Capitolo 17

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Noah' pov

Due anni prima.

Il cielo è inclemente da un paio di giorni, impedendoci di allenarci come si deve. Siamo tutti rintanati nel Surf Club a guardare vecchi video e mangiare popcorn.

Jett dice che quando smetterà di piovere, potremo tutti tornare in acqua. Anche se è passato così poco, già mi manca. É come se negli ultimi due giorni non sono riuscito a respirare davvero e completamente. Solo sentire le onde dell'oceano mi fa sentire vivo.

Anche Rory sembra avvertire lo stesso malessere, anche se oggi è più triste che mai. Vorrei avvicinarmi a lei sul divano bianco, solo per farle sapere che sono qui se vuole parlare. Ma non ne ho il coraggio.

Ogni volta che vedo i suoi occhi, luminosi e scuri come cioccolato, resto immobile a pensare che non mi guarderà mai come la guardo io.

Ogni volta che vedo le lentiggini sul suo viso, immagino di tracciarne i contorni con il dito e disegnare piccole costellazioni.

Quando siamo in acqua, sospinti dalle correnti dell'oceano e con il sole in faccia, cerco di ignorare la brillantezza dei suoi capelli, o il fatto che vorrei soltanto scostarglieli dal volto. Sono sicuro che lei mi sorriderebbe e, a quel punto, penso che potrei lasciarmi annegare.

Ma non ho mai fatto nulla di tutto questo, non le ho mai rivelato quello che provo davvero. Perché lei è incredibile, ma fugace al tempo stesso. Non trascorre mai con noi il tempo che vorrei. Ha sempre un motivo per voler tornare in fretta a Boston.

Dice che è perché le mancano sua sorella e i suoi genitori, ma sono convinto che lì ha qualcuno che le dà ciò che vuole davvero.

Qualcosa che non ricerca in me.

Conny Bay è solo un momento di passaggio per lei, il pretesto per continuare a fare ciò che ama, ma sento nel profondo che é a Boston che vuole costruire il suo futuro.

Aurora si alza di scatto, seguo i suoi movimenti con lo sguardo e la vedo passarsi la manica della felpa sul viso, come se si stesse asciugando una lacrima.

La seguo fuori dalla casa, sulla spiaggia. Il cielo è ancora nuvoloso, ma almeno ha smesso di piovere.

«Credi che domani Jett ci farà riprendere?» domando, sedendomi accanto a lei e contemplando l'oceano.

«Forse» dice Rory. Cerca di nascondere la voce spezzata, ma ormai me ne sono accorto.

Non sopporto di vederla triste. «Vuoi parlare?»

Lei mi guarda per un istante, con gli occhi gonfi e pieni di lacrime. Fa un sospiro e rilassa le spalle. «Oggi è il compleanno di mia sorella, Stella. Compie diciotto anni e io non sono con lei a festeggiare. Le ho mandato un regalo, ma mi sento una sorella terribile».

Le passo una mano sulla spalla, ma lei la intercetta subito, portandosela in grembo e stringendola con forza.

«Non sei una sorella terribile, Rory» le sussurro.

«Tu non puoi saperlo» mi dice con un filo di voce. «Lei è l'altra metà della mia anima, la persona che amo più al mondo».

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