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Mi sveglio nel mio letto, avvolta dalle coperte. Ma sento che c'è qualcosa che non va: ho la gola secca, la fronte umida, i capelli incollati al collo, le tempie che pulsano. Poi, improvvisamente, ricordo.
La febbre.
Gli incubi.
Incubi troppo reali.Ma ora sono nel mio letto, al sicuro. La porta cigola e la mamma entra con un vassoio in bilico tra le mani.
«Come ti senti, tesoro?» la sua voce é dolce e gli occhi attenti, pronti a captare una qualunque mia espressione.
«Meglio» vorrei chiederle cos'è successo, ma ora che mi é tornata la lucidità lo ricordo fin troppo bene. La festa degli sponsor, la rissa, la piscina. Noah. «Che giorno è?» chiedo invece.
La mamma posa il vassoio sul comodino e un fortissimo profumo di crostata ai lamponi si diffonde nella stanza. «Lunedì».
Lunedì. Vuol dire che ho trascorso tutto il weekend qui, priva di sensi e a sognare atrocità. Vuol dire che mancano tre settimane alle regionali. Solo tre.
La mamma deve aver notato il panico sul mio viso, perché cerca subito di farmi pensare ad altro. «Stormie e Maila sono venute a trovarti sabato sera, ti hanno lasciato questi. Sono dei tesori di ragazze» dice, accennandomi ai piccoli fiori di ibisco disseminati sul comodino. Ho un tuffo al cuore: sono gli stessi che Maila intreccia tra i capelli e che mi scopre sempre a guardare meravigliata.
«Devo andare da loro» dico, provando a mettermi seduta. Ma la testa mi gira come su una giostra e la mamma si fa subito avanti posandomi le dita delicate sulle spalle.
«Magari puoi chiamarle. Prima devi mangiare qualcosa».
Annuisco, portandomi una mano sulla fronte e tornando a stendermi. Afferro una piccola fetta di crostata e me la porto alle labbra. Il sapore mi esplode in bocca, é buonissima.
La mamma mi sorride, finalmente rilassata e mi lascia un bacio sulla tempia. Mi chiedo perché non mi domanda cos'è successo, perché mi sono ritrovata tutta bagnata nel giardino e con la febbre. Ma, da come mi guarda, sembra che sappia già tutto. O, almeno, l'essenziale.
Esce dalla stanza, ma lascia la porta aperta. Mi precipito a recuperare il telefono e faccio il numero di Stormie. Non aspetto molto prima che lei risponda.
«Stella! Finalmente, stai bene?» chiede dall'alto capo del telefono. Una nota preoccupata pervade la sua voce, ma é anche felice di sentirmi.
«Si, adesso molto meglio» le rispondo con ancora la bocca piena di briciole. «Mia mamma...» provo ad accennarle, abbassando la voce.
«Quando siamo venute sabato, io e Maila abbiamo raccontato ai tuoi che sei caduta in piscina e ti sei fatta male alla gamba. Che la festa era finita e ti abbiamo accompagnata a casa e che eri così stanca che ti sei addormentata all'aperto» mi spiega. Sarebbe qualcosa che farei.
«Oh, va bene. Grazie» la verità è che mi sta bene davvero. Non avrei la forza per spiegare ai miei genitori cos'è successo con Noah e il fatto che Stormie non l'ha neanche nominato me lo fa escludere del tutto dall'equazione. Meglio così.
Sono furiosa con lui.
Be', forse dopo averci dormito su un paio di notti la rabbia si è sbollita, ma sono comunque arrabbiata.«Sicura di stare bene?» la voce di Stormie mi riporta alla realtà.
«Si, ho solo bisogno di una doccia. Secondo te posso già riprendere con le lezioni?» le chiedo, un po' a conferma che sto meglio davvero. La febbre se n'è andata, così come il dolore alla gamba. Ho solo voglia di una doccia lunga e rigenerante e di abbuffarmi di questa crostata buonissima.
Ma Stormie è titubante dall'altro capo del telefono. «Magari domani».
«Ma le regionali sono tra tre settimane».
«Non preoccuparti, ce la farai. Ok, ascolta. Ho avuto un'idea: dopo gli allenamenti io e Maila potremmo venire da te con i nostri video del weekend. Potremmo guardarli insieme e ti spiegheremo il più possibile. Una buona teoria è sempre la miglior base per un'ottima pratica» la sento fare una pausa. «E potremmo ordinare la pizza».
«Va bene, se c'è anche la pizza...» scherzo, ma é solo un modo per nascondere la delusione. Sono felice che lei e Maila vengano qui, ma speravo di tornare in acqua e allenarmi. Gli incubi di queste notti mi hanno lasciato addosso la pressione della gara, del non voler deludere Rory per nessuna ragione al mondo.
«Saremo da te verso l'ora del tramonto. A dopo!» Stormie riattacca senza neanche darmi il tempo di salutarla. Sorrido, scuotendo la testa.
Poi, con cautela, mi metto su e mi alzo. Mangio ancora una fetta di crostata e mi dirigo in bagno.
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Sono quasi le sette di sera. Ormai Stormie e Maila dovrebbero essere qui a momenti. La doccia mi ha letteralmente fatta risorgere e, dopo aver pranzato con la fantomatica lasagna vegetariana della nonna, mi sono sentita nel pieno delle mie forze, come se gli ultimi due giorni non fossero mai accaduti ma li avessi semplicemente saltati.
Ho sistemato la stanza e rifatto il letto, spolverato e ordinato i vestiti puliti. Mettere ordine mi ha aiutato a liberare anche la mente. Ammetto di aver pensato a Noah, ma non in termini troppo negativi.
Una parte di me vorrebbe ancora prenderlo a schiaffi per avermi lasciata da sola nel giardino, ma poi sono arrivata alla conclusione che doveva essere ubriaco e, quindi, non del tutto lucido. Mi ha ferita ma non so fino a che misura dargli la colpa di quanto è successo.
Mi sono anche chiesta il motivo per cui lui e Jessie non riescono a stare nella stessa stanza senza azzannarsi come animali. All'inizio ho avuto paura che fosse colpa mia e che litigassero per me. Ma é un pensiero talmente ridicolo che l'ho accantonato immediatamente.
Nessun ragazzo ha mai fatto niente del genere per me. Sicuramente tra loro due c'è qualcosa che non mi hanno detto. E ho intenzione di chiederlo a Noah. E chiedergli anche di mia sorella.
Questa volta dovrà rispondermi.
Mossa da un coraggio che negli ultimi mesi non avrei mai immaginato, prendo il telefono e gli mando un messaggio, chiedendogli di vederci. Non ci spero molto in realtà, ma appena cinque minuti più tardi Noah mi risponde.
'Vediamoci questa sera alla spiaggia' recita il messaggio. Niente di più.
Una serie infinita di pensieri mi frullano nella testa, ma vengono interrotti dal campanello: le ragazze sono arrivate.
Le accompagno in camera mia con un sorriso.
«Abbiamo portato le pizze!» esordisce Stormie, agitando tre cartoni quadrati da cui esce un profumo di pomodoro e patatine fritte.
Trascorriamo la serata così, a chiacchierare e mangiare pizza. Ogni tanto facciamo partire qualche video, ma é principalmente Maila a spiegarmi le mosse e insegnarmi le manovre più importanti del surf. Stormie, invece, è impegnata a ispezionare ogni angolo della mia camera con lo sguardo attento di un detective.
La loro presenza qui mi libera la mente e per un po' di tempo riesco a non pensare a tutti i casini della mia vita. Ma quando se ne vanno e resto da sola con i miei pensieri, i ricordi e il senso di colpa tornano a galla.
Il cielo è infestato di stelle luminose e questo mi rammenta l'incontro con Noah. Afferro la giacca dall'armadio e, in punta di piedi, scendo le scale.
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Catch the wave
Romance«Cos'è questa storia delle lezioni di surf, America? Vuoi passare del tempo con me?» Dopo l'improvvisa morte della sorella, Stella Mason ha smarrito la sua luce. Ha completato il primo anno all'università di Boston, ma andare avanti le sembra insos...