Cap.8 Il maori

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GRACE

«In piedi», mi ordina, fulminandomi lo sguardo.

Elegante come sempre, nel suo completo Chanel dal prezzo esagerato e con il trucco curato, impartisce ordini dall'alto del suo trono immaginario. La detesto.

Resto accovacciata sul tappeto, immobile. Jude nel frattempo sembra aver recuperato il caratteraccio di sempre; mi allontana con uno spintone e si rimette in piedi, sostenendo lo sguardo dell'arpia.

Bastardo. A Jason non piacerà quello che hai appena fatto.

«Sei forse sorda? Devi alzarti!»

«Altrimenti?», la sfido, canzonando il suo tono.

Accorcia la distanza tra di noi, premendo il tacco sul pavimento in marmo dorato. Sussulto leggermente; non mi spaventa, non la temo. Tuttavia, rabbrividisco ugualmente ogni volta che me la ritrovo nella stessa stanza. Non so se per orrore o per chissà quale altro motivo.

«Altrimenti questo bel tacco finirà nel tuo piccolo e inutile cervello» si piega sulle ginocchia, alitandomi sulle labbra.

«Tu provaci», la sfido ancora, «e vedrai cosa significa arrivare al Creatore», mantengo lo sguardo fisso, deglutendo appena.

Claire scoppia a ridere sonoramente. Pensa di riuscire a prendersi gioco di me ma non sa che in realtà quella che gioca sono io. Fa tutto parte del mio piano. Quando la tua vita è in pericolo, niente e nessuno può davvero spaventarti. Ma lei questo non può capirlo, è convinta di essere intoccabile. La tensione è palpabile nell'aria; sento che il fuoco dell'odio divamperà presto in qualcosa di più grosso. Jude si avvicina, ponendosi tra di noi.

«Signore, calme», dice, spingendo Claire indietro.

La stronza indietreggia mantenendo quel ghigno perfido stampato in volto. Mi rialzo, ponendomi dietro Jude che si trova in mezzo a due fuochi, letteralmente. Il mio corpo sembra essere stato a contatto con il Sole; voglio bruciare tutto ciò che mi circonda e scappare via. Sento un formicolio lungo le braccia, uno strato di sudore mi imperla la fronte e i capelli mi si sono appiccicati sulla seta del pigiama. Ho caldo. Tanto caldo.

«Oggi il tuo maritino ha provato a mettermi in difficoltà davanti ai soci italiani», Claire riprende a parlare, sicura di sé.

Perdo un battito nell'udire maritino. Fugacemente, sposto lo sguardo sull'anello che orna il mio dito. Sento il cuore in petto per l'agitazione e vorrei spaccarle la faccia in questo momento.

«Credo che tu ti metta in difficoltà già da sola, non hai bisogno di lui», la derido.

Jude sorride appena, divertito. Claire è tutto un fuoco.

«So quanto desidereresti essere al mio posto, sempliciotta. Ma se tu ti ritrovi sul gradino più basso, un motivo c'è», mi ignora, fiera.

«E quale sarebbe? Sentiamo».

«Io, semplicemente. Jason è troppo attaccato a me per permettere a una come te di prendere il sopravvento nella sua vita», sorride, beffarda.

Muovo due passi prima che Jude mi si pari davanti nuovamente, bloccandomi.

«Non osare», lo sento bisbigliare, quasi come se fosse più preoccupato per lui e non per me.

«Tu? Tu non sei nessuno per lui. Io diventerò sua moglie», le sventolo la mano sinistra davanti, come a voler sottolineare il concetto.

«A quale prezzo?», mi incalza, «quanto sei disposta a pagare per fiancheggiare Jason White?»

Sembra essere davvero interessata alla conversazione ora. Non mi sta provocando. Mi sta ascoltando. O almeno, ci prova. Sono certa che lo faccia per cavarmi più informazioni possibili. Ma io non ho dubbi a riguardo e mai ne avrò.

«Tutto», rispondo fiera, «sono disposta a tutto per lui».

«Saresti disposta a sopportare il suo passato? A tenere a bada i suoi demoni? Sai che ha mandato in prigione Jude? Siamo andati anche a letto insieme, tempo fa».

Cosa?

Io...

Io non mi sento più le gambe. Vedo nero e penso che il treno abbia deciso di deragliare nelle mie orecchie. Jason e Claire, insieme? Non me lo ha mai detto.

Non. Me. Lo. Ha. Mai. Detto.

«Già, sempliciotta. È stata una delle nottate più intense della mia vita. Devo riconoscere che ha delle dimensioni davvero strabilianti. È un toro, domarlo tra le lenzuola non è stato facile», mi stuzzica, consapevole di aver trovato il tasto dolente.

No, non può essere. Jason non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Non con il suo peggior nemico.

«Cavalcarlo nel letto di quell'hotel è stato fenomenale. Sai che gli piace prendere il controllo? Quello che nella vita di tutti i giorni finge di avere. Io gliel'ho lasciato fare e ricordo benissimo come il suo cazzo si immergeva dentro di me, aprendomi sempre di più. Posso percepire ancora il suo sapore nella mia bocca...»

Jude chiude gli occhi, sfiancato da quel racconto troppo pieno di particolari. Io mi sforzo di non cedere; non voglio che le lacrime scendano proprio ora. Se è vero quello che sta dicendo, Jason ha mentito. E io mi ritrovo a dover condividere la casa con il mio peggior nemico nonché ex amante del mio uomo. Tutto questo mi fa schifo. Rabbrividisco. Indietreggio appena, poggiando lo sguardo sui miei piedi. I dubbi, l'incertezza, l'idea di lui dentro lei. I ricordi. Io e lui nella vasca idromassaggio, il suo voler sentire a tutti i costi quelle parole. No, no, no. Non voglio crederci.

«Se è vero quello che dici, dimmi cos'ha di particolare Jason sul corpo», la prendo in contropiede, alzando nuovamente lo sguardo su di lei.

Claire mi sfida sicura; uno strano luccichio anima le sue iridi.

«Ha un tatuaggio, un maori per essere precisi. Sul pettorale sinistro», sghignazza, «l'ho tracciato con le dita un sacco di volte quella notte. Ha permesso alla mia lingua di bagnarlo nel modo giusto e ha goduto mentre mi guardava farlo», rincara la dose.

«Sei una puttana», ringhio in risposta.

«Sarà. Ma la puttana ha tutto mentre tu non hai niente», mi rimbecca.

A passo spedito raggiungo la porta, lasciandomeli alle spalle. Salgo le scale e mi rintano nella camera da letto, sprofondo sul pavimento. Porto le gambe al petto mentre i singhiozzi invadono la stanza.

Claire e Jason. Il tatuaggio. Lui dentro di lei. La lussuria.

Non posso crederci.

Le lacrime inondano ogni centimetro del mio viso. Ha vinto. Pensavo di avere tutto sotto controllo ma in realtà è solo l'ennesimo scherzo del destino. Non ho controllo di niente.

Sono fottuta.


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