GRACE
Paura.
Se mi chiedessero di esprimere con una sola parola il mio stato d'animo in questo momento, sarebbe questa.
Mi giro faticosamente da un lato all'altro del letto, poggiando la guancia su una mano. Fisso il grande quadro posto sulla parete difronte e nonostante io mi stia sforzando affinché le lacrime non peggiorino il mio mal di testa già troppo doloroso, non ci riesco. Sgorgano lungo le mie guance come fa l'acqua da una fontana. Penso e ripenso a tutto quello che mi è successo, a quello che sta accadendo negli ultimi giorni – nelle ultime ore a dire il vero – e lo sconforto mette radici prepotentemente dentro di me.
Mi sembra di aver vissuto una vita intera senza averlo fatto realmente.
E se io non avessi insistito tanto per entrare a far parte della White Enterprise, tutto ciò sarebbe accaduto?
Conosco già la risposta a questa domanda ma cullarmi nella bugia accomodante è più semplice ora come ora.
«Grace, posso?»
La voce calda di Elly mi fa rinsavire, costringendomi a pulire via le lacrime in tempi record.
«Entra pure», alzo appena la voce.
Non ho il coraggio di voltarmi nella sua direzione, non ancora, almeno. Noterebbe subito i miei occhi arrossati e il mio naso colante e l'ultima cosa che voglio è che lei si preoccupi per me. Soprattutto dopo il brutto spavento che mi ha fatto prendere.
«Ti ho portato del tè caldo e un muffin al cioccolato e frutti di bosco appena sfornato», dice dolcemente, «solo per te».
Il metallo del vassoio produce un rumore stridulo a contatto con il mobile. Respiro profondamente e lentamente; mi sono catapultata con il pensiero in uno scenario felice. Ci siamo io, Jason e i nostri due bambini. Stiamo lasciando il porto a bordo della nostra barca a vela; Jason è al timone, io mi occupo dei ragazzi. Il vento scompiglia i loro capelli mentre, accovacciati uno di fianco all'altro, colorano spensierati dei disegni da me precedentemente abbozzati. Siamo felici. Nessuno può farci del male qui, ci siamo solo noi.
La sensazione di pace provata per qualche istante evapora come fumo una volta che la voce di Elly giunge nuovamente alle mie orecchie.
«Grace? Mi hai sentita?», chiede, muovendo piccoli passi nella mia direzione.
«Sì», bisbiglio, tirandomi su nel migliore dei modi, «grazie».
Le sorrido teneramente. Elly ricambia allo stesso modo. Nei suoi occhi scorgo tanta malinconia e tristezza; lei sa e sta provando in tutti i modi a evitare che il discorso piombi nuovamente su di me come acqua fredda in pieno inverno.
Afferra il vassoio, poggiandolo delicatamente sul letto; l'odore del muffin invade le mie narici, stuzzicando il mio appetito. Ne addento un pezzetto, socchiudendo gli occhi e godendomi il gusto paradisiaco sprigionato dallo stesso. Il sapore deciso dei frutti di bosco si mescola alla dolcezza del cioccolato, creando così un connubio irresistibile. Anche i bambini apprezzano: scalciano entrambi in modo coordinato, creando una specie di ondina sulla mia pancia.
Elly mi osserva, sorridendo.
«È davvero ottimo, grazie», borbotto, ingurgitando un altro boccone.
«In cucina ce ne sono altri ma ti consiglio di non esagerare se non vuoi che la glicemia subisca un picco»
I suoi occhi finalmente brillano. Sembra una cosa stupida, lo so. Ma non li vedevo brillare così da tempo. Seppur per poco, sono riuscita a far tornare in lei un briciolo di serenità. Si aggiunge un altro piccolo cerotto sul mio cuore, ora. Vederla così tranquilla e serena, seppur relativamente, mi tira su di morale.
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Fate or chance? #2
RomansaSi può davvero sfuggire al destino? Grace Johnson ha sognato per tutta la vita di poter lavorare per la White Enterprise. Ha studiato molto per farlo e una volta entrata nell'azienda, ha dovuto affrontare diverse difficoltà. Una su tutte: Claire St...