima?», dico con un leggero affanno, «dobbiamo incontrare la wedding planner per ultimare i dettagli», continuo, dondolando Daphne tra le braccia.

«Certo che sì», ribatte dall'altra stanza, «ammesso che Liam me lo permetta!»

Una leggera nota di sarcasmo attraversa le sue parole.

Sorrido.

Tra i due, Liam è decisamente il meno tranquillo; un vero e proprio peperino. Dorme poco, mangia tanto e fa i capricci ogni due per tre. Nonostante io stia insistendo tanto affinché non vengano viziati, tutto sfuma ogniqualvolta Jason torna a casa dal lavoro. O da un viaggio. O da un'uscita per un caffè durata dieci minuti.

Secondo il suo punto di vista, così facendo, i bambini cresceranno sani e in un ambiente pieno d'amore e affetto. Ha ragione, ovviamente. Quello su cui non concordo è il fatto che lui rincasi ogni volta con qualcosa per loro; che sia un nuovo giocattolo o completini su misura, non rientra mai a mani vuote.

E fa lo stesso con me.

Da quando i bambini sono nati, ogni giorno, mi porta un mazzo di fiori differenti. Il primo mese delle rose, il secondo tulipani, questo è il mese dei girasoli. Riempie ogni angolo di casa, letteralmente. Dice che così facendo, è impossibile che io mi dimentichi di lui; come se potessi farlo, d'altronde. Proprio non si capacita del fatto che tutto ciò di cui ho bisogno è lui. E niente e nessuno potrebbe farmelo mai dimenticare, neanche se insistesse tanto affinché ciò avvenga.

L'amore si è solo consolidato, nonostante le diverse difficoltà che stiamo affrontando. Badare a due bambini non è facile soprattutto quando ci sono di mezzo impegni lavorativi che risucchiano la maggior parte del tuo tempo. Per me lavorare da casa non è un problema; posso gestire le pratiche e organizzare gli eventi tranquillamente in smart working. Per Jason però, non è lo stesso; torna a casa molto tardi, a volte non torna proprio, lo sento poche volte nell'arco della giornata e ogni volta mi sembra che sia più stanco. Lui ovviamente dice che è tutto ok, che non devo preoccuparmi, ma come posso non preoccuparmi con una situazione simile? Sapevo che con l'arrivo dell'estate il lavoro si sarebbe triplicato ma non pensavo fino a questo punto.

Per fortuna c'è Elly con me. I genitori di Jason – i miei suoceri – ci hanno fatto visita solo una volta e solo perché sono stati invitati da Elly e Jax per la festa a sorpresa che mi hanno organizzato una volta tornata a casa dall'ospedale. Da quel momento in poi, non li ho più rivisti. Credo che loro addossino la maggior parte della colpa per ciò che è accaduto a me; come se il loro figlio non mi avesse tenuta prigioniera – in quella che era anche la loro casa – e non avesse tentato di uccidermi. E di uccidere i bambini che portavo in grembo. Non li biasimo, Jude era pur sempre sangue del loro sangue. Tuttavia, portare maggior rispetto a Jason sarebbe stato un gesto carino da parte loro. Ma non posso pretendere che tutti vivano, pensino e agiscano allo stesso modo.

Per non parlare dei miei genitori. Sono riusciti a trovare qualche ora da dedicarmi tra un viaggio e l'altro solo dopo la nascita dei bambini. Un ottimo esempio da seguire, vero? Ecco spiegato il motivo per cui sono andata via di casa molto presto, incrinando maggiormente il rapporto già poco stabile che ho sempre avuto con loro. Non gliene faccio una colpa; quando sei abituato a vivere in un certo modo, è difficile trovare il tempo per qualcosa – o qualcuno – che non rientra nelle tue abitudini. Tuttavia, mi aspettavo che almeno in quest'occasione agissero diversamente. Mi sbagliavo, ovviamente.

Forse non tutto il male viene per nuocere, però. Forse è meglio che sia andata e stia andando così. Eliminare il superfluo dalla propria vita anche quando il superfluo è rappresentato da quello che è il tuo sangue. Ho tutto ciò che mi serve, in fondo. La mia famiglia, quella vera; quella che non ha bisogno di un grado di parentela per essere presente. Quella che ho costruito, che sto costruendo. Forse è davvero meglio così. Perché ora, sono felice. E lo sono per davvero.

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