GRACE
1 MESE DOPO
«Signorina, la prego, spinga al mio tre», la voce ovattata dell'ostetrica arriva alle mie orecchie mentre rivoli di sudore bagnano la mia fronte.
Conficco le unghie nell'avambraccio di Jason che pazientemente sopporta il dolore senza pronunciare una sola parola.
Sono entrata in travaglio dodici ore fa.
Dodici
Ho avuto la sensazione di essere sul punto di morte almeno un centinaio di volte. Nonostante mi stia sforzando, i bambini non ne vogliono proprio sapere di uscire. Sono stanca, sudata come non mai e non ho più forze. Non credo di aver mai pianto così tanto in vita mia e sto maledicendo me stessa per non aver partecipato al corso pre parto che mi era stato consigliato dal medico. Se lo avessi fatto, probabilmente, avrei imparato un po' a controllare le mie emozioni. Ammesso che si possa fare in un momento del genere.
«Tesoro, stai andando bene», la voce di Jason è un sussurro quasi impercettibile, «respira piano e spingi quando te lo dice l'ostetrica».
Inspiro profondamente prima di buttare via l'aria con un soffio.
Il petto ondeggia velocemente mentre continuo ad alternare spinte decise a urla quasi strazianti.
Spero che la camera sia insonorizzata.
«Parlami di qualcosa», borbotto affannata, «qualsiasi cosa».
Jason coglie la mia richiesta d'aiuto dal mio sguardo. Si china a baciare la mia fronte dolcemente, noncurante del sudore e dei capelli arruffati. Fa esattamente quello che dico: parla. Parla dell'azienda, dei rapporti con i soci oltre oceano, delle nuove collezioni. Il lavoro è tutto ciò che lo tranquillizza e non lo biasimo per aver scelto proprio quest'argomento in questo preciso momento.
Ascoltare la sua voce mi aiuta; è come se fosse una dolce melodia in grado di cullarmi e aiutarmi a superare qualsiasi cosa. Anche un parto gemellare che si sta rivelando essere più complicato del previsto. Giuro che non darò più peso a quelle donne che fingono perfezione laddove la perfezione non esiste minimamente. Perché nessuna mi aveva avvisata a riguardo?
«3...», la voce dell'ostetrica mi fa rinsavire dai miei pensieri.
«2...», mi preparo a spingere più forte, prendendo un bel respiro.
«Spingi!»
E lo faccio. Spingo con tutta la forza che mi ritrovo in corpo. Lacrime calde bagnano le mie guance mentre urli poco femminili escono dalla mia bocca, rimbombando nella stanza.
«Vedo la testa!», un sorriso genuino appare sul suo volto, «brava, continua così», mi incita.
Il cuore si ferma per qualche secondo.
Ho la vista appannata dalle lacrime, la testa vortica inaspettatamente e il respiro è irregolare.
Ma lo sento.
Sento quel suono che tanto ho agognato nelle ultime dodici e passa ore.
Torno a respirare regolarmente quando li vedo entrambi, in salute e in una valle di lacrime. Volto subito il mio sguardo nella direzione di Jason che, emozionato tanto quanto me, mi scruta con occhi pieni di soddisfazione e orgoglio.
«Ce l'hai fatta, amore mio», sussurra, accarezzandomi dolcemente il capo, «ti amo così tanto».
«Ti amo anche io»
Le parole escono di bocca in modo quasi automatico, non calcolato. L'ostetrica poggia entrambi i bambini tra le mie braccia, sorridendo.
«Ottimo lavoro, signora White», dice fiera, «sono due splendidi bambini».
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Fate or chance? #2
RomanceSi può davvero sfuggire al destino? Grace Johnson ha sognato per tutta la vita di poter lavorare per la White Enterprise. Ha studiato molto per farlo e una volta entrata nell'azienda, ha dovuto affrontare diverse difficoltà. Una su tutte: Claire St...