Cap.32 Luna-park

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JASON

La corsa verso l'ospedale è un'agonia. I medici mi hanno permesso di poter rimanere con Grace, a patto che non mi precipitassi al suo fianco e che permettessi loro di fare tutti gli accertamenti del caso. Fortunatamente, ha ripreso conoscenza; nonostante ciò, è molto debole. I suoi occhi faticano a rimanere aperti e il suo respiro, seppur regolare, è pesante.

«Ha subito qualche trauma? Un forte stress?», uno dei due uomini si rivolge a me, reggendo tra le mani una penna e una cartellina.

«No», sbiascico, «non lo so», continuo, portando le mani alla testa. «L'ho trovata già priva di sensi».

Mi sento completamente spaesato, vuoto, con un dolore nel petto non indifferente. Non avrei dovuto lasciarla andare a casa da sola. Ok, c'era Jax. Ma Jax è pagato per sorvegliarla e per evitare che qualche sconosciuto possa avvicinarla, non per fare altro. Sono stato così preso dal lavoro e dall'organizzazione del funerale di Jude da non essermi reso conto che in realtà Grace aveva bisogno di me più di quanto pensassi. Come un'idiota, le ho nascosto la verità, causandole probabilmente questo malore.

Non ne faccio una buona.

L'ambulanza si blocca di colpo, facendoci sobbalzare. Qualcuno dall'esterno apre le porte, sporgendosi in avanti per afferrare la barella. I due medici ripetono lo stesso gesto, affrettandosi. Afferro una mano di Grace, prima di lasciarla nuovamente andare.

«Sono qui», sussurro con voce rotta.

Il suo sorriso flebile mi rincuora ma non troppo; è qui con me ma non completamente.

Scendo a mia volta dall'ambulanza e attendo, pazientemente, nella sala. I medici mi hanno categoricamente vietato di seguirla, nonostante le mie innumerevoli lamentele. Sbuffo spazientito mentre rispondo ad alcune email di lavoro dal telefono. Penso proprio che dovrò prendermi una pausa.

«Jax, come sta Elly?», chiedo, mantenendo un tono di voce basso per non disturbare i presenti.

«Sta bene, signore. Mi ha raccontato quanto accaduto e...»

«Signor White!», la voce del medico mi fa alzare lo sguardo nella sua direzione, spingendomi a chiudere il telefono in faccia a Jax.

Elly sta bene, non mi interessa sapere altro.

«Eccomi», mi precipito al suo fianco, «come sta?»

«Prego, mi segua».

Faccio come dice, seguendolo a passo svelto. Mi conduce da Grace che, stanca e addormentata, giace in un letto troppo grande per il suo corpicino minuto. Se non fosse che la pancia è evidente, nessuno direbbe mai che lei è incinta. Il mio cuore perde un battito alla vista di lei tra quelle lenzuola fredde, con una flebo attaccata al braccio destro e il braccio sinistro disteso lungo il fianco. Poggio una mano sul vetro che ci divide, stringendola subito dopo in un pugno.

«La signorina Johnson»

«Signora White», lo correggo in malo modo, anche se non dovrei.

«La signora White ha subito un forte trauma che le ha causato un calo di pressione con conseguente svenimento. Nulla di grave», dice tutto d'un fiato, soffermandosi con lo sguardo su Grace.

«I bambini?», chiedo, ansioso.

La sensazione di disagio si propaga in tutto il mio corpo; perché non ha detto nulla a riguardo?

«Stanno benissimo, signor White. Il battito c'è, sono in salute, sono anche cresciuti».

Tiro un sospiro di sollievo e con esso, anche il mio cuore sembra essersi rilassato un po'.

Fate or chance? #2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora