Cap.27 Pianeti allineati

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GRACE

«Buongiorno, siamo qui per conto della White Enterprise», George prende la parola mentre io, con fare curioso, mi guardo intorno.

È un edificio eccessivamente lussuoso. Nulla a che vedere con l'eleganza raffinata e pacata della White Enterprise. La scritta gigante Royals&Fashion aleggia sulle nostre teste un po' come a volerci intimorire. Non possiedono un singolo piano. Possiedono tutto l'edificio. La vibrazione del mio telefono riscuote i miei pensieri, obbligandomi a tornare con la mente alla realtà.

Supremo: arrivati sani e salvi?

Io: la tua guardia del corpo non ti ha avvisato?

Supremo: ovvio. Ma volevo sentire te, non lui.

Volevo sentire te, non lui.

Per quanto io possa essere infastidita dalla presa di posizione di Jason, il suo prendersi cura di me mi fa scalpitare sempre il cuore. Eccessivamente, forse; ma lo fa.

Io: sto bene. Ci vediamo a casa.

Blocco il telefono, riponendolo velocemente in borsa. George mi dà un colpetto leggero sul braccio prima di invitarmi a seguirlo. Piccole goccioline di sudore imperlano la sua fronte. Il dong dell'ascensore fa rinsavire entrambi e solo una volta dentro, apro nuovamente bocca.

«Ansia?», chiedo, osservandolo a fondo.

Pigia il tasto del settimo piano con più forza del dovuto e non mi ci vuole un genio per capire che la risposta alla mia domanda è più che affermativa.

«Andrà tutto bene», lo consolo poggiando una mano sulla sua spalla, «dov'è finito George il cazzuto che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno?»

«Sotto i piedi di un altro idiota», ironizza, tendendo le labbra in un sorriso sarcastico.

Man mano che saliamo di piano, il cuore prende a tamburellare più veloce in petto. L'ansia di George si è impiantata anche nelle mie ossa. Jax ha preso le scale e onestamente, mi turba. Mi turba perché pensavo che almeno qui dentro non avrebbe avuto da ridire e avrebbe lasciato me e George da soli. Ma Jax non obbedisce a me. Obbedisce a Jason. E Jason è stato molto molto chiaro a riguardo. Anche se, a dire il vero, potrei esercitare il mio "potere" e rimetterlo al suo posto. Ma non mi va di turbare la tranquillità di Jason ulteriormente.

«Ci siamo», bisbiglia, attorcigliando le mani e inspirando profondamente.

Le porte dell'ascensore si aprono ed eccoci qui, davanti a un immenso corridoio con uffici posti sia sulla destra che sulla sinistra, divisi solo da pareti in vetro. Tutti vedono tutto di tutti e, almeno in questo aspetto, è molto simile ai nostri uffici. A passo incerto, George si dirige verso la receptionist. Lo seguo mentre continuo a guardarmi intorno, incuriosita. Decisamente meno sfarzo rispetto al piano terra ma sempre super lussuoso.

«Ho bisogno di parlare con Jordan», dice, le labbra che tremano appena, «gli dica che George dalla White Enterprise è qui per incontrarlo», prosegue, tamburellando con la mano sul piano.

«La White Enterprise?», la ragazza ci guarda increduli, «quella White Enterprise?»

«L'unica e sola», m'intrometto, «non vorrei spezzare il tuo fantastico sogno ma andiamo di fretta», abbozzo un finto sorriso, speranzosa di averla sollecitata nel modo corretto.

La ragazza compone un numero velocemente e in men che non si dica, percepiamo la presenza di qualcuno alle nostre spalle. Ci voltiamo entrambi e quello che ho davanti è l'uomo che ha messo all'angolo il mio migliore amico. Perché sì, George non è un semplice amico. Non più.

Fate or chance? #2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora